BELLINI I
Puritani J.Pratt, R.Rinaldi, A.Siragusa,
M.Cavalletti, G. Buratto, G. Margheri, S.Fiore Orchestra e Coro del Maggio
Musicale Fiorentino, direttore dell coro Lorenzo Fratini Direttore Matteo Beltrami, Regia Fabio Ceresa, Scene Tiziano Santi, Costumi Giuseppe Palella, Luci Marco Filibeck
Ultima opera di Vincenzo Bellini,
composta per Parigi prima di morire a meno di 35 anni, I Puritani è lavoro
la cui messa in scena fa tremare il polso per le difficoltà vocali che comporta
unitamente ad una scrittura orchestrale non solo di supporto al belcanto (come, ad esempio, in Norma) ma densa di presagi del
romanticismo francese. E’ una delle opere raramente rappresentate del
compositore catanese, anche perché basata su un libretto in cui amori,
intrighi, tradimenti (finti o presunti), e pazzia ai tempi delle guerre di Cromwell
con gli Stuart si intrecciano tra loro e terminano con colpo di scena a lieto
fine. De Chirico ne firmò un allestimento in cui l’astrusa vicenda era
trasformata in un gioco di carte - una fazione erano i “quadri” e l’altra
i”cuori”- quasi a sottolineare l’irrilevanza del testo . Nel 2008-2009 una
messa in scena di Pier’Alli è stato co-prodotta dalle fondazioni liriche di
Palermo, Bologna e Cagliari e portato al Festival di Sanvonlinna in
Filandia ed infine a Tokio al Bunka Kaikan. Nel 2012 il “circuito lombardo” ( Cremona, Como,
Brescia, Pavia) ed il “Pergolesi” di Jesi hanno realizzato un’avventura
analoga, affidando la regia, le scene ed i costumi, ad una squadra proveniente
dal teatro di prosa sperimentale (Carmelo Rifici, Guido Buganza, Margherita
Baldoni), e la direzione musicale ed il canto a interpreti giovani e poco
conosciuti. Ne ho un ottimo ricordo.
I Puritani si addice ad essere coprodotto non
per l’impianto scenico per la difficoltà di trovare voci adatte. La produzione ora
in scena a Firenze sino al 10 febbraio sarà a Torino dal 14 al 26 aprile e
forse in autunno a Trieste . La regia è affidata a Fabio Ceresa (classe 1981) :
le note di regia possono disorientare il pubblico per la collocazione del terzo
atto in un ipotetico Ade. Invece, l’attenta recitazione, l’astuto impiego delle
masse, la cupa scena di Tiziano Santi ed i costumi di Giuseppe Palella rendono efficacemente l’atmosfera ossessiva
che circonda la protagonista (Jessica Pratt in grandissima forma) e rendono
plausibile il libretto.. Il gruppo maschile, di buon livello ma non eccelso, è
composto da Massimo Cavalletti, Antino Siragusa e Gianluca Buratto. Eccellente
la direzione musicale di Matteo Beltrani (classe 1975) il quale , oltre a
tenere bene gli equilibri tra buca e palcoscenico, ha messo in evidenza la
delicatissima introduzione e la giustamente famosa polonaise e mostrato come l’ultima opera di
Bellini è un vero ricamo di
atmosfere affidate alla sonorità orchestrali tali da rendere plausibile (almeno
tanto quanto la vocalità) l’astruso intreccio. Una direzione musicale che pone
l’opera nel ‘romanticismo francese’ ed è
degna di gareggiare con quella registrata dall’allora giovane Riccardo Muti nel 1980- Il
cronista deve riferire che c’è stata qualche labile protesta alla concertazione
‘romantica’ di Beltrami e non tutti hanno apprezzato la lettura psicoanalitica
di Ceresa.
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