Il Senato ha convertito in legge il complicato provvedimento mirato a dare ossigeno ad Alitalia ed il tempo al coraggioso Bruno Ermolli per cercare di mettere insieme una cordata finanziaria ed industriale che rilevi la compagnia. In un primo momento con decreto legge del 22 aprile 2008, il Governo aveva concesso alla società di aviazione civile un prestito di 300 milioni di euro. Con un secondo, il 27 maggio hanno dato ad Alitalia la facoltà di imputare l’importo del prestito in conto capitale. In parallelo, come da copione, l’11 giugno la Commissione Europea ha iniziato un’indagine formale per appurare se il prestito (e la facoltà di trasformarlo in apporto in conto capitale) rappresentino un “aiuto di Stato” contrario alle regole dell’Ue in materia di concorrenza. Le principale compagnie (non solo europee) si sono rivolte alle autorità di Bruxelles e di Lussemburgo sostenendo che l’intervento è una sovvenzione discorsiva del mercato.
Il presidente dell'Enac, Vito Riggio, nel contempo, ha convocato una riunione con il presidente dell'Alitalia, Aristide Police, ed i vertici della compagnia aerea ''per un aggiornamento sulle condizioni economiche e finanziarie del vettore e sui programmi per la gestione dell'incremento di traffico durante la stagione estiva''. Prestito/contributo o meno, è a rischio una modifica della licenza che limiterebbe i voli alle prenotazioni già effettuate. Alla Magliana si è visibilmente preoccupati poiché i dati sulle prenotazioni confermano il crollo a picco già rilevato nell’ultimo quadrimestre.
Nei commenti giornalistici a questa nuova ondata di notizie, si tende a sovrapporre l’aspetto giuridico con quello industriale. Per giungere ad una valutazione ponderata è essenziale, invece, tenerli distinti. Sugli aspetti giuridici, molto calzante il parere di Pietro Maria Paolucci, Direttore dell’osservatorio per le strategie europee sulla crescita e l'occupazione, un dirigente della Presidenza del Consiglio sempre particolarmente attento ai problemi sociali . “Ci si dovrebbe chiedere: può Alitalia essere considerata realtà imprenditoriale, caratterizzata dal riconoscimento di diritti speciali o esclusivi, ovvero dall’affidamento della gestione di servizi d’interesse economico generale, in capo a singole imprese, le quali in un contesto caratterizzato da diversi gradi di liberalizzazione del mercato, potrebbero esercitare ulteriori attività in regime di concorrenza? Se la risposta è affermativa ci sarebbe l’esigenza di disporre di informazioni dettagliate sulla struttura finanziaria ed organizzativa interna delle imprese stesse, con particolare riguardo ai dati contabili afferenti alle diverse attività esercitate, con scritture contabili distinte per le diverse attività che consentano di individuare costi e ricavi afferenti a ciascuna di esse, con la specificazione dei metodi di imputazione e di ripartizione adottati. Nei circa venti anni d’applicazione della precedente direttiva del 1980 (80/723/CEE), - ci ricorda Paolucci - risulta che la Commissione europea quasi mai abbia avanzato richieste assimilabili a quelle previste dall’art. 5 riguardo alla “documentazione delle assegnazioni di risorse”, ragione per cui si è ritenuto che prevedere uno strumento stabile di stoccaggio di informazioni rilevanti su dati “delicati” (erogazioni finanziarie alle imprese pubbliche) poteva essere considerato come uno strumento di “appesantimento” o, peggio, di controllo sull’attività di altri soggetti istituzionali”. In breve, non si pregiudica od anticipa un verdetto negativo della Commissione Europea (sul prestito/contributo) ma si mette in evidenza come, sotto il profilo giuridica, un esito positivo rappresenterebbe un’anomalia rispetto ad una prassi consolidata in materia di diramazione di informazione atte a distinguere le componenti , per così dire, “puramente di mercato” da quelli “di interesse pubblico”. Il nodo giuridico, quindi, c’è. Non è una questione di lana caprina ma un ostacolo effettivo.
Anche ove si superasse ci sarebbe quello economico-finanziario. Su L’Occidentale del 16 giugno abbiamo esaminato quali sono le condizioni delle valorizzazioni azionarie delle compagnie aree utilizzando indicatori mondiali e casi specifici. La nostra analisi ha preceduto d’alcuni giorni quella dell’Amministratore Delegato di AIATA, Giovanni Bisignani , a lungo alla guida di Alitalia. A suo parere, “l’unica soluzione per salvare Alitalia in questo momento 'e' quella dell'amministrazione controllata. Serve al piu' presto un commissario straordinario -ha detto a margine di un convegno a Bruxelles- che tagli il piu' possibile per rendere piu' sostenibile una situazione finanziaria drammatica, anche a causa del gasolio sempre piu' caro'”. Ha aggiunto che “rispetto ad uno, due mesi fa la situazione nel settore aereo e' notevolmente peggiorata, e si e' fatta drammatica soprattutto a causa del caro-gasolio, con molte compagnie che rischiano di fermarsi”'. “Con una flotta aerea come quella di Alitalia, piuttosto vecchia - ha spiegato - il costo del carburante e' la principale voce di spesa. Basti pensare che in media per le compagnie del sistema IATA il gasolio rappresenta il 35-40% del totale dei costi. Ma con una flotta vecchia si va ben oltre il 50%”.
E’ da mettere in conto che l’amministrazione controllata di Alitalia (ipotesi sempre più vicina) verrà presentata dall’opposizione come un fallimento del Governo Berlusconi. Tuttavia, la barocca ed inconcludente procedura seguita dal dicembre 2006 dal Governo Prodi e i veti sindacali rispetto all’accordo con AirFrance-Klm sono il vero ultimo capitolo del mesto epilogo in corso in questi giorni.
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