mercoledì 27 maggio 2009

Meglio raffrontare il Dpef con il Ruef Il Pil italiano crolla ma una Finanziaria bis sarebbe una trappola. L'Occidentale 26 maggio

Anche se non è ancora passata molta acqua sotto i ponti del Tevere dal giorno in cui il Governo ha presentato il Dpef-2009 -2013 e la pertinente manovra di correzione della finanza pubblica, la crisi finanziaria ed economica attraversate dall’economia internazionale hanno cambiato drasticamente il quadro, sia macro-economico sia micro-economico, rispetto all’estate scorsa. Tanto che nei corridoi del Palazzo si chiede se non sia il caso di far seguire il Ruef (Rapporto unificato di economia e finanza pubblica) da una nuova manovra di aggiustamento da presentare al Parlamento dopo le elezioni europee – una vera e propria finanziaria bis sul tipo di quelle consuete negli Anni Ottanta e Novanta.

Vale la pena perseguire questa strada? Oppure i rischi superano le eventuali opportunità? Si tratta di “rumors” che per il momento non trovano alcun riscontro a Via Venti Settembre , dove la manovra dovrebbe essere allestita prima di essere discussa con i Ministeri di spesa e finire sul tavolo del Consiglio dei Ministri.

Le più recenti previsioni (22 maggio) dei 20 centri di ricerca econometrica (tutti privati , nessuno italiano) stimano al 4% la contrazione del pil dell’Italia nell’anno in corso (dopo una contrazione dell’1% nel 2008) e una lenta ripresa nel 2010 (1%) rispetto ai minuscoli aumenti (0,5-0,3%) previsti, quando è stato approntato il Dpef, rispettivamente per il 2008 ed il 2009 ed un miglioramento più sostenuto (1,5%) preconizzati per il 2010. Altre stime – ad esempio, Fmi- affermano che nell’anno in corso la caduta del pil dell’Italia sarà del 5%. Altre ancora arrivano al 5,5% ed una prosecuzione di tassi negativi nel 2010. Senza dubbio, saggi di crescita negativi di queste dimensioni non possono non avere effetti sul debito pubblico (gli ultimi dati Bankitalia avvertono che lo stock ha raggiunto nuovi record) e sulle entrate fiscali e parafiscali (che esporrebbero una riduzione del 5% rispetto a quanto stimato nel Dpef). Si potrebbero citare altri dati: la settimana che inizia il 25 maggio, terranno banco quelli dell’Istat. Tuttavia, troppa attenzione a questo od a quell’indicatore ci fanno dimenticare che sono spesso non omogenei o per natura della costruzione dell’indice o per il tasso temporale che ciascuno di essi copre.

Quindi, è bene raffrontare il Dpef con il Ruef – documenti omogenei e redatti dalle stesse mani. Il Ruef non è un documento programmatico – nel suo recente libro Alla ricerca dell’economia perduta: le proposte di politica economica in Italia dal 2001 al 2008, Bruno Costi passa in meticolosa rassegna i documenti formulati nel primo decennio di questo secolo per concludere che si tratta di “buone intenzioni” da giustapporre al “realismo solitamente consegnato alla finanziaria ed al bilancio”. E’, invece, un’analisi degli andamenti economiche che può o non po’ contenere indicazioni di politica legislativa.

Il Ruef di fine aprile stima un indebitamento netto della p.a. per il 2009 al 4,7% con un aumento di oltre punto percentuale circa rispetto a quanto previsto dal Dpef. La determinante, però, non sarebbe unicamente il calo delle entrate (in relazione alla contrazione del pil) ma anche la conclusione più rapida (di quanto inizialmente stimato) di alcuni rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, la riduzione dei tempi per il pagamento di debiti della PA verso le imprese ed altre misure orientate allo sviluppo. Tanto l’aumento dello stock di debito quanto l’incremento del rapporto indebitamento-pil superano i vincoli posti dal “patto di stabilità”; ma tutti i Paesi dell’area dell’euro soffrono di problemi analoghi e l’interpretazione del “patto” effettuata dall’Eurogruppo nel marzo 2005 (in sostanza un allentamento dei vincoli in caso di recessione). Il Reuf preconizza anche un graduale miglioramento nel 2010-2011, ma avverte che si opera in un contesto d’incertezza.

E’ questo il punto centrale. L’incertezza è molto differente dal rischio (i cui effetti possono essere quantizzati facendo ricorso a tecniche, più o meno complicate, di calcolo delle probabilità). Per quantizzare l’incertezza occorre fare ricorso a metodiche non semplice, e non condivise nella zona dell’euro, di “opzioni reali”; le esperienze effettuate, poi, riguardano investimenti e programma ben precisi non l’intera gamma delle politiche pubbliche, il sottostante di una eventuale finanziaria bis.

D’altro canto, navigando a vista, una finanziaria bis sarebbe irta di trappole – sia di imboscate sia di emendamenti particolaristici. Meglio continuare sulla strada degli aggiustamenti, in gran misura a carattere amministrativo non normativo, in corso d’opera in attesa che il quadro internazionale sia più chiaro.


<a href="http://arcus.adbureau.net/accipiter/adclick/CID=000005b70000000000000000/acc_random=31934126/SITE=LOCCIDENTALE/AREA=ROS/AAMSZ=300X250/pageid=78626970"><img src="http://arcus-images.adbureau.net/arcus/ARCUS_ZED_300x250.swf" alt="Alternate Ad Image Text Goes Here!" width="300" height="250" border="0"></a>
La URL per il trackback di questo articolo è:

Nessun commento: