Gastronomia,
vino e musica. Grazie al Ventre di Parigi
E chi poteva immaginarsi, ad
eccezione dei pochi musicologi specializzati nel periodo e nell’autore? Ebbene
sì, l’austero Gaspare Spontini, compositore di corte sia di Napoleone che di
Federico II di Prussia (quindi autore imperiale per eccellenza), aveva tra i
sui lavori una “Liturgia de la Gourmandise”. Un vero e proprio inno sacro al
bel mangiare e all’ancor meglio bere?
Scritto da Giuseppe
Pennisi | giovedì, 19 febbraio 2015 · 0
Le Ventre de Paris – Scuola Grande San Giovanni
Evangelista, Venezia 2015 – photo Michele Crosera
L’interesse di Gaspare Spontini per il bel
mangiare e l’ancor meglio bere lo si scopre nello spettacolo Le Ventre de
Paris , in prima esecuzione a Venezia il 10 febbraio, in coincidenza con il
Carnevale, nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista (nulla di religioso:
le “scuole grandi” veneziane erano essenzialmente confraternite di
intellettuali), organizzato dal Palazzetto Bru Zane – Centre de musique
romantique française, una fondazione interamente privata che ha come vocazione
la riscoperta del patrimonio musicale francese del grande Ottocento
(1780-1920), con sede a Venezia ma con attività in tutta Europa. Le Ventre
de Paris, ad esempio, sarà a Parigi al Théâtre des Bouffes du Nord in
maggio e a Milano al Teatro Paolo Grassi in giugno. Verrà poi ripresa in
autunno al Théâtre des Bouffes du Nord e successivamente andrà in una lunga
tournée.
Nasce come un omaggio del Centre a Expo ma ha una vita propria come espressione del nesso tra gastronomia, vini di classe e musica nel Romanticismo francese. È una determinante che caratterizzata il periodo 1780-1910 in Francia più che, ad esempio, in Italia e Germania, nel cui teatro in musica non mancano i banchetti ma non hanno il ruolo che assumono in Francia, anche a ragione di come il cibo distingueva le classi sociali. Si pensi alla regina Marie-Antoinette, che suggeriva di dare brioches al popolo affamato che protestava, chiedendo pane, di fronte ai palazzi reali. Oppure alla borghesia sempre più golosa che accompagna l’industrializzazione trionfante e l’aumento della produttività in agricoltura sino a tutta la belle époque. “Mangiare bene e bere ancore meglio”, ci dice il direttore artistico del Centre, Alexandre Dratwicki, “diventa sempre più segno di distinzione sociale. Sono anche centrali alla politica; quindi, nel grand-opéra francese, nei banchetti si trama, si fanno e si disfano i governi”.
Nasce come un omaggio del Centre a Expo ma ha una vita propria come espressione del nesso tra gastronomia, vini di classe e musica nel Romanticismo francese. È una determinante che caratterizzata il periodo 1780-1910 in Francia più che, ad esempio, in Italia e Germania, nel cui teatro in musica non mancano i banchetti ma non hanno il ruolo che assumono in Francia, anche a ragione di come il cibo distingueva le classi sociali. Si pensi alla regina Marie-Antoinette, che suggeriva di dare brioches al popolo affamato che protestava, chiedendo pane, di fronte ai palazzi reali. Oppure alla borghesia sempre più golosa che accompagna l’industrializzazione trionfante e l’aumento della produttività in agricoltura sino a tutta la belle époque. “Mangiare bene e bere ancore meglio”, ci dice il direttore artistico del Centre, Alexandre Dratwicki, “diventa sempre più segno di distinzione sociale. Sono anche centrali alla politica; quindi, nel grand-opéra francese, nei banchetti si trama, si fanno e si disfano i governi”.
Palazzetto Bru Zane © Matteo da Fina
Le Ventre de Paris ha un unico legame, molto labile, con il trucido
romanzo di Emile Zola del 1873, che è stato oggetto di varie riduzioni
cinematografiche: il titolo. La storia di Zola si svolge interamente alle
Halles, i mercati generali di Parigi costruiti tra il 1854 e il 1870. In
effetti, al di là delle intricate e intrecciate vicende, Le Ventre de Paris
è una metafora che fa riferimento all’abbondanza di cibo nel quartiere dei
mercati generali e alla bellezza di donne “grassocce”, ma anche alle miseria
nei bassifondi e nelle periferie. Nulla di ciò nello spettacolo veneziano. In
primo luogo, non si basa sul grand-opéra ma sull’operetta e sulla musica
popolare, dalle canzonette ai canti d’osteria. Quindi non si mangia e non si
beve per tessere intrighi, ma solo per il piacere del gusto (associato a quello
dell’eros).
Un po’ come una diecina di anni fa, in una mirabile regia di Denis Krief, alla Sagra Malatestiana di Rimini, Il Trionfo del Tempo sul Disinganno di Georg Friederich Händel venne presentato come una cena tra due coppie, con tentativo di seduzione, nella mise en éspace di Florent Siaud, in un ipotetico fine Ottocento, due coppie (il soprano Camille Poul, il mezzosoprano Caroline Meng, il tenore David Ghillardi, il baritono Arnaud Marzorati) si danno appuntamento per un convivio. Li accompagna un piccolo ensemble: Danier Isoir al pianoforte, Isabelle Sant-Yves al violoncello, Mélanie Flahaut al flagioletto e al fagotto.
Un po’ come una diecina di anni fa, in una mirabile regia di Denis Krief, alla Sagra Malatestiana di Rimini, Il Trionfo del Tempo sul Disinganno di Georg Friederich Händel venne presentato come una cena tra due coppie, con tentativo di seduzione, nella mise en éspace di Florent Siaud, in un ipotetico fine Ottocento, due coppie (il soprano Camille Poul, il mezzosoprano Caroline Meng, il tenore David Ghillardi, il baritono Arnaud Marzorati) si danno appuntamento per un convivio. Li accompagna un piccolo ensemble: Danier Isoir al pianoforte, Isabelle Sant-Yves al violoncello, Mélanie Flahaut al flagioletto e al fagotto.
Le Ventre de Paris – Scuola Grande San Giovanni
Evangelista, Venezia 2015 – photo Michele Crosera
Si inizia con chiacchiere salottiere (sul tema
comunque della gastronomia), per passare agli aperitivi (una vera e propria
cerimonia) e, una volta a tavola, agli elogi delle varie pietanze su base di
carne (al manzo, al maiale, ai vari tipo di agnello); allora la cena diventa
davvero carnale, con una sensualità sempre più esplicita. Ma la Francia
ottocentesca è anche bacchettona: non manca “la canzone del verme solitario”
sino a un coro finale in cui si prega il Signore: se si deve morire, ciò
avvenga a stomaco pieno di buone vivande e con il palato profumato di gran
cru.
Arnaud Marzorati e Florent Siaud hanno concepito lo spettacolo scegliendo arie, duetti, terzetti, quartetti e musiche di compositori notissimi anche in Italia come Bizet, Thomas, Offenbach, Hervé, e anche meno conosciuti come Aulagnier, Lecocq, Audran, Ponchon, Bugnot, Hyspa, di un teatro in musica considerato “minore” unicamente perché differente dal grand opéra e frequentato anche dalla piccola borghesia (vi ricordate il film di Marcel Carné, Les Enfants du Paradis?) che riempiva i loggioni per prendere in giro l’ingordigia (non solamente di cibo, vini e belle donne) dei potenti.
In breve, uno spettacolo gustosissimo che non poteva non terminare con un delizioso buffet di squisitezze francesi.
Arnaud Marzorati e Florent Siaud hanno concepito lo spettacolo scegliendo arie, duetti, terzetti, quartetti e musiche di compositori notissimi anche in Italia come Bizet, Thomas, Offenbach, Hervé, e anche meno conosciuti come Aulagnier, Lecocq, Audran, Ponchon, Bugnot, Hyspa, di un teatro in musica considerato “minore” unicamente perché differente dal grand opéra e frequentato anche dalla piccola borghesia (vi ricordate il film di Marcel Carné, Les Enfants du Paradis?) che riempiva i loggioni per prendere in giro l’ingordigia (non solamente di cibo, vini e belle donne) dei potenti.
In breve, uno spettacolo gustosissimo che non poteva non terminare con un delizioso buffet di squisitezze francesi.
Giuseppe Pennisi
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