mercoledì 19 marzo 2014

Offenbach Les Contes d’Hoffmann in Musica marzo



Offenbach Les Contes d’Hoffmann M.Jota, F. Cavarzan, E. Blondel, C. Sasso, V. Boi, M.L. Kwing Chung, F.M. La Mattina, S. Janelidze, E. Gunko, Q.Xu, V. Torcigliani. Orchestra Arché, Ensemble Vocale del Progetto LTL Opera Studio in collaborazione con Ars. Lyrica, direttore Guy Condette regia Nicola Zorzi scene Mauro Tinti costumi Elena Cicorella luci Michele Della Mea Maestro del coro Marco Bargagna
Pisa, Teatro Verdi, 8 febbraio
Nel 2013, il Progetto Opera Studio dei tre ‘teatri di tradizione’ della Toscana (Livorno, Lucca e Pisa) si è meritatamente aggiudicato il Premio Abbiati nella categoria ‘miglior iniziativa’. Forte dei risultati raggiunti in dodici anni di attività, presenta quest’anno un titolo di quelli che fanno tremare i polsi ai sovrintendenti e direttori artistici :Les contes de Hoffmann” di Jacques Offenbach. Ha debuttato al ‘Verdi’ di Pisa ed è in scena nei teatri della Toscana sino a fine febbraio; a fine novembre raggiunge Novara in novembre e spero che vada in altre città perché è lavoro ben concepito e ben realizzato. L’opera richiede un relativamente ampio  numero di solisti ed  un allestimento scenico che può essere complesso in quando l’azione di svolge a Norimberga, Amburgo e Venezia. Dato che si tratta di un progetto Opera Studio, i cantanti sono giovani, quasi tutti al debutto su un palcoscenico. Il cast è internazionale e frutto di una selezione attenta e quattro periodi di formazione, prima dell’inizio delle prove vere e proprie. nei teatri dove Les contes de Hoffmann” viene rappresentato.’Recitar cantando’ in francese è particolarmente difficile per le gutturali ed altri vari aspetti tipici della lingua: ricordo l’esito tutt’altro che positivo di messe in scene del Faust di Charles Gounod a Spoleto ed a Ravenna. Invece, l’apologo al tempo stesso dolce ed amaro del poeta Hoffmann alle prese con i ricordi delle sue tentate (e mai realizzate) conquiste di belle signore riesce , invece, bene e si è meritato caldi applausi la sera della ‘prima’ a Pisa , serata in cui spesso un cast di debuttanti è nervoso e, quindi, può facilmente a sbandare nelle tonalità o nel registro.
In questa edizione de Les contes, la drammaturgia è  affidata ad una squadra giovane (Nicola Zorzi, regia; Mauro Tinti, scene; Elena Cicorella costumi; Michele della Mea, luci) che hanno portato l’azione ai primi del Novecento (il secondo atto si svolge in una sala cinematografica dove si proietta un film muto ed il soprano che interpreta Antonia accompagna al piano). Quindi, una scena unica che con un po’ di tendaggi ed un minimo di attrezzeria mostra i vari luoghi della vicenda. Qualcosa di analogo alla drammaturgia dell’edizione curata da Richard Jones che dal 2012 si può vedere al National Theater di Monaco ed all’English National Opera di Londra. Tuttavia spostare l’azione all’inizio del secolo da una patina agrodolce all’azione quasi più appropriata del trasferimento agli anni cinquanta di Richard Jones.
 La direzione musicale è nelle mani di Guy Condette, uno specialista di questo tipo di repertorio che tiene bene i tempi e l’equilibrio tra buca e palcoscenico. Qualche timore si nutriva per i cantanti, tutti  giovanissimi . Il Teatro Verdi li favorisce perché di piccole dimensioni (oltre che di squisita eleganza ed ha un’acustica molto buona. Il protagonista è un ventottenne brasiliano (Max Jota) con un timbro chiaro, un buon legato ed un volume di tutto rispetto; inoltre, è un bravo attore in grado anche di sfoggiare un po’ di atletica. Il deuteragonista maschile è un baritono di 23 anni (Federico Cavarzan); ha un fraseggio morbido che lo porterà a ruoli verdiani. Buone le cinque voci femminili. Madina Serebryakova ha avuto qualche difficoltà nell’aria di ingresso di Antonia (un’aria impervia) ma si è subito ripresa. Claudia Sasso ha dato buona prova di coloratura nella parte di Olympia.  Valentina Boi è stata una Giulietta sensuale nella fin troppo nota ‘barcarole’. Marta Leung Kwing Chung, un ‘mezzo’ tra tanti soprani (ciascuno di un registro diverso), ha ben dato vita all’androgina Niklausse. Alcuni comprimari in ruoli minori, un piccolo coro in grado di ‘recitar cantando’, un’orchestra di una cooperativa di giovani strumentisti hanno reso lo spettacolo delizioso ed incantato il pubblico.
Giuseppe Pennisi

Nessun commento: