mercoledì 18 giugno 2008

LA CAPITALE IMPARI DAGLI USA Il Tempo 16 giugno

Il nodo della crisi finanziaria della capitale è un tema di rilievo e priorità nazionale, analogo a quello che negli Anni 70 si presentò a proposito di New York (quando, anche in Europa ed in Giappone si temette che un eventuale tracollo finanziario del Comune della città avrebbe messo a repentaglio l’economia Usa e la finanza internazionale). Le cause sono ormai scritte a tutto tondo nel referto della Ragioneria Generale dello Stato: tre lustri d’effimero hanno non solo ridotto al lumicino i servizi ai cittadini (dalla pavimentazione stradale al sociale) e minacciano una crisi dello smaltimento rifiuti analoga a quella della Campania, ma lasciato le casse vuote e almeno 7 miliardi di euro, nonché crediti inesigibili (in quanto basati sul “soccorso rosso” alla Regione). Il giudizio politico sulle responsabilità della situazione spetta ai romani (i quali, in gran misura, lo hanno già dato).
L’essenziale è trovare una via d’uscita di breve e di medio e lungo periodo. Nel breve periodo, è interesse, non solo dovere, dell’Italia di venire incontro alle esigenze immediate: garantire (con una dotazione straordinaria di circa 600 milioni d’euro) per evitare il “default”, ossia l’insolvenza. Il danno internazionale all’immagine ed alla finanza del Paese sarebbe enorme. In secondo luogo, sempre nel breve periodo, è essenziale che, da un lato, la legge finanziaria contenga misure strutturali (riduzione dei fondi comunali di contropartita alla Legge Obiettivo, anticipi del federalismo fiscale) e, da un altro, che Roma accetti una fase d’austerità sull’effimero, una drastica riduzione del numero di aziende partecipate ed un ricambio del loro management (non certo privo di ruolo nelle vicende finanziarie degli ultimi 15 anni). Nel medio periodo, la soluzione non sta in un approccio consociativo tipo Commissione Attali/Bassanini. Meglio dimenticare chi la propone e prendere come esempio il risanamento di New York, attuato nella seconda metà degli Anni Settanta da Felix Rohatyn , a lungo alla guida di Lazard Frères e negli Anni 90 Ambasciatore Usa in Francia ed ai vertici di Lehman Brothers.
Rohatyn creò la Municipal Assistance Corporation (Mac), una finanziaria costituita con le forze finanziarie ed imprenditoriali della città (ma anche con il supporto del Governo federale) che nell’arco di tre anni fu in grado di portare al pareggio del bilancio comunale e di cinque di tornare all’emissione d’obbligazioni comunali di alto “rating”. Gli atti della Mac sono pubblici e possono essere consultati on line anche oggi al http://newman.baruch.cuny.edu/digital/2003/amfl/index.htm. Vale la pena ricordare che un’esperta di fama internazionale come Gretchen Morgeson ha di recente proposto, sul “New York Times”, di utilizzare il metodo Rohatyn – ed un istituto internazionale modellato sulla Mac per risolvere la crisi finanziaria dei mutui subprime.
La finanza e l’imprenditoria romana hanno la capacità di non essere secondi a nessuno. E di mostrare di essere in grado di sostenere il Sindaco nel risanamento della capitale.

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