Due dei maggiori festival musicali italiani dell’estate riguardano la seduzione, il Ravenna Festival iniziato il 13 giugno ed in programma sino al 19 luglio lo Sferisterio Opera Festival in calendario dal 24 luglio al 12 agosto. Delle due manifestazioni, la seconda è esplicitamente dedicata alla “seduzione”; è il terzo capitolo di una serie affidata a Pier Luigi Pizzi, dopo un Festival dedicato nel 2006 all’”iniziazione” ed uno nel 2007 al “gioco del potere” (in gran misura delle donne sugli uomini). A Ravenna, dove l’opera è parte di un caleidoscopio più vasto (concerti, commedie musicali, prosa, balletti), il titolo del Festival è “Erranti, eretiche, erotiche ..”. La “seduzione” quale e tale, quindi, è sottintesa, ma non resa esplicita. Diamo una scorsa ai programmi dei due festival per trarne alcune considerazioni.
A Ravenna, un nuovo allestimento della verdiana “La Traviata”, firmato da Cristina Mazzavillani Muti e 'spazializzato' dalle alchimie foniche di Luigi Ceccarelli, ha inaugurato la manifestazione. La declinazione al femminile del tema è scandita in una serie di cinque 'ritratti', commissionati ad altrettante protagoniste del teatro e della musica romagnole. Insieme alle 'visioni' (un incontro fra Norma e Medea) di Cristina Mazzavillani Muti, essi hanno l’obiettivo di dare vita a una serie di figure di donne d'eccezione, da una monaca 'commediografa' dell'anno mille come Rosvita all'eroina dei due mondi Anita Garibaldi. Seguono altre presenze (da Salomé a Juliette Greco) ed un omaggio al compositore italiano Giacinto Scelsi. Il festival è al femminile. E’ però da vedere se e quanto tratti d’”erranti, eretiche ed erotiche”. Specialmente d’eros, ce ne sarà molto meno di quanto annunciato. Di “seduzione” in teatro in musica non ce ne sarà quasi nulla.
In primo luogo, chiunque conosce “La Traviata” sa che tratta d’innamoramento , di passione e d’amore ma non certo di seduzione (la donna di vita Violetta non seduce il giovane provinciale Alfredo, ma i due cadono nelle braccia l’uno dell’altra); la seduzione e l’eros sono assenti dal melodramma italiano ottocentesco, specialmente da quello verdiano. Non è né erotica né errante né, ancor meno seduttrice, la monaca Rosvita autrice di straordinari “morality plays” da recitarsi in un convento di clausura. Anita Garibaldi aveva una forte propensione a combattere più che a sedurre. Norma e Medea, dal canto loro, sono state sedotte (ed abbandonate) al levarsi del sipario ed il loro obiettivo è vendicarsi nel modo pure più efferato (uccidendo i figli da avuti dal seduttore). Senza errare, professare eresia e dare sfoggio d’eros.
A Macerata, il Festival deve rivolgersi al teatro in musica francese, “Carmen” di Bizet ed ad una novità di Tutino per cogliere nel segno, ossia trattare di “seduzione”. Il primo titolo riguarda una vera mangiatrice d’uomini (argomento frequente del teatro musicale francese del Secondo Impero e della Terza Repubblica). Nella novità assoluta “The servant” di Tutino, dal film di Joseph Losey del 1963, s’intrecciano seduzioni ambigue, anche omo-erotiche. Già nel 2005, Tutino aveva presentato, a Macerata, una prima mondiale “Le bel indifferent” in cui Danilo Fernandenz, attore di origine uruguaiana, stava in scena tutto nudo per l’intera durata dell’atto unico, facendo anche la doccia ed utilizzando i servizi igienici posti sul palcoscenico. Ebbe eco di stampa, ma limitato successo.
Gli altri titoli sono distanti dal tema della seduzione. La “Cleopatra” di Lauro Rossi è forse stata una seduttrice prima dell’inizio dell’opera, nel corso della quale tenta di riconquistare Antonio, tornato a Roma da Ottavia; la regina egiziana è insensibile pure al suo antico innamorato Diomede. In breve, siamo alle prese con un grand-opéra padano – la definizione è del musicologo Giancarlo Landini – strutturato come “Aida”, “Gioconda”, “Adriana Lecouvreur”. E’ il 1876. Lauro Rossi compone nella tradizione verdiana: soltanto circa venti anni più tardi, con “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini l’eros e la seduzione sarebbero tornati (dopo una lunga assenza) nelle scene del teatro in musica italiano. La verdiana Odabella cerca, con la finzione non con la seduzione, di fermare “Attila” (a cui è intitolata l’opera in cartellone a Macerata) a non marciare su Roma; è una Giuditta in sedicesimo risorgimentale, che - attenzione !- induce alle nozze il re unno ma lo accoppa prima che siano adempiuti i doveri coniugali (e nonostante che Attila si sia già inginocchiato di fronte a Papa Leone I). E la pucciniana “Tosca”? La vera seduttrice del repertorio del lucchese è la già ricordata “Manon Lescaut” – “O tentatrice!” la chiama Des Grieuux nel duetto del secondo atto in cui , nel 1893 al Teatro Regio di Torino, l’eros torna prepotente sulla scena italiana. Pare che “Manon Lescaut” fosse stata presente nel programma iniziale dello Sferisterio Festival, ma sia stata sostituita, per ragioni di budget, con una “Tosca”, che non seduce e non è sedotta da nessuno ma finge di cedere, per un’ora, al “satiro” Scarpia (capo della polizia papalina) per infiggergli una coltellata nel dorso al primo tentativo d’abbraccio.
Vi ricordate il film “Sangue e Arena”? Nella prima versione (1922), Nita Naldi e Lita Lee combattevano tra di loro per portarsi Rodolfo Valentino ciascuna sotto le proprie lenzuola. Nella seconda (1941), Rita Hayworth e Linda Darnell braccavano (sempre per motivi di letto) Tyrone Power. Mutati i tempi, a Hollywood è stato progettato (ma mai realizzato) un più esplicito “Sesso e Arena”, con la vicenda trasportata dalla Spagna degli Anni 20 alla libertina Spagna di oggidì. Nulla di tutto ciò (tranne “Carmen”) a che fare con quanto in programma a Macerata, ma pare che la formula “Sesso e Arena” renda. Quattro anni fa l’Associazione che gestisce lo Sferisterio stava per chiudere bottega in quanto sommersa dai debiti. L’anno scorso, nell’arco di tre settimane, ci sono stati 25.000 spettatori paganti. Gli apporti di sponsor privati è ora di un milione d’euro la stagione. Una “seduzione” quindi più per sani motivi commerciali che per portare la seduzione in musica o la musica della seduzione al centro del Festival.
Non mancano né la seduzione in musica né la musica della seduzione. Sono, però, virtualmente assenti dal repertorio che più attira il pubblico italiano dei Festival estivi: il melodramma ottocentesco, specialmente quello verdiano. Nel romanticismo, la seduzione e l’eros hanno un ruolo centrale dell’opera tedesca e francese, ma spariscono da quella italiana – l’ultima opera “érotique” di un italiano è “Le comte Ory” di Rossini (ma per l’appunto in francese)- per riapparire alla fine dell’Ottocento e diventare centrali a quel teatro in musica del Novecento in gran misura condannato all’oblio perché coetaneo con il fascismo. La seduzione è centrale al barocco. Si pensi, per citare titoli notissimi, a “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi (dove la seduzione porta al potere politico assoluto) o a “La Callisto” di Cavalli (dove la seduzione giunge a dare un nuovo assetto alla stessa ecosfera). In effetti – come rileva acutamente Elvio Giudici – nell’epoca della controriforma il teatro in musica (specialmente a Venezia) fornisce un quadro sensuale, lascivo, libidinoso della società, in cui tutti seducono tutti e l’obiettivo principale è fare sesso (ottenendone anche altri vantaggi).
Questa estate il vero Festival della “seduzione” è il Festival Internationale d’Opéra Baroque a Beaune in Borgogna dove complessi italiani, quali quelli guidati da Antonio Florio e Ottavio Dantone, unitamente a complessi britannici e francesi, portano alcuni esempi del fior fiore del teatro in musica del Sei-Settecento italiano, britannico e tedesco-francese, dove la “seduzione” è le molla effettiva dell’azione scenica e musicale. Si svolge in un complesso religioso-ospedaliero costruito da una coppia d’anime pie del Quattrocento (l’Hôtel- Dieu des Hospice de la Charité). Potenza della “seduzione”. Quella vera.
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