Musica, al via le celebrazioni per Giovanni Battista Pergolesi
Roma, 15 mag (Velino) - Il 5 giugno, nel bel teatro della piccola Jesi (Ancona), iniziano con un concerto diretto da Claudio Abbado alla guida dell’Orchestra Mozart le celebrazioni per i 300 anni della nascita di Giovanni Battista Pergolesi. Il programma comprende la rappresentazione entro l’autunno del 2010 di tutte le opere del compositore sia a Jesi (dove nacque) sia a Pozzuoli (dove morì a soli 26 anni), spesso in coproduzione con altri teatri italiani e stranieri. È un evento importante su cui si sono accesi i riflettori internazionali. Quando, circa dieci anni fa, il musicologo Vincenzo De Vivo accennò all’organizzazione di un festival a Jesi e dintorni dedicato a Gaspare Spontini e a Pergolesi, non pochi furono coloro che si mostrarono perplessi. Jesi è rimasta nei libri di storia per avere dato i natali a Federico II, ma è anche il luogo di nascita di due musicisti che in modo, misura ed epoche differenti hanno trasformato il teatro in musica europeo: appunto, Spontini e Gian Battista Draghi (o Drago, le fonti documentarie non collimano) detto Pergolesi in quanto discendente da una famiglia di Pergola.
L’occasione del festival veniva offerta dai 150 anni dalla morte di Spontini, il quale a cavallo Settecento ed Ottocento fu un vero e proprio Titano nel teatro lirico francese e tedesco. La manifestazione jesina avrebbe incluso anche Pergolesi, in vista della ricorrenza del 2010. L’entusiasmo non mancava, il festival sarebbe stato finanziato quasi interamente dagli enti e dalle imprese locali. Per risparmiare si sarebbe fuso con l’esistente “teatro di tradizione” (il “Pergolesi” di Jesi), avrebbe valorizzato i magnifici piccoli teatri di Maiolati Spontini, Monsano, Montecarotto, Monte San Vito e San Marcello, si sarebbe posto come strumento di marketing territoriale dando vita a un circuito teatrale-musicale marchigiano e avrebbe lanciato collaborazioni internazionali anche intercontinentali. C’erano, insomma, le carte per tentare.
Grandissimo è stato l’impatto di Pergolesi sullo sviluppo della musica e in particolare del teatro in musica. In 26 anni di vita, di cui soltanto sette di professione, Pergolesi ha composto relativamente poco, nonostante gli siano stati attribuiti molti lavori. Formatosi a Napoli, al “Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo”, le sue prime opere di composizione furono a carattere religioso: “La fenice sul rogo, ovvero la morte di San Giuseppe, oratorio in 2 parti”, “Li prodigi della Divina Grazia nella conversione di San Guglielmo Duca d'Aquitania”, la “Messa in Re maggiore”. “Salustia”, con cui Pergolesi esordì al Teatro di San Bartolomeo, avrebbe dovuto lanciarlo definitivamente, ma non riscosse il successo sperato anche perché, venne a mancare, alla vigilia della prima rappresentazione, il cantante per cui era stata scritta (il Nicolino) e dovette essere riscritta per il più giovane e meno abile Gioacchino Conti. Un’analisi della partitura documenta come in questa e nell’“opera seria” successiva (“Il Prigionier Superbo”), Pergolesi avesse fatto uno sforzo non solo di assimilare, ma di rendere chiaro e trasparente il linguaggio dei musicisti allora all’avanguardia (Leo, Hasse, Vinci). In “Adriano in Siria”, Pergolesi affrontò tutte la opportunità che il “sistema melodrammatico” potesse offrire. Ne “L’Olimpiade”, che da Jesi partì per una lunga tournée nel 2003, fece una scelta stilistica intimista. Accanto a questo percorso nel teatro serio, ne svolse uno parallelo nella musica sacra (“Salve Regina”, “Stabat Mater”) e soprattutto nella commedia in musica (“Lo’ Frate Innamoratu”, “La Serva Padrona”, “Livietta e Tracollo”, “Il Flaminio”). In tutte queste composizioni, anche le più religiose o le più esilaranti, psne al centro “il palpito dell’anima”, come ha acutamente scritto Francesco Degrada.
Fu questo “palpito dell’anima”, ancor più della rappresentazione a Parigi nel 1752 de “La Serva Padrona” (peraltro già messa in scena nella capitale francese nel 1746), a scatenare “la querelle des bouffons”, la polemica durissima fra tradizione francese e musica italiana che segnò un punto di svolta non solo nella storia della musica ma nell’evoluzione dell’illuminismo (Rousseau si schierò sul fronte italianofilo e compose un’opera, “Le Devin du Village”, di stile pergolesiano, oltre che un breve trattato di estetica, “Lettre sur la Musique”). La “querelle” influenzò la musica e la politica, anche al di là del Reno. Pergolesi era morto di tisi a Pozzuoli da circa tre lustri, ma la sua musica e la sua leggenda (recenti analisi hanno concluso che solo otto dei 21 pezzi utilizzati da Stravinskij per il suo “Pulcinella”, ufficialmente basato su trascrizioni da Pergolesi, sono stati composti dalla jesino) non scomparvero con lui. Non solo le edizioni critiche e le esecuzioni avviate a Jesi ci permettono di qualificarlo come un “anticipatore”, ma la frequenza con cui le sue composizioni vengono utilizzate come musica da film (non solo in Europa occidentale ma anche negli Usa e in Russia) ci fornisce la definitiva conferma che questo malaticcio autore della prima metà del Settecento sa parlare anche al grande pubblico dei nostri giorni.
(Hans Sachs) 15 mag 2009 11:49
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