Pensioni, ecco quanto costa il buco (annunciato)
provocato dalla Consulta
03
- 05 - 2015Giuseppe Pennisi
Era un “buco (nei conti pubblici)
annunciato” da molti, molti mesi quello derivante dalla sentenza della Corte
Costituzionale sulla parte del decreto Monti chiamato (tra il serio ed il
faceto Salva Italia) con cui si bloccava la perequazione delle
pensioni superiori a tre volte il minimo all’andamento dell’indice dei prezzi
al consumo.
Il Presidente del Consiglio dell’epoca era
stato avvertito che la Corte Costituzionale si era già espressa un paio di
volte in materia. Così come, ai tempi del Governo Letta, il Ministro del Lavoro
e degli Affari Sociali era stato avvisato che solo pochi mesi la Corte
Costituzionale aveva bocciato un “contributo di solidarietà” sulle pensioni
superiori ai 90.000 euro l’anno e che quindi sarebbe stata parimenti dichiara
incostituzionale la norma in materia che è riuscito a fare approvare (e su cui
la Corte delibererà in giugno) .
“Buchi annunciati” all’insegna del motto
“ora faccio il Salvatore della Patria e dopo di me il diluvio”. Non salatamente
la Consulta non avrebbe potuto rimangiarsi i propri precedenti orientamenti ma
un’imposta discriminatoria è – come ricordato in una recente sentenza della
Corte dei Conti della Regione Calabria – contraria ai principi di base della
Convenzione sui Diritti dell’Uomo, firmata a ratificata dall’Italia, in quanto
palesemente discriminatoria.
Immaginate cosa sarebbe successo se, per
fare quadrare i conti pubblici, si fosse re-introdotta l’imposta sul celibato
di staraciana memoria? Oppure un’imposta sulle donne? Od uno su chi ha i
capelli biondi? Od ancora una sui gay? Ci sarebbe stata una vera e propria
rivolta di strati molto vasti della popolazione e saremmo diventati lo zimbello
della comunità internazionale.
L’imposta nascosta sui pensionati (e
quella mascherata da contributo “forzoso” di solidarietà) sono state invece
varate in male fede nella piena consapevolezza che qualche altro (nel caso
specifico il Governo Renzi) sarebbe stato chiamato a tirare le castagne dal
fuoco. C’erano vari modi per fare quadrare i conti pubblici senza accanirsi in
modo discriminatorio contro una categoria: ridurre il “grasso” che si nasconde
in tanta spesa pubblica, chiudere le partecipate in perdita strutturale,
mettere in vendita la sanguisuga Rai (o liquidarla) o se proprio si voleva
agire sulle entrate porre un’addizionale progressiva sull’imposta sul reddito
di persone fisiche e giuridiche. Non sono state adottate per non infastidire
questo o quello. Si è agito accanendosi sui pensionati ben sapendo che qualche
altro governo ne avrebbe pagato lo scotto.
Secondo i miei calcoli, questo “buco”
ammonta a dieci miliardi di euro, ed il prossimo ad altri due o tre. Non può
non essere pagato agli aventi diritto. Sono già pronti ricorsi, in tale
eventualità, alla Corte Internazionale sui Diritti dell’Uomo. Il governo Renzi
non può, per ragioni se non altro d’immagine interna ed internazionale, subire
una condanna in quella sede.
Dove trovare le risorse per pagare? Nelle
voci di risparmi alla spesa indicati in precedenza. Soprattutto, dato che il
presidente del Consiglio è cattolico, dovrebbe seguire l’appello
rivoltogli dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla
Dottrina Sociale della Chiesa, organismo internazionale distinto e distante
dalle nostre beghe: privatizzare la Rai (se si trova un acquirente) e nel
frattempo bloccargli erogazione di sussidi.
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