sabato 29 marzo 2014

Minibond, opportunità per le Pmi in Avvenire del 29 marzo


Minibond, opportunità per le Pmi

L’idea

In gioco c’è la crescita dimensionale delle aziende L’Ue e l’ombra degli aiuti di Stato



GIUSEPPE PENNISI
A
poche settimane dall’inizio del se­mestre in cui l’Italia avrà la presi­denza degli organi di governo del­l’Unione Europea, dovrebbe diventare o­perativa la normativa sui minibond. Su Av­venire del 2 marzo è stato illustrato di co­sa si tratta e quale ruolo potrebbero avere nella strategia della ripresa, principal­mente del settore manifatturiero. Da un lato, pur se le autorità monetarie europee e nazionali non hanno mai fatto mancare liquidità in generale, alle piccole e medie imprese non arriva il necessario capitale circolante ed ancor meno quello di rischio per operazione di lungo e medio termine; altrimenti, negli ultimi 12 mesi oltre un mi­lione di Pmi non avrebbe chiuso i batten­ti. Da un altro, se si tiene conto di espe­rienze di altri Paesi, i minibond possono es­sere uno strumento utile (anche se non il principale) per organizzare consorzi gra­zie ai quali giungere a concentrazioni e fu­sioni che portino ad aumentare le dimen­sioni medie delle nostre aziende. I mini­bond, inoltre, premierebbero imprese e consorzi di qualità in termini di facilità di collocamento e di rendimenti richiesti da­gli investitori e simili.

Sarebbero quindi una molla per una mag­giore spinta competitiva in termini di fli­ght to quality (del prodotto) non, come è avvenuto nell’ultimo lustro, solo o princi­palmente di riduzione dei costi, spesso so­prattutto del lavoro Ci sono tuttavia ancora dei nodi da sciogliere. Segnatamente, se e in che misura utilizzare il fondo di garan­zia per i crediti alle piccole e medie im­prese, istituito con una legge del 1996 e a­perto, con la normativa del dicembre 2013 conosciuta come 'Destinazione Italia', ad alcune categorie di società di gestione del risparmio. Si tratta di complessi nodi tec­nici che hanno risvolti di rilievo in mate­ria di strategia di politica industriale e di politica europea dell’Italia. Da un lato, u­na garanzia pubblica troppo estesa po­trebbe essere una trappola e ridurre, o an­che togliere, all’imprenditore l’incentivo alla flight to quality citata in precedenza. Pur ove ciò non avvenisse, se ne darebbe l’impressione; e dato che le impressioni sono spesso più importanti della realtà, i minibond potrebbero essere visti come prodotti rischiosi offerti da emittenti spe­ricolati. Infine, un aumento del fondo di garanzia potrebbe essere visto, e maggio­ri tutele per gli emittenti di minibond po­trebbe essere considerati, come aiuti di Stato ai fini della normativa europea. Ciò apre, però, una finestra di opportunità; ne­goziare nel semestre italiano un allenta­mento temporaneo degli incentivi diretti all’aumento delle dimensioni medie del­le imprese italiane: un obiettivo più volte indicato tra quelli da perseguire per il buon funzionamento del mercato unico.

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