In giugno, a poche settimane dal proprio insediamento, il nuovo Governo, dotato da una forte maggioranza parlamentare, dovrà affrontare come porre riparo al primo (in ordine di tempo) problema di finanza pubblica (e d’economia reale): una falla variamente stimata tra gli 8 ed i 12 miliardi d’euro nell’esercizio finanziario in corso per restare nell’alveo del programma di rientro concordato con gli altri Stati dell’area dell’euro. Queste stime provengono dai maggiori istituti di ricerca econometrica, tanto italiani quanto internazionali. Anche se le previsioni fossero errate del 50%, ci si troverebbe pur sempre con un “buco” di bilancio di 4-6 miliardi di euro rispetto a quelle dell’autunno scorso su cui è stata costruita la legge finanziaria. I numeri esatti saranno forniti (ci si augura) da una “due diligence” da effettuare proprio nel mese di giugno con l’apporto principale della Ragioneria Generale dello Stato , supportata, se necessario, da esperti esterni.
Sulla politica economica del resto della legislatura inciderà il modo in cui sarà risolto il problema del “buco” di bilancio al suo inizio. In ogni caso, la normativa sulla contabilità dello Stato precisa che l’”aggiustamento di bilancio” deve essere completato entro giugno. Pure ove si potesse posporlo, spalmare il riassetto su quattro invece che su sei mesi lo renderebbe sia più difficile sia più pesante. Un conto, tagliare spese ed aumentare spese (per almeno 4-6 miliardi d’euro) su un arco di sei mesi. Un conto farlo su quattro mesi. La “bolletta” mensile aumenta del 50%.
Le strade sul tappeto devono curare sia il flusso di disavanzo annuale sia lo stock di debito pubblico. Alla vigilia delle elezioni, il Factbook 2008 dell’Ocse ci ha ammonito che, anche e soprattutto grazie alle linee seguite negli ultimi due anni, abbiamo la maglia nera del debito pubblico tra i 30 Paesi più avanzati. Il debito –occorre ricordalo - incide sul deficit annuale(specialmente se, come sta avvenendo in questi giorni, i tassi d’interesse puntano al rialzo). Tuttavia tanto nel breve termine quanto nel medio e lungo è bene tenere i due problemi distinti sotto il profilo metodologico.
Nell’immediato, c’è una sola strada percorribile: rinegoziare con l’Ue l’impegno di giungere al pareggio di bilancio (un flusso relativo all’esercizio annuale) entro il 2010 (da riportare realisticamente al 2012) ed iniziare una serie di misure per contenere la spesa di parte corrente- specialmente l’eliminazione dei cosiddetti “sprechi attivi” (frutto non di sciatteria ma di particolarismi chiaramente individuabili). Il rallentamento dell’economia internazionale fornisce giustificazione per la rinegoziare gli accordi, anche poiché, come contropartita, il Governo, dotato di una maggioranza forte e coesa, può offrire una politica economica seria e con la barra dritta.
Più complicata la definizione di una strategia di medio periodo. Da un canto, si può pensare ad una strategia ancorata su un avanzo primario (ossia differenza tra entrate e spese al netto del servizio del debito) pari al 5% del pil (o giù di lì) allo scopo di ridurre lo stock di debito in una prospettiva a lungo termine. Ciò avrebbe però implicazioni negative sull’economia reale: riduzione del tasso di risparmio privato e dell’intensità di capitale, come sottolinea Karl Farmer dell’Università di Graz in un saggio importante ma poco conosciuto in Italia. Da un altro, si può pensare ad una terapia d’urto mirata direttamente allo stock e basata su liberalizzazioni e privatizzazioni che comportino una riduzione del debito pubblico dal 105% al 90% del pil nei prossimi cinque anni.
La soluzione del nodo di breve periodo incide su quello a medio e lungo perché l’impegno alla riduzione dello stock (tramite privatizzazioni e liberalizzazioni) deve diventare parte fondante del negoziato con l’Eurogruppo.
Per saperne di più
Bandiera O, Prat. A., Valletti T.M "Active and Passive Waste in Government “Regulating the Rulemakers: A Proposal for Deliberative Cost-Benefit Analysis” CEIS Working Paper No. 115
Farmer K “Reducing public debt under dynamic efficiency in Diamond OLG model” Atlantic Economic Journal June 2006
OECD “ Factbook 2008””
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento