Che succede all’Opera di Roma
08 - 02 - 2015Giuseppe Pennisi
Due belle notizie per un
melofilo non più giovane. La prima riguarda Le Nozze di Figaro, un nuovo
(e probabilmente costoso) allestimento per la concertazione di Riccardo Muti.
Il Teatro dell’Opera non rispolvera la produzione con regia e scene di Luchino
Visconti (messa in scena, l’ultima volta, circa un quarto di secolo fa), ma
porta a Roma dal 21 maggio quella di Giorgio Strehler, concepita
inizialmente per il teatrino della Reggia di Versailles. La vidi nel lontano
1976 a Washington, portata nella capitale americana non dalla Scala ma
dall’Opéra di Parigi in omaggio al bicentenario dell’indipendenza americana.
Le nozze di figaro_Bozzetto di Ezio Frigerio_Fondazione la Scala
Roland Böer_Dir. Le Nozze di
Figaro_foto CARLO COFANO
Nozze di Figaro_Strehler_Scatti di Brescia e Amisano © Teatro alla
Scala_ 2012
Figurino 2di Emanuel Ungaro per Carmina Burana_Opera di Roma
Figurino di Emanuel Ungaro per Carmina Burana_Opera di Roma
Le nozze di figaro_Bozzetto di Ezio Frigerio_Fondazione la Scala
Roland Böer_Dir. Le Nozze di Figaro_foto CARLO COFANO
Nozze di Figaro_Strehler_Scatti di Brescia e Amisano © Teatro alla
Scala_ 2012
Figurino 2di Emanuel Ungaro per Carmina Burana_Opera di Roma
Figurino di Emanuel Ungaro per Carmina Burana_Opera di Roma
Le nozze di figaro_Bozzetto di Ezio Frigerio_Fondazione la Scala
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Una produzione deliziosa
in cui sfavillano Gundula Janowitz, Lucia Popp, Frederica von Stade, José
Van Dam ed altri, con la concertazione di Sir Georg Solti. Una vera
delizia: scene semplicissime (pensate per Versailles) con il minimo di
attrezzeria, ma ogni atto di un delicato colore differente. Spettacolo da
vedere e rivedere e da assaporare come un frizzante bicchiere di champagne.
Incantò una Washington
che nell’anno del bicentenario dell’indipendenza, nella Opera House, ospitò
oltre alle due compagnie “in residenza” (la Washington Opera e la City Opera)
ed alle abituali Metropolitan Opera e New York City Opera, la Scala, il
Bolshoi, l’Opéra di Parigi e la Deutsche Oper, Berlin (per due settimane a
ciascuna compagnia), offrendo a chi vi risiedeva un’annata ineguagliabile.
Anche in quanto ogni teatro venne con il meglio che poteva offrire, tra cui le
ineguagliabili Nozze di Figaro.
Altra chicca è il
dittico di balletti Le chant du rossignol e Carmina Burana che
debutta sabato 14 febbraio. Sul podio il Maestro David Coleman, maestro
del Coro Roberto Gabbiani. I Carmina Burana, il capolavoro di Carl
Orff, vanno in scena con le coreografie di Micha van Hoecke, le
scene di Emanuel Ungaro e Carlo Savi con i costumi di Emanuel
Ungaro. Il grand couturier italo-francese porta nella danza il suo stile,
l’eleganza raffinatissima di un maestro che vive, quando si occupa di costumi
di scena, un passaggio quasi “naturale”, visto che l’alta moda ha sempre un
aspetto teatrale. Emanuel Ungaro per i Carmina Burana ha creato
dei costumi morbidi, “liquidi” che si adattano perfettamente al corpo dei
ballerini.
Le scene surreali di Carlo
Savi, con un cielo-mare dove incombe una crudele caccia completano lo
spettacolo. A dar voce ai testi delle medievali canzoni profane saranno la
mezzosoprano Kathleen Kim, il controtenore Filippo Mineccia e il
baritono Jonathan Mc Govern. Nei ruoli principali del balletto: l’étoile
Gaia Straccamore / Angela Kouznetsova / Virginia Giovanetti (Flora);
la prima ballerina Alessandra Amato / Alessia Barberini / Cristina
Saso (Fortuna); il primo ballerino Manuel Paruccini (Phebus); Alessio
Rezza / Yuri Mastrangeli (Zephyrus). Con la partecipazione del Coro
di Voci bianche diretto dal Maestro José Maria Sciutto. Carmina
Burana viene di solito presentato in versione da concerto, ma pochi sanno
che venne pensato per un’azione coreografica nel quadro di una festa della
gioventù nazional-socialista. D’altronde, Orff era il musico di corte a
Wilhemstrasse a Berlino ed a Berghof in Baviera, le residenze abituali di
Adolf Hitlel.
Le chant du rossignol, balletto in un atto tratto da una fiaba di Hans Christian
Andersen, su musiche di Igor Stravinskij, ha la coreografia di Lorca
Massine, da un progetto incompiuto di Serge Diaghilev e Leonide
Massine. La scena, una flora “plastica”, è quella che Fortunato Depero
creò su commissione del fondatore dei “Ballets Russes” alla fine del 1916: un
paesaggio artificiale astratto con coni, piramidi e poliedri. Anche i costumi
portano la firma dell’artista futurista. Nel ruolo del Rossignol la prima
ballerina del Teatro dell’Opera Alessandra Amato, in alternanza con Marianna
Suriano / Erika Gaudenzi; in quello del Rossignol meccanico Annalisa
Cianci in alternanza con Roberta Paparella / Giovanna Pisani;
l’imperatore sarà interpretato da Giuseppe Depalo alternandosi con Emanuele
Mulè; la Morte dal primo ballerino Manuel Paruccini / Antonello
Mastrangelo.
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