venerdì 17 ottobre 2008

RIPRENDE LA CORSA IL “CORSARO” DI VERDI, Il Velino 17 ottobre

Curioso il destino de “Il Corsaro”, opera di Verdi che di poco precede la “trilogia popolare” (“Rigoletto”, “Trovatore”, “Traviata”) e che ebbe grande successo tra il 1848 (data della prima a Trieste) ed il 1861, per sparire sino a quando venne ripresa, in edizione da concerto, nel cortile del Palazzo Ducale di Venezia per due esecuzioni nel 1963. Da allora, rare le rappresentazioni in forma scenica , soprattutto in Italia mentre la si incontra abbastanza spesso nei cartelloni tedeschi ed americani. E’ augurabile che le recite (sino al 27 ottobre) nel piccolo e delizioso Teatro Verdi di Busseto lo rimettano in corsa.
Per quanto composto (piuttosto rapidamente) negli anni di maggiori pulsioni risorgimentali, tratto da un romanzo in versi di Byron, “Il Corsaro” ha poco o nulla di patriottico. In Byron, il protagonista Conrad (diventato Corrado nel libretto di Francesco Maria Piave), è un introverso; a guida sì di una ciurma di corsari che difendono i mari dalle escursioni degli ottomani sulle costo europee, ma preso soprattutto da meste riflessioni sul significato dell’esistenza in un mondo senza speranza e senza aldilà. Per Piave e Verdi siamo invece in una vicenda di avventura analoga a quelle di molti film degli Anni Quaranta (pensiamo a “Il Corsaro dell’Isola Verde” e a “Le Avventure del Corsaro Nero”). Il bel Corrado è amato da due donne, Medora e Gulmara. La seconda è la favorita del crudele, e sadico, Pascià Seid. Corrado tenta di bloccare, con uno stratagemma (si traveste da Derviscio), le scorrerie di Seid, ma viene preso prigioniero e condannato a morte lenta tramite atroci torture. Gulnara lo aiuta a fuggire(visto che c’è la fanciulla ne approfitta anche per accoltellare Seid nel sonno) ed a tornare sulle suo coste, dove però Medora, sapendolo morto, sta spirando avvelenata. Byroniamente, Corrado si suicida buttandosi in mare – in Byron, però, non c’è suicidio ma semplicemente il protagonista sparisce alla ricerca di altre avventure. La partitura – attenzione- è l’ultima di un certo tipo di opera verdiana ed anticipa molti tratti del “Trovatore”.
La regia di Lamberto Puggelli , le funzionali scene di Marco Capuana ed i bei costumi di Vera Marzot rendono questo “feuilleton” un veloce romanzo d’avventure, con un ritmo quasi cinematografico e con alcuni dettagli osé (quali gli amori saffici nell’harem del Pascià). Carlo Montanaro dirige l’orchestra disciplinatamente; un’orchestrazione semplice gli confà. Di grande livello il cast di giovani messo insieme per questo “Corsaro”. Eccelle Bruno Ribeira, un tenore portoghese molto giovane, e bel ragazzo, che debutta nel ruolo: ho un timbro chiaro, un fraseggio perfetto, sa “spingere” senza mostrare alcuno sforzo anche dando di scherma e correndo su e giù sulla tolda delle navi (omnipresenti nell’opera). Molto buona un’altra giovane al debutto: Silvia Della Benetta nel ruolo di una piacente Gulnara. Il baritono Luca Salsi (Seid) funziona molto bene al centro ma ha difficoltà con gli acuti. Irina Lungu (Medora) è sempre bella ma è stata , la sera in cui la ho ascoltata, vocalmente al di sotto delle aspettative.

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