Con Götterdämmerung (Il Crepuscolo degli Dei) , in scena a Firenze sino al 9 maggio ed a Valencia in giugno e luglio, si conclude la nuova produzione del wagneriano “Anello del Nibelungo” curata da la Fura dels Baus ed iniziata a Firenze nel giugno 2007: circa 15 ore di musica in quattro opere. “L’Anello” è una complessa saga cosmica (dalla nascita alla fine del mondo) con oltre 30 protagonisti ed un enorme organico orchestrale. “Il Crepuscolo” tiene gli spettatori in teatro dalle 18 alla mezzanotte circa. Due altre produzioni importanti de “L’Anello” si concludono in queste settimane : quella de La Fenice-Colonia (in chiave politica) e quella di Aix-Salisburgo (in chiave intimista).
L’allestimento de la Fura dels Baus si distingue dagli altri in quanto è un esempio, forse il più completo sino ad oggi, di teatro totale in cui, non solo grazie ai sovratitoli si comprende ogni parola, ma musica e dramma sono coniugati con alta tecnologia (da proiezioni anche tridimensionali su dieci enormi schermi ad effetti speciali da film hollywoodiano), con acrobazie, con movimenti coreografici. Tecnologia, acrobazie e movimenti coreografici non solo rispettano la complessa partitura ma sono studiati in modo da esaltarla e da meglio far intendere i complicati intrecci tematici. Per sei ore (intervalli compresi) lo stupore degli spettatori non ha soluzioni di continuità. Lo spettacolo (che sarebbe potuto scivolare nel cattivo gusto) coglie e mantiene un delicato equilibrio tra fantascienza e poesia, dando rilievo ai momenti intimistici ma voltando la spalle a letture politico-sociologiche.
Zubin Mehta , che circa trenta anni fa, proprio a Firenze, aveva curato la direzione musicale di un “Anello” memorabili (regia Ronconi, scene e custodi Pizzi), fornisce una interpretazione musicale eminentemente lirica (differente da quella drammatica dell’edizione fiorentina fine Anni 70). Molto buono il cast vocale internazionale, specialmente il prestante Lance Ryan (Sigfrido), la svettante (negli acuti) Jennifer Wilson (Brunilde), la sensuale Bernardette Flaitz (Guttrune), nonché il Gunter di Stefan Stoll e l’Hagen di Hans-Peter Köning.
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