OPERA/
"L’Histoire du Soldat" di Igor Stravinskij a Roma: il ricordo di
Adriana Panni
Pubblicazione:
martedì 12 maggio 2015
Marcello Panni
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NEWS ROMA
La
sera del 7 maggio, l’Accademia Filarmonica Romana ha chiuso la propria stagione
con uno spettacolo in memoria dei vent’anni dalla morte di Adriana Panni (una
delle principali animatrici culturali dell’Italia nei decenni successivi alla
seconda guerra mondiale e anima oltre che protagonista della Filarmonica: una
rappresentazione in forma di concerto de L’Histoire du Soldat di Igor
Stravinskij, suo grande amico, con altre musiche di quegli anni del
compositore russo. In tal modo si celebrava anche la ricorrenza dell’inizio
della prima guerra mondiale.
Suo
figlio, il direttore d’orchestra Marcello Panni, concertava un ensemble di Roma
Sinfonietta. Al pianoforte anche Giuseppe Modugno. Corrado Augias era il
narratore; non leggeva il testo del poeta svizzero Charles- Ferdinand Ramuz ma
estratti da libri sulla Grande Guerra di Antonio Gibelli e di Gabriel
Chevallier. In breve un pastiche di lusso.
Igor
Stravinskij , sempre profondamente anti-comunista anche in quanto i Soviet
avevano espropriato tutti i beni suoi e della sua famiglia, aveva lasciato la
Russia alle prime avvisaglie della rivoluzione sovietica ma proprio cento anni
fa aveva portato in Francia la musica tradizionale russa con quel Le Sacre
du Printemps che causò notevole scalpore a Parigi ma trionfò a Montecarlo,
prima, e nel resto d’Europa, poi.
Con
la prima guerra mondiale sul suolo francese, emigrò povero in canna in Svizzera
dove componeva lavori proprio allo scopo di girare per città e villaggi a costi
bassissimi: comporta un attore – voce recitanti (nelle versioni più elaborate –
ne ricordo una alla Piccola Scala nel 1980 , una di Peter Sellars che ha girato
in vari Paesi e negli Usa attorno al 1995, una all’Orchestra Sinfonica di Roma
nel 2011 ed una prodotta dal Teatro dell’Opera di Roma nel 2013- vengono
utilizzate marionette) e un ensemble di sette strumentisti (violino, tromba, clarinetto,
fagotto, trombone, percussioni, contrabbasso).In breve un esemble mai
utilizzato prima di allora e mai ripreso successivamente . L’Histoire du
Soldat è’ una micro-opera. Verso schemi simili andò Britten dopo la seconda
guerra mondiale a ragione delle sempre maggiori difficoltà di allestimento di
opere tradizionali che il compositore preconizzava a causa delle crescenti
restrizioni economiche e dell’aumento di offerta in altri settori (cinema,
televisione, viaggi).
Comunque
ebbe ‘la prima esecuzione assoluta’ non nella piazza di un villaggio ma
all’Opéra di Losanna, una elegante sala con palchi e gallerie nel settembre
1918, a guerra terminata.
Oggi
alcuni compositori italiani e stranieri stanno tornando verso “opere da camera”
e “micro-opere”. L’ Histoire è, quindi, lavoro che apre un solco nel
“Novecento storico”: l’abbandono delle opere post-romantiche e veriste con
enormi organici ed il ritorno all’opera da salotto della Camerata Bardi. Il
musicologo Giovanni Gavazzeni ricorda un altro aspetto importante de L’
Histoire: è il lavoro con cui Stravinskij effettua una sbalorditiva virata
al periodo russo alla poetica neoclassica sino ad approdare in vecchiaia alla
dodecafonia in un’operina per la televisione finanziata da una casa di
dentifrici.
La trama è di un’innocenza al limite dell’ingenuo ma i versi di
Charlez Ramuz messi in musica da Stravinskij ne fanno un’ironica ma profonda
considerazione sulla condizione umana. Oppure una parabola: il diavolo, subdolo
ed ingannatore che promette ricchezza e felicità al povero soldatino, riesce da
ultimo a farlo cadere in trappola. E’ anti-comunista perché il diavolo è – lo
ha detto lo stesso compositore – il Soviet che tutto promette e nulla dà.
Attenzione pochi sanno che Stravinskij, morto nella propria villa vicina a New
York, chiese di essere sepolto in Italia per (lo è nel cimitero di Venezia) per
essere vicino a Diaghilev (con cui aveva portato la musica slava in occidente e
perché l’Italia era stata governata dall’unico politico – Mussolini!-. che aveva
apprezzato e promosso la musica contemporanea). Nonostante la sua avversione al
comunismo, era assolutamente apolitico, come rivela un’intervista data in
Francia, durante il Fronte Popolare, in cui dice di “aborrire” la sinistra,
“detestare” la destra e che il centro gli “fa semplicemente schifo”.
Nella versione presentata la suite da concerto
del 1919, unitamente a altra musica di Stravinskij dell’epoca: ipiano rags
(sempre del 1919), con cui importava in Europa il jazz americano,
i tre pezzi facili per pianoforte a quattro mani del
1914-15, i tre pezzi per clarinetto solo (ancora del 1919) e
l’étude per pianoforte del 1908 dedicato al suo maestro Vladimir
Rmiskji-Korsakov. Una panorama quindi dello Stravinskij , che aveva messo
dietro le proprie spalle Le Sacre du Printemps e si avviava
verso nuovi orizzonti (ivi compresi quelli che avrebbero lasciato una forte
impressione al Capo del Governo italiano) che avrebbe mostrato nei primi
festival internazionali di musica contemporanea a Venezia.
Il grande Teatro Olimpico era affollatissimo. Marcello Panni,
l’Ensemble e Giuseppe Modugno hanno offerto un’esecuzione appassionata e
commovente. Ben scelte le letture di Augias. Ovazioni alla fine dello
spettacolo.
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