Firenze, La metamorfosi si riempie di
pietas
di Giuseppe
Pennisi
La metamorfosi della 38enne Silvia Colasanti è un primo
importante segnale della trasformazione graduale del Teatro del Maggio Musicale
Fiorentino in un sistema di semi repertorio (come quello de La Fenice) per
aumentare produttività e contenere i costi. Presentata per poche sere nel 2012,
è ora in scena fino al 18 marzo ma è probabile che sarà in programma l'anno
prossimo in altri teatri.
Il libretto segue il racconto di Kafka (tanto amato da
Sartre e Camus) del piccolo impiegato di concetto, in una Praga nebbiosa, con
genitori e sorella a carico. Una mattina si sveglia trasformato in insetto di
dimensioni (e sentimenti) umani ma con voce falsata e in grado solo di
strisciare. In Kafka ciò comporta un'esclusione sociale senza spiragli. Nel
lavoro di Colasanti e Pier'Alli, che ha curato libretto, regia, scene costumi e
video, c'è un senso di pietà sottolineata da una scrittura orchestrale e vocale
in cui il declamato scivola in ariosi, in duetti e terzetti e anche concertati,
nonché in preziosi intermezzi. L'orchestra di una dozzina di solisti lavora su
una struttura musicale fondata sull'alternanza di frammenti differenti e
contradditori con l'inserimento di abbandoni lirici in momenti specialmente
liberatori.
Marco Angius concerta un ensemble che nel piccolo ma
acusticamente perfetto Teatro Goldoni raggiunge, specialmente nelle dissonanze
sonorità straussiane. Sette i solisti vocali cui aggiungere un attore e un
danzatore. Un'équipe ben affiatata dove spiccano Roberto Abbondanza (il padre)
e Gabriella Sborgi (la madre). Affascinante l'apparato scenico. Spettacolo di
grande emozione e che attira pubblico giovane. (riproduzione riservata)
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