domenica 26 ottobre 2008

UN EVENTO PUO’ DIVENTARE UN’OCCASIONE DA NON PERDERE PER LA POLITICA L'Occidentale del 26 ottobre

Il festival verdiano si dipana per 28 giorni (tante quante le opere del maestro, “Messa da Requiem” compresa); ha il suo centro a Parma; coinvolge anche Busseto e Reggio Emilia. Il programma è ricco: quattro nuovi allestimenti (“Giovanna d’Arco”, “Nabucco” (a Reggio Emilia), “Il Corsaro” (a Busseto), “Rigoletto”), tutte le altre opere presentate in sintesi con parti cantate , concerti di livello internazionale (ad esempio, la Filarmonica di San Pietroburgo), una serie di iniziative speciali per avvicinare i giovani, specialmente gli studenti al Cigno di Busseto, la preparazione di un’integrale in DvD da completarsi entro il 2013. Grande attenzione da parte della stampa e della critica internazionale (pure dal “Wall Street Journal”, di norma molto parco in materia d’informazione musicale e di recensioni di spettacoli dal vivo, specialmente se di “musica classica”. Gruppi di turisti musicali dalla Germania, dalla Francia ed anche dalla lontana Svezia, nonché ovviamente dagli Usa. Quindi, il progetto lanciato quattro anni fa di fare diventare Parma “capitale europea della musica” sta prendendo corpo.
Ho trattato in altra sede sugli aspetti più strettamente musicali del Festival: il consuntivo artistico (ora che si è giunti ad oltre metà strada nella manifestazione musicale monografica più importante dell’anno – il Governo sta predisponendo un provvedimento per “i festival d’importanza nazionale”) è indubbiamente positivo. Quello contabile potrà essere fatto tra alcuni mesi.,
In questo nostro “orientamento quotidiano”, mi sembra utile lanciare tre idee che possono essere a supporto del Festival e di misure per renderlo ancora più efficiente e più efficace:

a) In primo luogo, gli organizzatori dovrebbero commissionare uno studio analitico degli impatti economici del Festival in termini di valore aggiunto e sua distribuzione tra settori produttivi e fasce di reddito. Uno studio analogo è stato fatto circa 15 anni fa dall’Università d’Urbino per conto del Rossini Opera Festival. Ne sono stati condotti molteplici (ma non d’alta qualità e, comunque, più sociologici che economici) per il Ravello Festival. Oltre un quarto di secolo fa, l’allora giovane Bruno Frey (Università di Zurigo) ne condusse uno sul Festival di Salisburgo; la traduzione italiana è stata pubblicata dalla casa editrice Il Mulino nel libro dal titolo “Muse e mercati”. L’Università di Parma e l’istituto di ricerche della Regione Emilia-Romagna hanno la capacità di effettuare l’analisi. Che potrebbe rivelarsi strumento potente non solamente per un maggiore intervento pubblico ma anche per attirare sponsorizzazioni private.
b) In secondo luogo, il Festival sta realizzando l’”integrale” delle opere di Verdi in Dvd da completare in occasione del bicentenario dalla nascita nel 2013. Verdi è un importante simbolo di italianità ed elemento di coesione per gli italiani all’estero (esistono “club dei 27” anche a Caracas ed a Pretoria). D’intesa con la Direzione Generale competente del Ministero degli Affari Esteri, il Festival potrebbe mettere a disposizione del centinaio circa di Istituti italiani di cultura all’estero tanto i DvD (man mano che vengono prodotti) quando guide per spiegare l’opera ed organizzare (nell’ambito degli istituti) serate verdiane con la visione dell’opera seguita da un dibattito e , se possibile, preceduta da una conferenza di un musicologo locale.
c) In terzo luogo, utilizzare il Festival come strumento per “esportar cantando”. D’intesa con l’Ice , diffondere i DvD ed organizzare serate verdiane in occasione di esposizioni internazionali – penso a quella mondiale a Shangai il prossimo anno , ma anche e soprattutto ad altre più capillari pur se più piccole. Potrebbe essere una leva importante.

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