I dati record del debito pubblico devono preoccupare famiglie ed imprese ed aumentare la già elevata avversione al rischio? Devono fare perdere il sonno ai dirigenti della Ragioneria Generale dello Stato e del Dipartimento del Tesoro. Credo sia bene esaminarli alla luce della teoria economica e di un raffronto comparato con altri Paesi. Veniamo, in primo luogo, al debito pubblico; è un incremento fisiologico in una fase come l’attuale caratterizzata da una recessione. Tuttavia, l’andamento del debito pubblico italiano va considerato tenendo presente due elementi: a) è in grandissima misura nelle mani di italiani (individui od imprese o intermediari finanziari); b) è finanziato grazie all’alto tasso di risparmio degli italiani (attorno al 16% del reddito disponibile: In effetti, l’alto debito pubblico e l’elevato saggio di risparmio sono due volti del medesimo fenomeno, sottraendo dallo stock di debito pubblico, lo stock di risparmio privato si giunge ad una cifra tutto sommato gestibile (meno del 60% del pil). A titolo d’esempio si può guardare all’andamento del debito totale Usa (finanziato in gran misura dell’estero): sommando individui, imprese, settore finanziario e pubblica amministrazione) siamo, anche a ragione di salvataggi e nazionalizzazioni, a 300% del pil- il doppio del 150% riportato nel 1929 , alle soglie della Grande Depressione.
E’ un risultato della virtù dei singoli o delle famiglie od anche della politica. Da valutare l’andamento del credito totale interno rispetto al pil nominale dal 1997 al 2007 – ossia il decennio detto della “grande moderazione” precedente la crisi in corso. Mostra come in Italia ci sia stata (quale che fosse il colore del Governo) una politica prudenziale rivolta, nel decennio, sia a contenere l’inflazione sia a mantenere la crescita. La virtù privata, quindi, ha trovato un cornice nelle politiche pubbliche, notevolmente superiore a quanto avvento in gran parte dei Paesi Ocse.
E la flessione delle entrate? Rispecchia la contrazione del pil dovuta alla recessione: la nostra struttura tributaria, basata su Ire e Iva, è molto elastica a reddito e valore aggiunto. Come si raffronta con il resto del mondo? In Italia si è applicata una strategia rigorosa di contenimento della spesa, anche in quanto non sono state necessari salvataggi e nazionalizzazioni. Per il 2009, i 20 maggiori econometrici internazionali stimano un rapporto tra disavanzo e pil al 4,5% mentre la media per i “grandi” Paesi Ocse è il 9%.
Sonni tranquilli? La situazione è delicata ma non occorre fare ricorso al Tavor. Basta la Melatonini.
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