martedì 12 maggio 2009

GLOBALIZZAZIONE, ORA SERVE DAVVERO, Il Tempo 12 maggio

Mentre la crisi finanziaria ed economica faceva temere la “de globalizzazione” (ove non di ritorno a frammentazione a ragione di protezionismi vecchi e nuovi), il mercato mondiale dell’auto è in grande ebollizione. In Germania, viene annunciata la fusione tra la Porsche (tradizionalmente legata alle marche di lusso) e la Volkswagen (la marca delle utilitarie), mentre la Bmw ribadisce il suo aristocratico distacco da “la danza dei suoi rivali”(secondo un banchiere tedesco). La Fiat-Chrysler, di cui Sergio Marchionne sarà verosimilmente l’amministratore delegato, punta non solamente alla Opec ma pure alla svedese Saab per creare un gruppo atlantico a vocazione mondiale.
Occorre porsi tre domande . Cosa ha innescato il riassetto di un settore in grandi difficoltà? Quale è il ruolo dell’industria italiana in questo processo? E quale il ruolo delle politica in queste settimane che precedono il G8 (ed anticipano un nuovo G20?
In primo luogo, la crisi è spesso la molla per darsi la mossa necessaria allo sviluppo. Nel settore dell’auto, la crisi è stata aggravata nel Michigan (non negli altri Stati Usa) dove sono entrate in gioco non solo determinanti industriali e gestionali ma anche la politica: forti contributi dei metalmeccanici alla campagna elettorale di Obama e concessioni salariali (e non solo) maggiori che nel resto degli Stati Uniti. La politica ha pure fatto sì che si trovasse un percorso differente da quello che sarebbe stato naturale: il fallimento di GM e Chrysler e la loro eventuale rinascita su basi nuove e sane.
In secondo luogo, l’industria italiana ha colto le “opzioni call” determinate da questa situazione. Analogamente con quanto tentò AirFrance-Klm nei confronti di Alitalia, la Fiat si è inserita nelle opportunità aperte dal collasso di “major” con sede centrale nel Michigan. Non è una strada del tutto spianata. Oltre alla difficoltà indicate su Il Tempo del 4 maggio si prospetta la necessità di una forte leva finanziaria, che potrebbe diventare pesante se l’iniezione di liquidità provocate dalle politiche della moneta e del bilancio attuate specialmente negli Usa e nel Regno Unito, innescheranno una nuova ondata d’inflazione (e relativi aumenti dei tassi d’interesse).
La politica (che ha avuto un ruolo nell’aggravare la situazione delle “major” del Michigan) ha adesso una funzione nel facilitare (invece che frenare od impedire) un riassetto che è essenzialmente una razionalizzazione. Non si tratta di dare contributi (diretti od indiretti) a questa od a quella azienda – o conglomerato- ma di impedire che una frenata della globalizzazione (od ancor peggio) una marcia indietro blocchino l’accesso ai mercati (quelli emergenti oppure appena emersi) dove nei prossimi 4 decenni ci sarà una domanda per 20 miliardi di auto. Ne sarebbero danneggiati tutti- in primo luogo i consumatori di India e Cina. Il G8 ed il G20 non possono marcare visita o trincerarsi in un assordante silenzio.

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