LE NOZZE DI FIGARO/ Strehler debutta all'Opera di Roma
Pubblicazione: martedì 26 maggio 2015
Foto di Yasuko Kageyama
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NEWS ROMA
A quasi vent’anni dalla morte (la
notte di Natale del 1997), Giorgio Strehler debutta al Teatro dell’Opera di
Roma, con Le Nozze di Figaro di Wolfgang A. Mozart su libretto di
Alessandro Da Ponte.
Ovviamente, non si tratta di uno
spettacolo nuovo: ha più di quarant’anni. Lo vidi nella primavera del 1976,
quando la produzione apparteneva non al Teatro alla Scala (da cui il Teatro
dell’Opera di Roma lo ha avuto in prestito) ma all’Opéra de Paris che,
quell’anno, fece una ministagione alla Opera House del Kennedy Center di
Washington, dove risiedevo. Quell’anno per celebrare i duecento anni
dall’indipendenza degli Stati Uniti, a Washington si esibirono non solo le due
compagnie della capitale Usa (la Washington Opera, che presentava in lingua
originale, e la Washington City Opera, che offriva unicamente repertorio e
sempre in traduzioni ritmica in inglese, ove non si trattasse di opere
americane e britanniche) e di New York (Metropolitan Opera e New York City
Opera) ma anche quattro dei maggiori teatri lirici internazionali con il meglio
della loro produzione: la Scala di Milano, l’Opéra de Paris, il Bolshoi e la
Deutsche Oper-Berlin).
Le Nozze erano state concepite da Strehler,
e dai suoi collaboratori Ezio Frigerio per le scene e l’allora giovanissima
Franca Squarciapino per i costumi, non per il Palais Garnier a Place de l’Opéra
(allora l’Opéra Bastille era ancora nel grembo degli Dei) ma per il piccolo
teatro di Corte di Versailles. Un teatro che aveva , ed ha, un impianto scenico
settecentesco. Quindi, l’idea geniale: una scena costruita ma che si trasforma
ed è edificata in un materiale particolarmente pregiato. Il primo atto (la
stanza da letto di Figaro e di Susanna) in soffitta. Il secondo (la stanza
della Contessa) al piano nobile. Il terzo nel salone delle feste al piano
terra. Il terzo in giardino. Tutto nel corso di una Folle Journée in cui
la mattina alcuni personaggi della vicenda (Conte, Cherubino, Marcellina )
vogliono finire in letti differenti di quelli a cui sono designati e la sera,
grazie ad un marchingegno della Contessa e della cameriera Susanna, tutti
finiscono sotto le lenzuola giuste. In effetti, il libretto di Da Ponte scevra
la parte polemica . politica della pièce prerivoluzionaria di Pierre-Augustin
Caron de Beaumarchais per farne una grande commedia umana.
In effetti, Le Nozze di Figaro di
Mozart è, con Il Barbiere di Siviglia di Rossini, Falstaff di
Verdi e Die Meistersinger von Nürnber una delle grandi commedie in
musica del diciannovesimo secolo. Sono capolavori immensi che si godo a tutte
le età.
Mi si permetta un ricordo personale.
Nell’inverno 1979, in una domenica fredda, ebbi l’idea di portare mia figlia e
due sue amiche (tutte sugli 8 anni e frequentanti l’equivalente della terza
elementare) ad una rappresentazione de Le Nozze alla Civic Opera in modo che
sarebbero state occupate tutto il pomeriggio (tra l’altro stava iniziando una
nevicata). Mia moglie sarebbe rimasta in casa con il secondo figlio di 18 mesi.
Non sapevo che l’opera sarebbe stata rappresentata con un unico intervallo ed
una durata complessiva di quattro ore. Naturalmente, nella seconda parte, le
tre bambine mostrano segni di insofferenza e stanchezza ma la loro attenzione
fu carpita dall’aria di Susanna Deh, vieni non tardar con cui inizia il
travolgente finale. E restarono a bocca spalancata sino all’ultima nota.
Mi accorgo che non ho parlato
della produzione in scena a Roma sino al 3 giugno. Concerta Roland
Böer, giovane e brillante direttore d’orchestra reduce di successi anche alla
Scala. Il cast è anch’esso giovane. Nei ruoli principali, include Alessandro
Luogo (Conte), Eleonora Buratto (Contessa), Markus Werba (Figaro), Rosa Feola
(Susanna), Michaela Sellinger (Cherubino), Isabelle de Paoli (Marcellina),
Carlo Lepore (Bartolo) e Matteo Falcier (Basilio). Ne parlerò a lungo sulla
rivista Musica, anche on line.
Da non mancare.
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