Renzi (e Obama)
sul caccia che scotta
29 - 03 - 2014Giuseppe Pennisi
Non si saprà mai quello che il Presidente degli Stati
Uniti Barack Obama ed il Presidente del Consiglio dell’Italia, Matteo
Renzi, si sono detti a proposito dell’acquisto degli F35 : quanti,
quando, con quali scadenze temporali. Forse tra trent’anni lo rivelerà
l’archivio diplomatico.
LE PAROLE DI OBAMA
Obama – occorre ammetterlo – ha fatto più di una
dichiarazione pubblica sul valore delle difesa e della pace come beni comuni a
cui tutti debbono contribuire. Renzi non ha risposto, almeno in pubblico. Se la
questione fosse stata sollevata, si sarebbe levato un vespaio tra coloro a
favore e coloro contrari ai caccia dell’ultima generazioni (certamente molto
costosi ma forse anche di dubbia efficacia) in una fase in cui non si trovano
le coperture di bilancio per obiettivi prioritari.
L’ASTUZIA DI RENZI
Non sappiamo soprattutto se Renzi, abilissimo nel
‘fare fuori’ la “vecchia guardia” del Partito Democratico, ed anche il suo
quasi coetaneo Enrico Letta, ha mostrato la stessa astuzia con Obama,
proponendogli quello che gli americani usano chiamare un “package deal”. In
breve avrebbe proposto un acquisto tale da tener buono lo Stato Maggiore,
sereni i vertici Nato ed avrebbe anche evitato di fare arrabbiare troppo chi si
oppone all’acquisto.
UN BEL PATTO?
Avrebbe, però, richiesto in cambio che la Federal
Reserve (la cui indipendenza dalla Casa Bianca è più di nome che di fatto)
si sarebbe impegnata a venir incontro all’Italia in caso di esigenza. Come, con
acquisti all’ingrosso di titoli di Stato italiani ove lo “spread” avesse
mostrato tendenze a travalicare quello che il colto e l’inclito considera
“consentito”. Ciò avrebbe anche permesso una maggiore politica di crescita di
quanto fattibile a regole, e prassi, attuali.
Probabilmente, il “package deal” non è stato proposto.
O se proposto non è andato in porto. Infatti, più importante di una stretta di
mano o di una firma, sarebbe stato un annuncio. Avrebbe calmato gli animi di
tutti.
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