Con criteri di contabilità diversi il debito pubblico
della Grecia potrebbe risultare ben più basso
Nel gioco a due livelli in cui è impegnata Atene, le
misure previste riguardano da un lato un maggiore impegno nella lotta
all’evasione e nella produttività dell’amministrazione ('credibilità' rispetto
ai partner dell’eurogruppo), dall’altro nell’aumento delle pensioni più basse
('popolarità' di fronte ai propri elettori). Un vero e proprio esercizio di
equilibrio giacché Tsipras aveva fatto ben altre promesse in campagna
elettorale.
Tuttavia, un supporto importante (per Tsipras)
potrebbe venire da nuove stime sulla consistenza del debito. Secondo
l’economista e finanziarie Paul B. Kazarian, che ha lavorato a lungo per
Goldman Sachs prima di creare una propria finanziaria con la quale ha
acquistato alla grande titoli del debito pubblico greco, se si applicano
criteri di contabilità aziendale (gli International Accounting Standards) e non
quelli della contabilità economica nazionale il debito 'netto' della Grecia
risulta notevolmente inferiore ai computi correnti. Pur non condividendo molti
punti del documento di Kazarian, occorre ammettere che i numerosi riassetti
effettuati dal 2010 fanno sì che il valore attuale del debito sia inferiore al
valore nominale: ciò è confermato indirettamente dal fatto che il servizio del
debito incide sul Pil greco meno di quanto non incidano i servizi del debito di
Italia, Spagna e Portogallo sui relativi prodotti nazionali. A spanne, si può
dire che il peso del debito greco sul Pil scende da 318 miliardi di euro a
circa 290 dando maggior spazio a tempi per l’aggiustamento strutturale.
Occorre però chiedersi se le misure contemplate nel
documento della Grecia sono tali da favorire quella crescita accelerata che
rimane l’unico rimedio per risolvere nel lungo periodo i nodi del Paese. Oggi
ciene pubblicato un documento del centro studi ImpresaLavoro che ha coordinato
dieci pensatoi economici europei (ma non ce n’é alcuno greco) secondo cui
l’ingrediente essenziale consiste nell’ampliare la libertà d’impresa. A
conclusioni analoghe giunge un documento, diramato il 23 febbraio, in cui le
banche nazionali di Belgio, Francia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna,
Italia, Olanda, e la stessa Bce commentano (unitariamente) i primi due anni di
applicazione di nuove regole del Fondo monetario sulla vigilanza e analisi
economica in Europa.
Giuseppe Pennisi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nessun commento:
Posta un commento