lunedì 6 ottobre 2008

NABUCCO: OVVERO LA PERDITA DELLA FEDE, Il Velino 6 ottobre

Su “Il Nabucco”, seconda opera del Festival Verdi 2008 . in scena nel magnifico Teatro “Romolo Valli” di Reggio Emilia – grava una leggenda: deluso dall’insuccesso della sua prima opera comica (“Un giorno di regno”) e, soprattutto, psicologicamente distrutto dalla morte della moglie e dei due figli bambini, Verdi avrebbe deciso di buttare la spugna e fare un altro mestiere, ma il suo editore Ricordi gli fece trovare, quasi per caso, il libretto di “Nabucco” aperto sulla pagina del coro “Va pensiero”; patriotticamente, il compositore sarebbe stato acceso di sacro fuoco ed avrebbe ri-conminciato la carriera.
In effetti, Verdi era sì disperato per le tragedie familiari e professionali che lo colpivano in quegli anni (ne aveva 27-28 di età) , ma, da leale suddito del Granducato di Parma e Piacenza, poco aveva a che fare con le tensioni pre-risorgimentali ed i movimenti carbonari già nell’aria a Milano. Aveva un dramma più intimo: vacillava quella Fede che lo aveva accompagnato sin da quando suonava l’organo nella Chiesa di Busseto. In effetti, non fu tanto “Va pensiero” (coro che peraltro passò del tutto inosservato alla prima alla Scala il 9 marzo1842) quando quello conclusivo “Immenso Jehova” (bissato al debutto alla Scala) ma colmo di ambiguità, con una forte volontà di potenza , sotto una patina religiosa.
Nello scombinato libretto di Temistocle Solera( lui sì patriota, ma anche libertino, politicante, cospiratore ed antiquario fallito), tutti perdono la Fede (e più o meno la ritrovano): la principessa assira Fenena si converte all’ebraismo, Zaccaria gran sacerdote degli ebrei minaccia di accoltellare la figlia del Re Assiro, questi impazzisce e, quando rinsavisce, distrugge la statua del Dio dei suoi avi e si piega a quello degli ebrei (senza , però, convertirsi e restando, quindi, in un limbo),la protagonista Abigaille ha un solo nume – il potere politico assoluto – e conosce una sola strada – il tradimento di tutto e di tutti (anche di sé medesima). Durante le prove dell’opera, ricordiamolo, Verdi incontrò la donna della propria vita , la “ateissima” (si definiva proprio così) Giuseppina Strepponi, con cui visse “in peccato” (e venne fortemente stigmatizzato nella stessa comunità artistico-intellettuale milanese, tutt’altro che liberale anche quando si professava tale) per diversi anni prima di giungere al matrimonio.
Di norma gli allestimenti di “Nabucco” non colgono questo aspetto e pongono l’accento su tensioni pre-risorgimentali. Uno dei meriti della messa in scena di Daniele Abbado (scene e costumi di Luigi Perego) è di farlo percepire, almeno agli spettatori più accorti. Gli ebrei sono in abiti novecenteschi (tranne Zacaria, Abdallo e Ismaele), gli altri in costumi da film biblico. Efficace la scena: il muro del pianto che si trasforma in più ambienti (i giardini pensili, il deserto, la prigione, e via discorrendo). Buone le luci.
Verdi aveva 29 anni quando compose “Nabucco”. Gran parte del successo dello spettacolo è da attribuirsi al 29nne Michele Mariotti. Avevo criticato lo scorso novembre la sua concertazione, al Comunale di Bologna, di “Simon Boccanegra” , opera forse troppo complessa per una bacchetta giovane. Con gesto elegante, Mariotti regala un “Nabucco” terso, impetuoso, pieno dell’irruenza, i tratti che dovevano caratterizzare un Verdi non ancora trentenne e tormentato da vicende personali, professionali e religioso-filosofiche. Mariotti si pone come la risposta italiana a Gustavo Dunadel, a Robin Ticciati ed a concertatori della più giovane generazione.
L’Abigaille di Dmitra Theodossiou eccelle nel registro di centro e nelle mezze voci ma ha difficoltà nei guizzi di agilità che comporta la parte. Un efficace Nabucco è Anthony Michael-Moore, ma deve lavorare di più sul legato. Ottimo lo Zaccaria di Carlo Colombara. Un po’ sbiaditi i due giovani innamorati (Mickail Spadaccini, Ismaele, e Daniela Innamorati), Grande successo di pubblico; l’opera non si rappresentava a Reggio Emilia dal 1979.

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