Orphée et Eurydice finisce in una banlieue in Milano Finanza 21 gennaio
Orphée et Eurydice finisce in una banlieue
di Giuseppe Pennisi
A Palermo è in scena fino al 27 febbraio una rara versione di
Orphée et Eurydice di Christoph W. Gluck. Non è quella in italiano predisposta
nel 1762 per Vienna che tra breve approderà a Trieste e neanche quella in
francese e con una maggiore dose di balletti. Si tratta, invece, nella drastica
revisione fatta nel 1859 da Hector Berlioz, quindi quasi a 100 anni dalla prima
assoluta.
L'orchestrazione
è rivista e plasmata per il gusto romantico del Secondo Impero e il balletto ha
un ruolo chiave. La scrittura musicale e il contesto sono attualizzati a metà
Ottocento e l'allestimento del regista e coreografo Frédéric Flamand, con le
scene e i costumi di Hans Op de Beek, sulle orme di Berlioz, attualizza ancora
di più la vicenda: la porta in una periferia di una grande città ai giorni
d'oggi, ossia una banlieue. L'Ade assomiglia invece a un parco. Lo spettacolo,
co-prodotto con i teatri di Marsiglia e St. Etienne, funziona perché mette in
rilievo l'eternità del mito dell'amore oltre alla morte. In un'atmosfera dove
dominano il bianco, il grigio, il verde e l'azzurro, Marianna Pizzolato è un
efficace Orfeo, Mariangela Sicilia una dolce Euridice e Aurora Fagiolo un
delicato Amore. Di rilievo il corpo di ballo con una bravissima Valentina Pace.
La concertazione di routine di Giuseppe Grazioli non coglie a pieno l'impeto di
Berlioz mentre viene offerta un'ottima prova dal coro guidato da Piero Monti.
(riproduzione riservata)
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