lunedì 18 maggio 2009

QUALE SARA’ IL FUTURO DI TORINO? Il Tempo 19 maggio

Il 20 maggio l’Amministratore Delegato della FIAT, Sergio Marchionne, presenterà il piano di sviluppo dell’azienda. Ci sono quattro domande chiave a cui il piano deve dare risposte esaurienti, quali che siano tutte le altre risposte a tutte le altre domande che un programma di acquisizioni e fusioni così complesso è destinato a sollevare:
La prima è di politica pubblica. La strategia delineata dal management FIAT nelle ultime settimane pare basata su una rete di alleanze e di partecipazioni tale da fare entrare tra le prime in classifica al mondo quella che oggi è la più piccola (in termini di produzione) tra le case automobilistiche di portata internazionale..La natura stessa della FIAT cambierebbe: da multinazionale “italiana” a multinazionale “tout court”: il passaggio verrebbe facilitato dallo scorporo societario deliberato all’inizio di maggio dal CdA della capofila. Per una multinazionale “tout court” è indifferente se la testa ed il cervello sono a Torino o, a Detroit oppure a Rüsselsheim oppure ancora al Polo Nord. Sotto il profilo dell’analisi dei costi e dei benefici di politica pubblica per l’Italia, ciò non è indifferente. Anche a ragione del sostegno che la FIAT ha sempre avuto dai contribuenti italiani.
La seconda concerne l’economia e d’organizzazione aziendale Fondere culture d’impresa così diverse non è un compito facile. La FIAT è reduce da una rottura di fidanzamento con la GM ( in cui Detroit ha liquidato con 2 miliardi di dollari Torino per di evitare di consumare un matrimonio non più desiderato). Le nozze tra Chrysler e Daimler –Benz non sono state idilliache; sono terminate in un divorzio che lasciato esangue una delle parti. Sottostimare il problema (e non dare risposte convincenti) potrebbe essere fatale.
La terza riguarda la finanza Mentre la Chrysler viene acquisita a costo zero (togliendo qualche castagna dal fuoco all’Amministrazione Obama, che si stropiccia le mani dalla gioia), l’acquisto dell’Opel e di altre attività GM richiederebbe un “prestito ponte” di 5-10 miliardi di euro (che si aggiungerebbe ad un debito consolidato FIAT stimato sugli 8-10 miliardi di euro). Ciò può parere sostenibile ai bassi tassi d’interesse attuali. Sono state fatte simulazioni dettagliate di cosa accadrebbe se, con l’aumento della liquidità in atto da due anni, nel 2012 o giù di lì l’inflazione tornasse sul 5% l’anno ed i tassi subissero un rialzo conseguente? E’ bene che tali simulazioni vengano mostrate e discusse poiché un indebitamento che non fosse sostenibile potrebbe avere conseguenze dirompenti.
La quarta è di politica economico-sociale. Secondo stime tedesche, l’accorpamento della FIAT con Chrysler e pezzi di GM (tra cui Opel) comporterebbe uno snellimento occupazionale di 24.000 unità. Con le tecnologie oggi conosciute, ciò non vuole dire un’operazione di bisturi in tutti gli stabilimenti. Alcuni dovrebbero essere chiusi. Occorre sapere quali. Anche in quanto ce ne sono realizzati con un apporto non indifferente dei contribuenti per le spese d’impianto e di avvio.

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