“Amica” (accento sull’ultima vocale) di Pietro Mascagni è stata composta, sulla scorta di un drammone di Paul Bérel, per il pubblico d’Oltralpe in seguito al successo di “Cavalleria Rusticana” che aveva travolto il teatro in musica in tutta Europa. Prima rappresentazione a Montecarlo nel 1905, con il gran mondo internazionale della musica: protagonista l’avvenente Geraldine Farrar (maggiore cantante wagneriana del momento e, con Enrico Caruso, star assoluta del Metropolitan). Esiti più che lusinghieri non solamente in Francia ed in Italia ma anche in America Latina sino alla fine degli Anni 30. Pochi saltuari allestimenti nel dopoguerra. Sparita dai palcoscenici nel 1957, è stata rilanciata nel 2007 al Festival di Martina Franca. Ben sei teatri hanno lavorato ad un’edizione che, salpato all’Opera di Roma il 7 ottobre, si vedrà a Montecarlo, Livorno, Lucca, Pisa e Rovigo nei prossimi mesi.
E’ una tragedia truculenta dell’amore di due fratelli per la stessa donna (Amica) nelle campagne e montagne della Savoia. Dura circa 90 minuti compreso il magnifico “intermezzo” orchestrale di 14 minuti. Ha, per alcuni aspetti, un andamento cinematografico (nell’allestimento si utilizzano proiezioni delle Alpi in bianco e nero durante l’”intermezzo”). La scrittura orchestrale (per un organico molto vasto e con “asolo” di solisti e di gruppi di strumenti) e vocale (declamato che scivola in ariosi, un terzettone, importanti parti corali) è molto complessa: un Mascagni impregnato di stimoli d’Oltralpe e d’Oltrereno.
Efficaci le scene (Rudy Sabounghi) e la regia (Jean Louis Grinda), pur se c’è un errore di base: il fratello che, da libretto, dovrebbe essere brutto è un l’aitante tenore spagnolo Enrique Ferrer mentre quello che dovrebbe essere il fratello attraente è il baritono Alberto Mastromarino, notoriamente piuttosto soprappeso ed all’apparenza anziano. Amarilli Nizza è la tormentata protagonista a cui dà corpo e voce con bravura e sensualità. Altro problema è la dizione: nessuno dei protagonisti è francese (anche se Ferrer divide la sua carriera tra Spagna, Francia e Usa) con il risultato che si perde una dimensione importante in un dramma di questo genere- il nesso tra parola e musica.
Il difetto principale dell’esecuzione è la direzione musicale: il giovane Antonino Fogliani ha diretto (senza, peraltro, successi straordinari) principalmente Rossini, Donizetti e si è accostato a Verdi. Questa partitura, breve, ma in cui il verismo già si tinge d’espressionismo non è forse adatta alla sua sensibilità od al punto in cui è arrivato nella sua progressione di carriera. Ci va giù duro con la bacchetta in modo eccessivamente pesante, facendo perdere smalto anche al magnifico intermezzo (lo si raffronti con l’edizione in disco della radio ungherese). Dato che il cammino di questo allestimento è appena iniziato, alcuni accorgimenti possono essere presi nel percorso in calendario nei prossimi mesi per fare rifiorire un’”Amica” che ora pare appassita. E di difficile rilancio nei cartelloni dei teatri.
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