Offenbach Les Contes d’Hoffmann
M.Jota,
F. Cavarzan, E. Blondel, C. Sasso, V. Boi, M.L. Kwing Chung, F.M. La Mattina,
S. Janelidze, E. Gunko, Q.Xu, V. Torcigliani. Orchestra Arché, Ensemble Vocale
del Progetto LTL Opera Studio in collaborazione con Ars. Lyrica, direttore Guy Condette regia Nicola Zorzi scene Mauro
Tinti costumi Elena Cicorella luci
Michele Della Mea Maestro del coro Marco Bargagna
Pisa,
Teatro Verdi, 8 febbraio
Nel 2013, il Progetto Opera Studio dei
tre ‘teatri di tradizione’ della Toscana (Livorno, Lucca e Pisa) si è
meritatamente aggiudicato il Premio Abbiati nella categoria ‘miglior
iniziativa’. Forte dei risultati raggiunti in dodici anni di attività, presenta
quest’anno un titolo di quelli che fanno tremare i polsi ai sovrintendenti e
direttori artistici :“Les contes de Hoffmann” di Jacques
Offenbach. Ha debuttato al ‘Verdi’ di Pisa ed è in scena nei teatri della
Toscana sino a fine febbraio; a fine novembre raggiunge Novara in novembre e
spero che vada in altre città perché è lavoro ben concepito e ben realizzato.
L’opera richiede un relativamente ampio numero di solisti ed un allestimento scenico che può essere
complesso in quando l’azione di svolge a Norimberga, Amburgo e Venezia. Dato
che si tratta di un progetto Opera Studio, i cantanti sono giovani, quasi tutti
al debutto su un palcoscenico. Il cast è internazionale e frutto di una
selezione attenta e quattro periodi di formazione, prima dell’inizio delle
prove vere e proprie. nei teatri dove “Les contes de Hoffmann” viene
rappresentato.’Recitar cantando’ in francese è particolarmente difficile per le
gutturali ed altri vari aspetti tipici della lingua: ricordo l’esito tutt’altro
che positivo di messe in scene del Faust di Charles Gounod a Spoleto ed
a Ravenna. Invece, l’apologo al tempo stesso dolce ed amaro del poeta Hoffmann
alle prese con i ricordi delle sue tentate (e mai realizzate) conquiste di
belle signore riesce , invece, bene e si è meritato caldi applausi la sera
della ‘prima’ a Pisa , serata in cui spesso un cast di debuttanti è nervoso e,
quindi, può facilmente a sbandare nelle tonalità o nel registro.
In questa edizione de “Les contes, la drammaturgia
è affidata ad una squadra giovane
(Nicola Zorzi, regia; Mauro Tinti, scene; Elena Cicorella costumi; Michele
della Mea, luci) che hanno portato l’azione ai primi del Novecento (il secondo
atto si svolge in una sala cinematografica dove si proietta un film muto ed il
soprano che interpreta Antonia accompagna al piano). Quindi, una scena unica
che con un po’ di tendaggi ed un minimo di attrezzeria mostra i vari luoghi
della vicenda. Qualcosa di analogo alla drammaturgia dell’edizione curata da
Richard Jones che dal 2012 si può vedere al National Theater di Monaco ed
all’English National Opera di Londra. Tuttavia spostare l’azione all’inizio del
secolo da una patina agrodolce all’azione quasi più appropriata del
trasferimento agli anni cinquanta di Richard Jones.
La direzione musicale è nelle mani di Guy
Condette, uno specialista di questo tipo di repertorio che tiene bene i tempi e
l’equilibrio tra buca e palcoscenico. Qualche timore si nutriva per i cantanti,
tutti giovanissimi . Il Teatro Verdi li
favorisce perché di piccole dimensioni (oltre che di squisita eleganza ed ha un’acustica
molto buona. Il protagonista è un ventottenne brasiliano (Max Jota) con un
timbro chiaro, un buon legato ed un volume di tutto rispetto; inoltre, è un
bravo attore in grado anche di sfoggiare un po’ di atletica. Il deuteragonista
maschile è un baritono di 23 anni (Federico Cavarzan); ha un fraseggio morbido
che lo porterà a ruoli verdiani. Buone le cinque voci femminili. Madina
Serebryakova ha avuto qualche difficoltà nell’aria di ingresso di Antonia
(un’aria impervia) ma si è subito ripresa. Claudia Sasso ha dato buona prova di
coloratura nella parte di Olympia. Valentina
Boi è stata una Giulietta sensuale nella fin troppo nota ‘barcarole’. Marta
Leung Kwing Chung, un ‘mezzo’ tra tanti soprani (ciascuno di un registro
diverso), ha ben dato vita all’androgina Niklausse. Alcuni comprimari in ruoli
minori, un piccolo coro in grado di ‘recitar cantando’, un’orchestra di una
cooperativa di giovani strumentisti hanno reso lo spettacolo delizioso ed
incantato il pubblico.
Giuseppe Pennisi
Nessun commento:
Posta un commento