L’idea.
Quel contratto per «trattare» in Europa
Quel contratto per «trattare» in Europa
GIUSEPPE PENNISI
Icontractual arrangements sono entrati relativamente di recente nel lessico europeo, ma l’idea fu il cardine, negli anni Ottanta, di un rapporto commissionato dalla Banca Mondiale a Willi Brandt sulle modalità di finanziamento dello sviluppo. Brandt propose di affiancare i prestiti per progetti specifici in base ad accordi di politica economica per fare sì che i Paesi beneficiari potessero attuare riforme strutturali tali da fare aumentare la loro competitività internazionale e la loro produttività interna. L’estate scorsa il cancelliere tedesco Angela Merkel ha rilanciato l’idea di «contractual arrangements » come strumento da adottare per facilitare le riforme in quei Paesi dell’eurozona maggiormente in difficoltà rispetto agli obblighi del Fiscal Compact: lo Stato in difficoltà concluderebbe un «contratto pluriennale» con i partner dell’area dell’euro con impegni puntuali, quantizzati e monitorabili. In cambio verrebbero concesse deroghe o dilazioni rispetto al Fiscal Compact. Una proposta che l’Italia dovrebbe considerare seriamente. Ancor di più da quando il 5 marzo Bruxelles, constatate le nostre difficoltà a fare fronte agli impegni assunti, ha sottoposto Roma a «monitoraggio specifico». In quello stesso documento sono stati indicati i contenuti di un possibile «contractual arrangements». Alcuni perfettamente in linea con quanto proposto dal premier nella conferenza stampa del 12 marzo e illustrati lunedì al cancelliere Mekel: riforma del mercato del lavoro, modernizzazione della Pa , riduzione del carico fiscale, riassetto della giustizia. Altri non sono stati presentati esplicitamente, come privatizzazioni e liberalizzazioni. Dato che numerosi ministri – e lo stesso Presidente del Consiglio – vengono da esperienze in autonomie locali, hanno esperienza diretta dei nodi del capitalismo regionale e municipale e dell’urgenza di scioglierli. Di questa possibilità si parla anche nel documento «New Pact for Europe» appena presentato da un gruppo di riflessione sostenuto dalla maggiori fondazioni europeiste, dalla Bertelsaman Stiftung all’Istituto Affari Internazionali, dall’European Policy Centre al Center for European Strategy. Il documento traccia cinque alternative per riprendere il percorso verso l’integrazione europea. I «contractual arrangements» rientrano in questo quadro. Dal Paese che si appresta ad assumere la Presidenza del semestre europeo ci si dovrebbe a questo punto attendere almeno un’indicazione in materia.
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L’estate scorsa il cancelliere tedesco Angela Merkel ha rilanciato i «contractual arrangements» come strumento da adottare per facilitare le riforme in quei Paesi dell’eurozona maggiormente in difficoltà rispetto agli obblighi del Fiscal Compact
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