Per evitare la 'Grexit' gli Stati aiutino
Atene a ripagare Fmi e Bce
C’è ancora una via d’uscita dalla 'trappola' del debito
greco? Trappola che potenzialmente coinvolge tutti, perché dopo l’eventuale
default, Unione europea e Unione monetaria non sarebbero più le stesse. Su un
punto cruciale, in ogni caso, i giuristi non sono d’accordo: può uno Stato
restare nell’Unione se esce da un’area valutaria comune (l’Eurozona) in cui è
entrato liberamente accettandone le regole, tra cui quella
dell’irreversibilità? Anni fa un parere dell’ufficio legale Bce concluse che
uscita volontaria o meno dall’euro voleva anche dire addio alla Ue (mercato
unico, politica agricola, fondi strutturali). Oggi tale interpretazione è messa
in dubbio da numerosi giuristi.
Proviamo però a fare due conti. All’ultima rilevazione della
Banca per i regolamenti internazionali (Bri), il debito pubblico greco
ammontava a circa 323 miliardi di euro, pari al 177% del Pil. Di questi, il 15%
è detenuto dal settore privato, il 10% dal Fmi e il 6% dalla Bce. Il 60% del
totale, pari a 195 miliardi di euro, è in mano agli altri governi
dell’eurozona. Inoltre: 142 miliardi sono arrivati alla Grecia attraverso
l’Efsf, il Fondo europeo di stabilità finanziaria (ossia il 'Fondo
salva-stati'), 53 miliardi sono invece il frutto di prestiti bilaterali
ricevuti dagli altri Stati UE. Oggi i più esposti sono la Germania (60 miliardi),
la Francia (46 miliardi), l’Italia (40 mi-liardi), la Spagna (27 miliardi) e
l’Olanda (12 miliardi). Una famiglia di quattro persone deve pertanto ricevere
dalla Grecia circa 4700 euro se tedesca, 4500 se francese, 3800 se italiana.
I crediti del Fmi e della Bce, va ricordato, sono
'iperprivilegiati', poiché su tale privilegio si regge l’intera impalcatura
finanziaria internazionale. Il Fmi , in particolare, deve ricevere da Atene 1,5
miliardi di euro in giugno, in quattro rate (5,12, 16 e 19 giugno). Se Atene
non onorerà questo debito, non sarà possibile trovare una via d’uscita e la
pratica passerebbe di fatto agli avvocati.
Si potrebbe tentare di evitare il peggio se anzitutto gli
Stati creditori aiutassero la Grecia a far fronte alle scadenze nei confronti
di Fmi e Bce. I creditori dovrenbbero inoltre accettare una dilazione ulteriore
dei pagamenti a loro dovuti, con Atene, però, disposta a un monitoraggio molto
stretto sulle riforme (dovrebbe in pratica accettare una nuove missione dei
creditori in residenza in Grecia per tutto il tempo necessario).
Giuseppe Pennisi
Nessun commento:
Posta un commento