Aspettando il 2 giugno, 193 inni nazionali per 199 Stati
17 - 05 - 2015Giuseppe Pennisi
Cosa leggere mentre si avvicina il 2
giugno? Dopo essere stati inondati da libri, film e serie televisive sul
centenario della Grande Guerra, vale la pena di andare a qualcosa che sia al
tempo stesso ‘patriottico’ ed ‘internazionale’, un binomio che non sempre si
coniuga bene. Un volume di circa 500 pagine di Paolo Petronio (Gli
Inni Nazionali, Zecchini Editore, 2015, e 25) soddisfa queste
esigenze.
Petronio non è giovanissimo dato che
da circa cinquanta anni si dedica alla ricerca musicologica. E’ forse il
maggior esperto di un compositore spesso eseguito all’estero ma obliato
(sembra) in Italia, Alfredo Catalani. E’ anche un esperto come pochi della
musica lirica slovena; ha dedicato studi e libri a Viktor Parma ed a Antonio
Smareglia. La sua incursione negli ‘inni nazionali’ nasce nel 1971, un lavoro
di lunga data ed unico al mondo. Da una ricerca certosina, esce, però, un libro
molto divertente non solo perché gli autori dei testi e dalla musica di quelli
che diventarono ‘inni nazionali’ hanno vite e vicende curiose ma anche perché
il volume non solamente ha una parte musicologica molto puntuale ma è colmo di
aneddoti.
In primo luogo, gli Stati che fanno
parte delle Nazioni Unite sono 1999 ma gli ‘inni nazionali’ oggi riconosciuti
tali sono 193. La differenza risiede del fatto che alcuni Paesi, di solito ex
dipendenze coloniali, condividono il medesimo inno. In secondo luogo, l’inno
più antico spetta al Giappone che già nel non secolo dopo Cristo aveva adottato
una melodia di omaggio all’imperatore, ma il primato andò perduto a ragione
dell’ermetica chiusura dell’Impero sino all’arrivo delle cannoniere americane a
fine Ottocento. Il più antico ‘inno’ è europeo, ma creato in Olanda venne eseguito
regolarmente per trecento cinquanta anni prima di essere ‘ufficializzato’ nel
1932. In terzo luogo, grandi compositori, come Mozart, Haydn, Gounod (per la
Santa Sede), Nordrask, Pacini (per la Finlandia), Pacius, Jenko, Erkel, De
Silva, e tanti altri dedicarono le loro forze alla composizione di ‘inni
nazionali’.
Alcuni quasi per caso: l’’inno
nazionale’ della Mauritania, ad esempio, è stato composto da Tolia
Nikiprowetky, proveniente da una famiglia di origine polacca, giunta ad Odessa
ai tempi della rivoluzione sovietica, da cui scappò per insediarsi a Marsiglia,
prima, e, poi, in Marocco dove divenne l’animatore dei programmi musicali della
radio nazionale ; al momento dell’indipendenza, la Mauritania, i cui leader
ascoltavano i programmi radiofonici del Marocco, gli commissionò l’inno
nazionale. E ‘inno nazionale somalo? Composto da Giuseppe Blanc (ufficiale
degli alpini ed autore di operette), che per qualche tempo era stanziato nel
Mar Rosso (dove la neve non si è vista mai), l’inno’ è stato in vigore dal 1960
alla rivoluzione (e collasso del Paese) nel 2000.
In breve c’è tanto da leggere, da
imparare e da divertirsi.
1 commento:
Antonio Smareglia è nato a Pola (nel regno Austro-Ungarico, ora in Croazia), era italiano, figlio di un italiano e di una croata.
Con la Slovenia, non c'entra un fico secco.
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