CRISI
GRECIA/ Il "jolly" da 25 miliardi in mano ad Atene
Pubblicazione: lunedì 23 febbraio 2015
Yanis Varoufakis (Infophoto)
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NEWS Economia e Finanza
La conclusione della riunione dell’Ecofin del 20
febbraio ha lasciato molte bocche amare, poiché appare difficile che nell’arco
di quattro mesi, pur con il supporto dell’Ocse, il Governo della Repubblica
ellenica riesca a preparare un programma di riassetto strutturale tale
da convincere i partner dell’Eurogruppo. Appare ancora più difficile che i
lineamenti di tale piano siamo pronti e consegnati a Bruxelles nel corso della
giornata di oggi e discussi (e approvati) domani da un’altra riunione collegiale.
C’è, senza dubbio, grande attesa per quali saranno i
contenuti nella lettera che entro stasera dovrebbe arrivare alla Commissione
europea e all’Eurogruppo. C’è anche - occorre dirlo - una buona dose di
scetticismo, almeno negli editoriali dei quotidiani economici e nelle
dichiarazioni di esponenti grandi e piccoli delle istituzioni europee.
L’impressione generale è che si è solamente guadagnato tempo per evitare una
probabile uscita della Grecia dell’eurozona e il caos sui mercati finanziari mondiali
che ciò causerebbe.
La settimana scorsa - com’è noto - si è mossa anche
Washington, spesso negli ultimi tempi poco attenta ai problemi europei (a
ragione di quelli in altre parti del mondo) per incidere soprattutto su Atene
affinché si giungesse a un accordo.
Ma se ci fossero informazioni nuove e tali da cambiare
le carte in tavola? Un dato nuovo, e non irrilevante, è stato portato
all’attenzione di un gruppo ristretto di economisti e specialisti di finanza,
il 18 febbraio a Londra in una riunione riservata (ma non troppo) tenuta nei
piani alti della torre di Morgan Stanley a Londra. Sono i calcoli di Paul B.
Kazarian, economista e finanziere Usa di origine armena, che ha lavorato a
lungo per Goldman Sachs prima di creare una propria finanziaria a Providence,
Rhode Island, (Japonica Partners con cui ha assestato un paio di colpi
fortunati). Ora, cinquantanovenne, è ricchissimo e ha un portafoglio gonfio di
bonds greci (quelle che la Banca centrale europea considera quasi-spazzatura)
nella convinzione che gli porteranno un’enorme guadagno. A suo avviso , il
debito “netto” greco è notevolmente inferiore a quanto indicato nelle cifre
ufficiali e il Paese ha tutti i numeri per rimettersi in cammino.
La materia è molto tecnica. Quindi, va spiegata con
ordine. Il debito sovrano greco è stimato in 318 miliardi di euro, applicando
metodologie e procedure Eurostat che sono essenzialmente le stesse di quelle
applicate da Banca mondiale, Fondo monetario internazionale e Ocse. Kazarian
sostiene che se ciò che in ballo è il fallimento della Repubblica
ellenica, al fine di valutare la consistenza effettiva del debito e il suo peso
sull’economia occorre impiegare strumenti di contabilità aziendale, per
l’appunto gli International accounting standard (Ias), in vigore da diversi
anni negli Usa e in Europa.
Gli Ias hanno due colonne: il dare e l’avere. Nella
colonna del dare, soprattutto, tengono conto del valore attuale
dell’indebitamento. I numerosi riassetti del debito greco effettuati dal 2010
fanno sì che il valore attuale dell’indebitamento sia inferiore al debito
nominale computato da Eurostat e altri. Sino a questo punto, il ragionamento di
Kazarian tiene: è confermato indirettamente dal fatto che - come notato su
queste pagine - il servizio del debito incide sul Pil greco meno di quanto non
incidano i servizi del debito di Italia, Spagna e Portogallo sui relativi
prodotti nazionali.
La colonna dell’avere contiene stime del valore del
patrimonio pubblico greco: dai beni demaniali, alle partecipazioni statali, a
beni culturali (quali il Partenone). Ritengo che non si debba tenere conto
della colonna dell’avere, sarebbe come se nella contabilità dell’indebitamento
italiano si computassero i 3800 miliardi di euro di risparmi delle famiglie e
anche il valore del Colosseo e del Duomo di Milano.
Se ci sofferma però sul dare, il peso del debito greco
scende di 20-25 miliardi di euro. E un percorso diriassetto
strutturale appare maggiormente fattibile.
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