Firenze mette in mostra i suoi due
volti
di Giuseppe Pennisi
In Italia è invalso l'uso di mettere in scena insieme
Eine florentinische Tragödie di Alexander von Zemlinsky (1871-1942) e Gianni
Schicchi di Giacomo Puccini (1858-1924). Il primo è un atto unico di 50 minuti
che richiede un grande organico e tre voci importanti. Tratta, in modo crudo,
d'adulterio, sesso, tradimento e omicidio in un quadro intriso di decadentismo.
Il secondo è un'opera comica di un'ora, quasi polifonica data la
molteplicità delle voci (14 solisti), densa di ironia su vari aspetti della
vita, dall'imbroglio alla cupidigia. I nessi tra i due lavori sono
l'ambientazione nella Firenze rinascimentale e il fatto di essere stati
composti attorno al 1920. Mostrano una Firenze bifronte, con un volto crudele e
uno lieto ma disincantato. Dopo Milano e Roma, il dittico è in scena a Torino
in una nuova produzione fino al 30 marzo e in seguito approderà in altri
teatri. Qui l'azione è portata all'epoca in cui le due opere vennero composte
con una scena unica di Saverio Santoliquido e Claudia Boasso e l'efficace regia
di Vittorio Borrelli. Molto abile il direttore Stefan Anton Reck a cimentarsi
con il complesso espressionismo sinfonico tardo romantico di Zemlinsky da
contrapporre alla vis ironica di Puccini. Tra le voci spiccano Zoran Todorovich
e Mark S. Doss nella tragedia e Francesco Meli e Serena Gamberoni nella
commedia. (riproduzione riservata)
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