Vi svelo gli
slalom di Padoan tra Renzi, Cottarelli e Tambroni…
11 - 03 - 2014Giuseppe Pennisi
Il vero e proprio bailamme in tema di
legge elettorale (le confuse votazioni in tema di “quote rosa”) hanno lasciato
due feriti sul campo: il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo
Padoan, e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Il primo è oggi 11 marzo a Bruxelles con il difficile
compito di convincere i partner europei che domani 12 marzo (San Massimiliano
Martire) il secondo presiederà un consiglio dei Ministri da cui uscirà il primo
capitolo di riforme strutturali per l’Italia.
CHE COSA SI PENSA A BRUXELLES
Le divisioni emerse all’interno del Partito
Democratico (PD che, grazie al premio di maggioranza, potrebbe controllare le
votazioni alla Camera) in materia di “quote rosa” hanno offerto a Bruxelles e a
Roma i quadro di una coalizione che ha un supporto parlamentare debole e
fragile; non quindi in grado di affrontare vere riforme strutturali. Una
maggioranza, inoltre, costretta a varare misure elettorali perché sul suo
futuro le elezioni europee in calendario per il 25 maggio incombono come
l’ombra di Banco.
RENZI COME TAMBRONI?
A Bruxelles e a Roma si fanno raffronti tra il governo
Renzi e il governo Tambroni del 1960 il quale, contestato dalla
sua propria maggioranza, l’unica misura economica che riuscì a varare (prima
delle incombenti elezioni) fu la riduzione del prezzo della benzina nella
speranza che avrebbe indotto gli italiani ad acquistare una cinquecento e
riattivare così la domanda aggregata. Sappiamo come andò: la speranza si rivelò
un’illusione e un anno dopo a Palazzo Chigi c’era il primo governo di
centrosinistra. Sono vicende che né Padoan né tanto meno Renzi hanno vissuto ma
che dovrebbero conoscere in quanto parte significativa della storia politica
contemporanea.
LA MISSIONE EUROPEA DI PADOAN
A Bruxelles, Padoan gode di grande stima, e di ottimi
rapporti personali anche con quegli alti funzionari italiani molto vicini a D’Alema
e a Prodi e che, quindi, non sono necessariamente molto vicini
all’attuale presidente del Consiglio. Sta tenendo una linea secondo cui le
riduzioni del carico tributario-contributivo saranno “coperte” da riduzioni “in
perpetuità” alla spesa di parte corrente.
TRA PARIGI E COTTARELLI
Tuttavia, in molti Paesi europei (specialmente in
Francia con il programma des choix budgettaires) ciò è
avvenuto dopo ampie discussioni nel Paese (il débat publique) e con
una forte maggioranza parlamentare. In Italia, il “rapporto Cottarelli” è
ancora un oggetto misterioso, forse noto a pochi eletti. E la maggioranza
parlamentare è incerta non solo al Senato, ma anche alla Camera (dopo le votazioni
sulle “quote rosa”). Quindi, non manca una buona dose di scetticismo.
LA BABELE DI STIME
A Roma il quadro è ancora più confuso. A meno di un
giorno dal CdM si sta ancora litigando sia sull’ammontare sia sulla
ripartizione della riduzione del cuneo fiscale. E’ una discussione teleologica
più che economica: ai fini (telos in greco, Renzi è fresco di studi) dei
risultati elettorali conta di più dare qualche spicciolo in busta paga ai
lavoratori o aumentare gli occupati con un forte abbattimento dell’Irap? A quel
che si sa all’Istat non è stato chiesto di fare simulazioni quantitative. La
presidenza del Consiglio è ben lontana dall’essere attrezzata alla bisogna.
Quindi macinano numeri i computer della Ragioneria Generale dello Stato.
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