lunedì 6 ottobre 2008

CERCASI GIOVANNE D’ARCO PER IL NUOVO SECOLO, L'Occidentale 6 ottobre

Mai come in questi giorni gli italiani si sono interessati alla pulzella d’Orléans. Mercoledì primo ottobre, a Parma l’edizione 2008 del Festival Verdi sarà inaugurata con un nuovo allestimento di “Giovanna d’Arco” del cigno di Busseto – opera raramente eseguita (ne ricordo una messa in scena al Comunale di Bologna verso la metà degli Anni 90); la regia è di Gabriele Lavia, dirige Bruno Bartoletti, il cast è di grande rilievo (Svetla Vassilleva nel ruolo della protagonista, Evan Bowers in quello di Carlo VII e Renato Bruson in quello di Giacomo, padre di Giovanna). L’opera resta in cartellone sino alla fine del mese e se ne annunciano tournée e riprese. Il 12 ottobre, al Parco della Musica di Roma la stagione 2008-2009 si apre con la produzione semi-scenica di “Jeanne d’Arc au Bûcher” di Arthur Honneger su testo di Paul Claudel. Anche in questo caso, si tratta di un appuntamento importante: concerta Antonio Pappano; la regia (che, seguendo le intenzioni di Honneger prevede elementi cinematografici) è di Keith Warner; le scene ed i costumi sono affidati a Es Devil; il cast include, nei ruoli recitanti, Romane Bohringer e Tchéky Karyo (due noti attori di cinema) ed, in quelli cantati, Susan Gritton, Maria Radner e Donald Kaash.
Tra questi due eventi musicali, si terrà l’11 ottobre una vera e propria maratona cinematografica negli Spazi del MUSA, il Museo degli Strumenti Musicali dell'Accademia. Quattro film ispirati alla Pulzella d’Orléans: “La Passione di Giovanna d’Arco” (1928) di Carl Th. Dreyer, il più assordante film muto della storia del Cinema, tanto è il dolore urlato dagli scultorei primi piani di René Falconetti che ascolta quasi in stato di trance le accuse che le vengono mosse nel corso del processo. “Giovanna d’Arco al Rogo” (1954) di Roberto Rossellini, trasposizione cinematografica dell’oratorio di Honegger e Claudel, con una straordinaria Ingrid Bergman che recita in italiano (ma di cui si può trovare un DvD con recitazione e canto in francese); “Il Processo di Giovanna d’Arco” (1963), austero e glaciale capolavoro di Robert Bresson, che ne scrisse la sceneggiatura basandosi sulle minute originali del processo; infine la “Giovanna d’Arco” (1999) di Luc Besson, la spettacolare versione ricca di effetti speciali e dei virtuosismi della cinepresa tipici del regista di Léon e del Quinto Elemento: fulgida protagonista, Milla Jovovich.
La “Giovanna d’Arco” di Verdi si distingue dalle altre: è un lavoro giovanile del compositore tratto da una tragedia di Schiller. Verdi aveva appena perso la Fede dopo la morte della moglie e dei figlio (se c’è il Male – argomentava- non ci può essere Dio). Nel testo del poeta tedesco, la Pulzella è combattuta tra la missione sovrannaturale e la propria natura umana, nell’opera di Verdi la vicenda “è ridotta ad un fatto di passione amorosa” (per il Re di Francia) - ha scritto 30 anni fa il musicologo Claudio Casini. In effetti, Giovanna non muore sul rogo , ma combattendo come un’indiavolata eroina RISORGIMENTALE. E che fosse “indiavolata” ne era convinto (nel pessimo libretto di Temistocle Solera, quello stesso del “Nabucco”) il padre Giacomo, il quale la diede all’inglese, prima di pentirsene amaramente nel finale.
Quindi, andiamo da una Giovanna combattente (quella di Verdi) ad una tormentata dal dubbio (quella di Claudel), ad una la cui passione replica quella di Cristo (quella del luterano Dreyer e del cattolico Bresson) ad una spettacolare, ed avvenentissima, (quella di Besson). Quattro sfaccettare differenti che interpretano le contraddizioni e le ambiguità di questo inizio di XXI secolo. Proprio in quanto interprete di contraddizioni e di ambiguità (pensiamo anche alla “Santa Giovanna” di George Bernard Shaw) oggi è tanto attuale.

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