mercoledì 19 marzo 2014

Quel contratto per «trattare» in Europa in Avvenire 19 marzo



L’idea.

Quel contratto per «trattare» in Europa


GIUSEPPE PENNISI
I
contractual arrangements sono entrati relativa­mente di recente nel lessico europeo, ma l’idea fu il cardine, negli anni Ottanta, di un rapporto commissionato dalla Banca Mondiale a Willi Brandt sulle modalità di finanziamento dello sviluppo. Brandt propose di affiancare i prestiti per progetti specifici in base ad accordi di politica economica per fare sì che i Paesi beneficiari potessero attuare riforme strutturali tali da fare aumentare la loro com­petitività internazionale e la loro produttività inter­na. L’estate scorsa il cancelliere tedesco Angela Merkel ha rilanciato l’idea di «contractual arrange­ments » come strumento da adottare per facilitare le riforme in quei Paesi dell’eurozona maggiormente in difficoltà rispetto agli obblighi del Fiscal Compact: lo Stato in difficoltà concluderebbe un «contratto pluriennale» con i partner dell’area dell’euro con im­pegni puntuali, quantizzati e monitorabili. In cam­bio verrebbero concesse deroghe o dilazioni rispet­to al Fiscal Compact. Una proposta che l’Italia do­vrebbe considerare seriamente. Ancor di più da quando il 5 marzo Bruxelles, constatate le nostre dif­ficoltà a fare fronte agli impegni assunti, ha sotto­posto Roma a «monitoraggio specifico». In quello stesso documento sono stati indicati i contenuti di un possibile «contractual arrangements». Alcuni per­fettamente in linea con quanto proposto dal pre­mier nella conferenza stampa del 12 marzo e illustrati lunedì al cancelliere Mekel: riforma del mercato del lavoro, modernizzazione della Pa , riduzione del ca­rico fiscale, riassetto della giustizia. Altri non sono sta­ti presentati esplicitamente, come privatizzazioni e liberalizzazioni. Dato che numerosi ministri – e lo stesso Presidente del Consiglio – vengono da espe­rienze in autonomie locali, hanno esperienza diret­ta dei nodi del capitalismo regionale e municipale e dell’urgenza di scioglierli. Di questa possibilità si par­la anche nel documento «New Pact for Europe» ap­pena presentato da un gruppo di riflessione soste­nuto dalla maggiori fondazioni europeiste, dalla Ber­telsaman Stiftung all’Istituto Affari Internazionali, dall’European Policy Centre al Center for European Strategy. Il documento traccia cinque alternative per riprendere il percorso verso l’integrazione europea. I «contractual arrangements» rientrano in questo quadro. Dal Paese che si appresta ad assumere la Presidenza del semestre europeo ci si dovrebbe a questo punto attendere almeno un’indicazione in materia.

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L’estate scorsa il cancelliere tedesco Angela Merkel ha rilanciato i «contractual arrangements» come strumento da adottare per facilitare le riforme in quei Paesi dell’eurozona maggiormente in difficoltà rispetto agli obblighi del Fiscal Compact

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