domenica 8 giugno 2008

ECONOMISTA MELOMANE FA LE PULCI AL PROSSIMO CARTELLONE DELLA SCALA, Il Foglio 8 giugno

Circa nove mesi fa, il Sovrintendente (e Direttore Artistico) della Scala, Stéphane Lissner, lanciò una proposta che non erano riusciti a realizzare né Arturo Toscanini né Giacomo Puccini: creare un Teatro d’Opera Nazionale (ovviamente il tempio milanese) analogo all’Opéra di Parigi od al Royal Opera House di Londra e che avrebbe dovuto fruire di privilegi (anche e soprattutto per le proprie maestranze) differenti (ossia superiori) di quelli degli altri. Toscanini non articolò mai così schiettamente un analogo progetto. Puccini, trattato bene alla Scala solo dopo morto, presentò a Mussolini in persona uno schema dettagliato per istituire tale Teatro Nazionale a Roma, ottenendo una risposta gelida:”non c’è una lira”.
Torniamo all’idea Lissner: in prossimità di Sant’Ambrogio, le maestranze minacciavano scioperi ove non fosse rimosso un vincolo a contratti integrativi (ed a aumenti di stipendi) per teatri con i conti non ancora in ordine. Nel breve periodo, la prospettiva di un Teatro Nazionale era un grimaldello per paghe più consistenti. La minaccia dello sciopero costrinse il Governo Prodi a rimuovere il vincolo (incoraggiando scioperi in altri teatri). E di Teatro Nazionale non si parlò più.
Ove si fosse voluto farlo, il cartellone 2009 della Scala avrebbe affossato l’idea una volta per sempre. In primo luogo, soltanto cinque dei 13 titoli programmati sono nuovi allestimenti. Vengono ripresentati gli allestimenti delle ultime tre inaugurazioni di stagione (ossia del “triennio” Lissner), un’idea poco elegante in quanto potrebbe sembrare auto-celebrativa oltre che poco appropriata in quanto, mentre il “Tristano ed Isotta” del 2007 è stato un successo sotto tutti i profili (e per questa ragione ha avuto il “Premio Abbiati”, l’Oscar della Lirica), “Idomeneo” del 2005 è apparso discutibile sotto il lato della regia e “Aida” del 2006 sotto quello musicale (soprattutto vocale). Si ripescano due allestimenti vetusti di Ronconi: il “Viaggio a Reims” è stato concepito per il piccolo Auditorium Pedrotti di Pesaro (400 posti) nel 1984 ed è apparso striminzito nei palcoscenici della Scala e di Vienna (quando messo in scena una ventina d’anni fa); “L’Affare Makroupolos” di Janaceck risale al 1993 ed è stato già visto a Torino, a Bologna ed a Napoli. Presentano indubbiamente interesse le nuove produzioni di “Alcina” di Haendel, “A Midsummer Night’s Dream” di Britten, “Assassinio nella Cattedrale” di Pizzetti, “Orfeo” di Monteverdi e “Le Convenienze ed Incovenienze Teatrali” di Donizzetti. Tranne l’opera di Pizzetti sono lavori pensati per teatri di piccole dimensioni, con organici orchestrali ridotti e un numero limitato di solisti. Nessuna (tranne forse “Alcina”) permette di utilizzare il costoso palcoscenico che si è data La Scala e di cui sino ad ora unicamente Franco Zeffirelli è stato capace di utilizzare a pieno il potenziale (per l’”Aida” del 2006).
Il titolo più complicato è quello dell’inaugurazione. “Don Carlo” di Verdi. Innanzitutto, è opera di cui ci sono almeno tre versioni principali (ed altre con numerose varianti). Dalla presentazione del cartellone si evince che verrà messa in scena quella, approntata per la Scala, nel 1884 in quattro atti ed in lingua italiana, mentre la più fedele alle intenzioni di Verdi è quella in cinque atti (in italiano) messa in scena a Modena nel 1885. Luchino Visconti (che s’intendeva di drammaturgia) e Carlo Maria Giulini (direttore musicale attentissimo) la consideravano la più bella sotto il profilo sia di azione teatrale sia di linguaggio musicale. E’ arduo vedere come il geniale ma minimalista Stéphane Braunschweig (con una forte tendenza ad attualizzare un pò tutto) riesca a trattare un dramma politico e storico prima ancora che psicologico. Specialmente se troncato del primo atto che, amava ripetere Visconti, fornisce la chiave storico-politica per capire il resto dell’opera.
La vera curiosità è l’anteprima aperta alle scuole (al prezzo di dieci euro al biglietto) in programma il 4 dicembre. Attenzione: il 4 dicembre si è sempre fatta una prova ad inviti per i critici ed i congiunti dei dipendenti, un pubblico a cui si può comunque mostrare uno spettacolo non ancora del tutto rifinito. Viene sostituita da quella per le scuole? Oppure ci saranno due anteprime, una il primo dicembre per critici e parenti ed una il 4 per le scuole? E perché alle scuole non si dedica una delle tante repliche, con uno spettacolo rodato? O meglio ancora scegliendo un titolo meno complesso di “Don Carlo”?

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