MACBETH: PRIMA DELL'ANTEPRIMA
Edizione
completa
Roma - In questi tempi magri, tre teatri
hanno avuto un’idea geniale: ricostruire uno spettacolo che ebbe grande
successo internazionale (“Macbeth” di Giuseppe Verdi con le scene di Josef
Svoboda e la regia di Henning Brockhaus) e nel bicentenario della nascita del
compositore e nel decimo anniversario della morte dello scenografo, riproporlo
con il vigile occhio di Brokhaus. Lo spettacolo è del 1995 e si è visto in
molti teatri sino all’inizio del nuovo secolo. Dal 7 all’11 novembre ci saranno
tre repliche a Jesi; in gennaio questo “Macbeth” aprirà la stagione lirica del
Teatro Carlo Felice di Genova; in marzo sarà a Trieste. Un totale di circa una
ventina di repliche (ammortizzando i costi): a cui se ne potrebbero aggiungere
altre in altri teatri.
Pochi sanno che i “Macbeth” verdiani sono tre: quello del 1847 che ebbe la prima al Teatro La Pergola di Firenze; quello del 1865, fortemente rimaneggiato, per il Théâtre Lyrique di Parigi e aggiornato di nuovo per La Scala nel 1874.
L’edizione del 1874 è raramente citata nelle stesse storie delle musica e viene messa in scena solo di tanto in tanto: se ben ricordo, l’ultima volta che è stata vista è circa un lustro fa allo Sferisterio Festival di Macerata. È probabile che si sceglierà la “versione di riferimento”, una combinazione della versione del 1847 e di quella del 1865.
“Macbeth” è la più breve e più compatta tragedia di Shakespeare. Narra della cruenta ascesa del protagonista, istigato dalla moglie, al potere assoluto e della sua successiva caduta. Quindi, sangue e guerra, nonché follia. A mezza strada tra un melodramma donizettiano (la prima versione) e un dramma in musica prossimo a “Don Carlo”, “Aida” e “Otello” (la terza versione), senza un ruolo importante per un tenore spinto, con un soprano drammatico il cui registro deve sfiorare quello del contralto, l’opera ha avuto nell’Ottocento un successo intenso, ma breve. Sparì dai cartelloni verso il 1880. Venne rilanciata da un’edizione strepitosa diretta da Vittorio Gui e successivamente dalla proposizione alla Scala il 7 dicembre 1952 con Victor De Sabata nel podio e Maria Callas protagonista. Quasi contemporaneamente Luchino Visconti ne fece una memorabile edizione al Festival dei Due Mondi a Spoleto.
“Macbeth” è opera difficile. Nel suo epistolario, Verdi richiedeva “voci efficaci, anche se non belle”. La direzione musicale è affidata a Muti; quella drammaturgica a Peter Stein. È un’edizione particolare (anche rispetto alle precedenti dirette da Muti) in quanto combina la versione dl 1856 pensata da Verdi con quella del 1847: termina con la morte del protagonista (versione 1847) non con l’inno di vittoria degli esuli scozzesi tornati in Patria (versione 1856).
A Jesi Giampaolo Maria Bisanti dirige l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” è diretto da Pasquale Veleno. Le scene di Josef Svoboda sono ricostruite da Benito Leonori, i costumi sono di Nanà Cecchi, le coreografie di Maria Cristina Madau. Nella compagnia di canto, protagonisti sono Luca Salsi (Macbeth) e Tiziana Caruso (Lady Macbeth), con Mirco Palazzi (Banco), Thomas Yun (Macduff), Dario Di Vietri (Malcolm), Miriam Artiaco (Dama di Lady Macbeth), Carlo Di Cristoforo (Medico) e Andrea Pistolesi (nei ruoli del Domestico di Macbeth, del Sicario e dell’Araldo).
Nella produzione Svoboda-Brockhaus, una straordinaria varietà di immagini prende vita da mezzi semplicissimi e tecnica sofisticata: otto teli di maglia plastica, uno specchio trasparente e mutevoli proiezioni. Le ombre si sovrappongono alle ombre creando illusioni e allusioni: il fantastico mondo delle streghe, le apparizioni regali, il corteo dei profughi scozzesi tra una rete informe di filo spinato, le immagini dell’incubo del potere, in un gioco di apparizioni, sparizioni, convivenze inquietanti. (ilVelino/AGV)
Pochi sanno che i “Macbeth” verdiani sono tre: quello del 1847 che ebbe la prima al Teatro La Pergola di Firenze; quello del 1865, fortemente rimaneggiato, per il Théâtre Lyrique di Parigi e aggiornato di nuovo per La Scala nel 1874.
L’edizione del 1874 è raramente citata nelle stesse storie delle musica e viene messa in scena solo di tanto in tanto: se ben ricordo, l’ultima volta che è stata vista è circa un lustro fa allo Sferisterio Festival di Macerata. È probabile che si sceglierà la “versione di riferimento”, una combinazione della versione del 1847 e di quella del 1865.
“Macbeth” è la più breve e più compatta tragedia di Shakespeare. Narra della cruenta ascesa del protagonista, istigato dalla moglie, al potere assoluto e della sua successiva caduta. Quindi, sangue e guerra, nonché follia. A mezza strada tra un melodramma donizettiano (la prima versione) e un dramma in musica prossimo a “Don Carlo”, “Aida” e “Otello” (la terza versione), senza un ruolo importante per un tenore spinto, con un soprano drammatico il cui registro deve sfiorare quello del contralto, l’opera ha avuto nell’Ottocento un successo intenso, ma breve. Sparì dai cartelloni verso il 1880. Venne rilanciata da un’edizione strepitosa diretta da Vittorio Gui e successivamente dalla proposizione alla Scala il 7 dicembre 1952 con Victor De Sabata nel podio e Maria Callas protagonista. Quasi contemporaneamente Luchino Visconti ne fece una memorabile edizione al Festival dei Due Mondi a Spoleto.
“Macbeth” è opera difficile. Nel suo epistolario, Verdi richiedeva “voci efficaci, anche se non belle”. La direzione musicale è affidata a Muti; quella drammaturgica a Peter Stein. È un’edizione particolare (anche rispetto alle precedenti dirette da Muti) in quanto combina la versione dl 1856 pensata da Verdi con quella del 1847: termina con la morte del protagonista (versione 1847) non con l’inno di vittoria degli esuli scozzesi tornati in Patria (versione 1856).
A Jesi Giampaolo Maria Bisanti dirige l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” è diretto da Pasquale Veleno. Le scene di Josef Svoboda sono ricostruite da Benito Leonori, i costumi sono di Nanà Cecchi, le coreografie di Maria Cristina Madau. Nella compagnia di canto, protagonisti sono Luca Salsi (Macbeth) e Tiziana Caruso (Lady Macbeth), con Mirco Palazzi (Banco), Thomas Yun (Macduff), Dario Di Vietri (Malcolm), Miriam Artiaco (Dama di Lady Macbeth), Carlo Di Cristoforo (Medico) e Andrea Pistolesi (nei ruoli del Domestico di Macbeth, del Sicario e dell’Araldo).
Nella produzione Svoboda-Brockhaus, una straordinaria varietà di immagini prende vita da mezzi semplicissimi e tecnica sofisticata: otto teli di maglia plastica, uno specchio trasparente e mutevoli proiezioni. Le ombre si sovrappongono alle ombre creando illusioni e allusioni: il fantastico mondo delle streghe, le apparizioni regali, il corteo dei profughi scozzesi tra una rete informe di filo spinato, le immagini dell’incubo del potere, in un gioco di apparizioni, sparizioni, convivenze inquietanti. (ilVelino/AGV)
(Hans Sachs)
05 Novembre 2012 11:27
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