Dante a Ravenna
07 - 02 - 2015Giuseppe Pennisi
L’edizione 2015 di
Ravenna Festival sarà dedicata a Dante Alighieri, nei 750 anni dalla
nascita. Questa ricorrenza, già di per sé estremamente significativa, segnerà
di fatto l’incipit di un percorso, della durata di sette anni, con
una scansione biennale, che si concluderà nel 2021, VII Centenario della morte
del poeta avvenuta a Ravenna, che ne custodisce gelosamente le spoglie mortali
e ne coltiva amorevolmente l’immortale memoria. Tappe di questo percorso
saranno altrettanti lavori e progetti commissionati dal festival ad artisti che
operano nei diversi linguaggi della creazione contemporanea, assecondando la
natura multidisciplinare della manifestazione. Obiettivo principale è quello di
mettere in evidenza l’attualità vivificante dei capolavori danteschi, in
primis la Commedia, inesauribile “opera mondo” in cui è
forse depositato anche il segreto della nostra modernità. Se spesso infatti ci
si limita a consegnare Dante alle pagine degli specialisti e degli
studiosi che a volte ne possono neutralizzare la valenza e la potente volontà
rigeneratrice, l’approccio che vogliamo adottare vede piuttosto Dante
come poeta del futuro e che nello stesso tempo diventa davvero
“uno di noi”, che molto si avvicina al Dante “everyman” ipotizzato da
Ezra Pound.
È in questa
prospettiva dunque che il festival propone fin dal primo anno nuove creazioni e
progetti artistici innovativi che proiettino e declinino la Commedia nella
contemporaneità, come nel caso della video-opera L’amor che move il
sole e l’altre stelle, commissionata dal Ravenna Festival al compositore Adriano
Guarnieri che si cimenta con il Paradiso, o della Vita
Nuova, una creazione musicale che Nicola Piovani sta scrivendo
sempre espressamente per il nostro festival. Ed è proprio su questi due
importanti episodi che prende l’avvio una collaborazione “virtuosa” che vede
due tra i più importanti festival italiani – Ravenna Festival ed il Festival
dei Due Mondi di Spoleto – mettere in cantiere importanti coproduzioni e
collaborazioni, come la residenza condivisa tra la città romagnola e quella
umbra dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
La video-opera L’amor
che move il sole e l’altre stelle, attingendo alla terza cantica
della Commedia, riconfigura quasi un nuovo poema della
luce (e del suono vorticosamente proiettato a 360° gradi nello spazio
d’ascolto) potentemente immaginifico grazie all’uso strutturale del live
electronics di Tempo Reale e dell’immagine digitale affiancata alle
tecniche più sofisticate dellight designing di Vincent
Longuemare. Tecniche ed équipe collaudate nei precedenti due ‘episodi’ di
quella che si configura come un’ideale trilogia – ovvero Pietra di
Diaspro e Tenebræ – con la visionaria regia di
Cristina Mazzavillani Muti, assecondata dall’estro inventivo dello
scenografo Ezio Antonelli e dai video di Davide Broccoli.
L’opera, diretta da Pietro Borgonovo alla testa del Mdi Ensemble
(giovane formazione che nasce da una costola della “Cherubini”), nasce anche
con la preziosa collaborazione con il Teatro della Pergola di Firenze e verrà
introdotta dalla lettura di versi danteschi da parte di un grande attore come Gabriele
Lavia. Sempre nella dimensione del mixed media si muove la
composizione Divina.com di Daniele Lombardi, per
orchestra e live electronics, giocato sulla vocalità estrema di
David Moss e che ripercorre sonoramente l’itinerario tracciato dalle
lapidi dantesche disseminate a Firenze. Un modo assolutamente originale per
ripercorrere alcune delle tappe fondamentali della vita del poeta nella città
da lui tanto amata-odiata, seguendone le tracce visibili di luoghi e personaggi
che appaiono nella concretezza di quelle lapidi incise e che creano un
anacronistico legame, un qui e ora di un mondo che da tanti
secoli non c’è più. Divina.com verrà eseguita dall’Orchestra
Cherubini diretta da Tonino Battista.
Multimediale, ma
soprattutto vertiginosamente global (in sintonia con il
concetto di opera mondo a cui si accennava), è le
voyage intrapreso dall’artista francese Ghislaine Avan, di cui
il festival proporrà in prima assoluta l’esito di un appassionato percorso pluriennale
alla ricerca di Dante – presenza ubiqua e spesso insospettabile – nei
luoghi più vari e talvolta più sperduti e improbabili della Terra, con il
suo Le visage de la Comédie, spettacolo-performance mixed
media ma anche film vero e proprio, che raccoglie centinaia di
testimonianze (la Commedia letta dall’umanità), raccolte in
tutti gli angoli del globo, capaci di dare un volto, anzi una miriade di volti
all’universalità della poesia dantesca. Le musiche “acusmatiche” sono di Alexandre
Yterce.
Con Vita
Nuova il premio Oscar Nicola Piovani aderisce anch’egli
perfettamente al tema del festival ispirandosi alle molteplici declinazioni che
l’Amore assume in Dante, partendo inevitabilmente dall’amore
per Beatrice (soggetto della Vita Nuova). Daranno voce al lavoro –
coprodotto con il Festival di Spoleto e con il Festival “Armonie d’Arte” del
Parco Scolacium (Borgia – CZ) – l’attore Elio Germano (reduce dalla mirabile
prova data ne Il giovane favoloso, sempre per rimanere nell’ambito
dei grandi poeti) e la soprano Rosa Feola.
“La musica al tempo di Dante”
costituirà un’intera sezione del programma di Ravenna Festival con un intenso
percorso musicale che vedrà protagonisti ensemble specializzati nel repertorio
medievale accanto ai quali, dato l’indissolubile legame fra musica e testo
poetico nel XIII e XIV secolo, figureranno celebri attori e declamatori di
versi. Oltre all’ampia ricognizione nell’ambito della musica composta ed
eseguita dai contemporanei di Dante, troverà spazio il tema della musica
all’interno degli stessi capolavori danteschi.
Boccaccio dice di Dante che “…sommamente si dilettò in suoni e in
canti nella sua giovinezza e a ciascuno che a que’ tempi era ottimo cantore o
sonatore fu amico e ebbe sua usanza…”, ma è dai riferimenti stessi contenuti
nella Divina Commedia che si evince quanto intenso dovesse
essere il rapporto vissuto da Dante con la musica e i musicisti del suo tempo.
Il celebre incontro con Casella nel secondo canto del Purgatorio, dove
sarà il poeta a chiedere all’amico musico di intonare un canto, “Amor che ne la
mente mi ragiona”, su versi dello stesso Dante, ci fa intendere quanto
egli tenesse in considerazione la musica, tanto che anche in quella dimensione
ultraterrena, manteneva intatto il suo potere di attrarre e consolare le anime.
Un singolare progetto di
ricerca è alla base del programma “La Musica della Commedia” che l’Ensemble San
Felice, diretto da Federico Bardazzi, presenterà nella dantesca Basilica
di San Francesco. Un’attenta analisi di tutte le parti del testo della Commedia che
presentano, o sottintendono, un qualche riferimento alla musica, in
collegamento coi codici fiorentini o redatti nelle città dove Dante
soggiornò – di epoca precedente la morte del poeta – ha guidato Federico
Bardazzi, affiancato da Suor Julia Bolton Holloway, docente di Studi
Medievali presso le Università di Berkeley e Boulde, ad individuare un
repertorio che spazia dal gregoriano di area fiorentina all’Ars Nova veneta,
dalla Lauda alle Cantigas di Santa Maria di Alfonso X (legato a Brunetto
Latini da relazioni politiche). L’excursus musicale,
dall’Inferno al Paradiso, viene accompagnato dalla lettura di testi e citazioni
dantesche.
All’interno della
produzione delle Rime, che Dante continuerà a comporre
durante tutta la vita, le cosiddette Rime Petrose, databili tra il
1296 e il 1304, utilizzano uno stile volutamente crudo e poco armonioso che
prelude a quello della prima Cantica della Commedia. Questi versi e queste
musiche del disincanto e della malinconia – che adottano nuovi codici espressivi
e necessitano di tecnica ed esecutori capaci di arditi virtuosismi –
costituiranno il focus di “Più dura che petra”, che Ravenna
Festival ha commissionato all’ensemble di musica medievale La Reverdie con David
Riondino voce recitante.
“Ravenna canta il suo
Dante” invece vedrà protagoniste, sul palcoscenico del suo storico teatro che,
non a caso, la città ha voluto intitolare proprio al poeta esiliato, due voci
ravennati che alla lettura dei versi danteschi, in italiano e non solo, hanno
dedicato tanta attenzione e passione, Ivano Marescotti e Franco
Costantini. Alla loro recitazione si alterneranno le musiche e le danze
interpretate da La Rossignol, ensemble specializzato nella musica e nelle danze
medievali e rinascimentali.
Incroceranno a vario titolo
il tema dantesco del festival altri appuntamenti espressamente pensati per la
manifestazione ravennate, in grado di offrire pagine uniche di rara bellezza
che difficilmente si ha il privilegio di ascoltare. A Giovanni Battista
Lulli, illustre concittadino di Dante vissuto anch’egli lontano
dalla sua Firenze, sia pur in epoca assai successiva, verrà dedicato un
concerto che proporrà due sue composizioni, il Dies Irae e
il Te Deum, in prima esecuzione nella loro versione integrale con
incluse alcune pagine inedite. Conosciuto prevalentemente col nome
naturalizzato francese di Jean-Baptiste Lully per aver trascorso gran
parte della sua vita in Francia – dove giunse ragazzo e dove svolse la sua
attività di musicista prevalentemente alla corte del Re Sole – è anche noto per
il tragico quanto bizzarro incidente che gli provocò la morte per cancrena dopo
essersi percosso violentemente un piede col pesante bastone col quale batteva
il tempo in una prova proprio del suo Te Deum. “Lully, un
fiorentino a Versailles” sarà diretto da Elena Sartori alla guida dei suoi
Melodi Cantores a Sant’Apollinare Nuovo.
Il viaggio di un essere
vivente agli inferi, viaggio da cui parte il percorso ascetico di Dante,
ha visto protagonisti nella mitologia classica – cui Dante è strettamente
legato tanto da aver scelto Virgilio come guida – figure come Orfeo e Ulisse
alle quali la musica del Sei/Settecento ha dedicato pagine memorabili.
Non manca lo spazio
dedicato alla musica sinfonica che vedrà innanzitutto il ritorno di Zubin
Mehta assieme all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, con un
avvincente programma classico-romantico con musiche di Beethoven, Wagner
e Cˇajkovskij, seguita dall’orchestra dei Münchner Philharmoniker,
diretta da Semyon Bichkov, in un programma che, oltre alla Terza
Sinfonia di Brahms, vedrà l’esecuzione di due capolavori del primo Novecento
francese come il Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra (con uno
straordinario solista come Jean-Yves Thibaudet) di Ravel e La mer di
Claude Debussy. Un’ulteriore possibilità di immergerci nel mondo
dantesco ci viene invece offerta dalla Budapest MAV Symphony Orchestra che
assieme all’Angelica Girls’ Choir, anch’esso proveniente dalla capitale
ungherese, eseguirà, diretta da Vittorio Bresciani, la grandiosa Dante-Symphonie di
Franz Liszt (una coproduzione con il Budapesti Tavaszi Fesztivál – Festival di
Primavera di Budapest), introdotta dalle letture dantesche per la voce di
Chiara Muti e accompagnata dalle potenti immagini di Gustave Dorè.
Riccardo Muti, sempre
sul podio della prediletta Orchestra Cherubini, sarà protagonista
dell’ormai tradizionale concerto sulle “Vie dell’Amicizia”, la cui meta non ci
è qui ancora dato rivelare.
Uno spazio del festival
intende proporre figure ‘eroiche’ (come Bartók e Boulez, appunto)
di quella grande avventura che è stata ed è ancora quella che viene denominata
“musica moderna” (o “New Music”). L’intento è anche quello di avvicinare un
pubblico giovane a personaggi particolarmente visionari che hanno rivoluzionato
non solo la musica, ma la stessa cultura per come oggi la concepiamo, il nostro
immaginario sonoro, influenzando (per molti insospettabilmente) anche
l’evoluzione della musica rock ed elettronica dei nostri giorni.
Il primo episodio è
rappresentato dall’integrale dell’opera per uno e due pianoforti di Pierre
Boulez, proposta da colui che ne è oggi il massimo interprete, ovvero Pierre-Laurent
Aimard assieme a Tamara Stefanovich, celebrando nel contempo i 90
anni del più importante compositore francese vivente.
Ad uno dei grandi del
Novecento, Béla Bartók, è dedicato – nei 70 anni dalla nascita – un articolato
progetto che comprenderà l’integrale dei quartetti per archi – vera summa
compositiva del compositore ungherese – proposti in forma quasi di ‘maratona’
da due giovani ma assai valenti quartetti della sua stessa terra, l’Accord e il
Kelemen (quest’ultimo si è infatti aggiudicato l’ultimo Premio Paolo Borciani)
ed altri capolavori come il Divertimento per archi e le Danze
popolari rumene proposti dalla Budapest Strings Orchestra.
Un programma più
classicamente rassicurante sarà invece quello offerto dal Pacific Quartet
Vienna, formazione anch’essa giovane e talentuosa che scaturisce dalla
prestigiosa ECMA (European Chamber Music Academy).
Il Ravenna Festival ha sempre
rivolto attenzione al mondo del musical, forma popolare di teatro
musicale i cui esiti sono spesso confrontabili per qualità artistica con
l’opera lirica, e così, dopo West Side Story, Cats, Evita, Mamma
Mia, presenta il capolavoro di Richard O’Brien Rocky
Horror Show, che dal 1973 (anno del suo debutto) continua ad essere tra i
musical più rappresentati nel mondo e con una inesauribile schiera di fan che
si riperpetua di generazione in generazione, contagiata dal suo libertario
spirito trasgressivo che il tempo non pare scalfire.
Dal West End londinese
prende le mosse anche quello che è considerato il più importante ed innovativo
coreografo inglese, ovvero Matthew Bourne, con il quale il nostro festival ha
instaurato un felice rapporto di collaborazione, a partire da Swan
Lake. Bourne propone in prima italiana il suo The Car Man,
liberamente ispirato sia al capolavoro di Bizet che – assecondando la
dimensione cinefila del coreografo-regista – a Il postino suona sempre
due volte, film cult, in entrambe le sue versioni (1946 e 1981), del
romanzo noir di James M. Cain.
Il ricco programma del
festival comprende anche una miscellanea di altri appuntamenti di varia natura
ed in vari ambienti naturali e non, ma tutti di grande suggestione.
Ricerca tecnologica,
dialogo serrato tra i linguaggi dell’arte, attenzione al rapporto con
l’ambiente architettonico ed il territorio stanno alla base dell’approccio di
un inventore-performer (la parola ‘musicista’ è infatti riduttiva) come Pietro
Pirelli – compositore di musica elettronica che fa parte del Centro di musica
informatica AGON di Milano – che per lo spazio assolutamente unico di Trepponti
a Comacchio ha concepito una complessa installazione ‘site specific’
sonoro-luminosa interattiva, basata sui due elementi di luce ed acqua
(nell’Anno Internazionale della Luce). Nel titolo “Arpa di luce. Mirabil
uso” si rievocano i versi dedicati a Comacchio di un altro grande poeta
italiano come Torquato Tasso.
Ambientazione molto
particolare, anche per l’opera musicale Il Canto nell’Antro:
Concerto per Anguane, grotte e specchi d’acqua, ideata dalle musiciste
Simona Gatto e Marta Celli, che compongono il Duo Alarc’h e che
concluderà il trekking nel Parco della Vena del Gesso Romagnola. Leggende della
tradizione alpina narrano che le Anguane, eteree creature dai lunghi capelli,
abitassero in grotte presso torrenti e fiumi; e che in quei luoghi, grazie al
loro melodioso canto, attirassero gli uomini, come omeriche sirene, per ridurli
in schiavitù. Donne bellissime e selvatiche, un po’ ninfe e un po’ bisce
d’acqua, amavano la danza e il canto notturno, erano dotate di facoltà
profetiche ma, all’apparire dei cacciatori, fuggivano via trasformandosi in
cigno. E sono le Alarc’h, duo il cui nome è proprio “cigno” in
lingua bretone, a proporre questo viaggio musicale attraverso gli archetipi del
femminile, dove l’acqua, madre e matrigna, si unisce alla grotta in un
“regressus ad uterum”, simbolica discesa agli inferi, per giungere infine ad
una nuova nascita. Lo spettacolo, creazione originale per il Ravenna Festival,
vedrà le musiciste accompagnate da Fabio Mina ai flauti e dall’Ensemble d’archi
della Scuola di musica “Giuseppe Sarti” di Faenza in uno scenario naturale
d’eccezione: la cava della Marana.
Nell’evocazione di una
turrita Italia medioevale, che la tematica dantesca inevitabilmente sollecita,
non risulta affatto estraneaL’opera equestre che Giovanni Lindo
Ferretti propone, per l’ampia corte/aia antistante il settecentesco Palazzo
San Giacomo a Russi, con la sua Libera Compagnia di Uomini, Cavalli e Montagne,
intitolata Saga. Il Canto dei Canti. Si tratta, nelle parole di
Ferretti, di una “Partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e bordone”
che vede ‘in scena’ oltre allo stesso Giovanni Lindo Ferretti
(personaggio chiave e oltremodo carismatico della musica alternativa italiana a
partire dai primi anni ’80), un musicista (‘Signore delle musiche’) un
maniscalco (‘Signore dei cavalli’) e – soprattutto – venti cavalli e alcuni
cavalieri.
L’acqua ritorna come
sfondo, questa volta meno favoloso ma molto spesso tragico,
de Il Volo. La ballata dei picchettini, di Luigi Dadina,
Laura Gambi e Tahar Lamri, una co-produzione Ravenna Festival-Teatro
delle Albe. Il Volo è un nuovo, potente lavoro di teatro in musica
dove si alterna parola detta e parola rappata e si narrano
storie di lavoro all’interno delle navi all’attracco nel porto di Ravenna.
Storie tragiche (come quella della Mecnavi nel 1987 in cui persero la vita 13
persone) i cui protagonisti appartengono ad una umanità variegata e multietnica
a cui Il Volo intende dare una voce e un volto.
La XXVI edizione di
Ravenna Festival si concluderà con un evento straordinario per diverse quanto
singolari esclusive, che avrà come protagonista Riccardo Muti nel suo
unico appuntamento italiano del 2015 con l’opera, il Falstaff di Giuseppe
Verdi. Il grande capolavoro che chiude l’intera parabola creativa del
maestro di Busseto, sarà proposto nel fortunato allestimento ideato da Cristina
Mazzavillani Muti nell’ambito delle produzioni realizzate da Ravenna
Festival per il bicentenario verdiano – ora inserito nelle manifestazioni di
Expo 2015 – che ambienta l’opera nei luoghi verdiani La produzione di Falstaff coinciderà
con un altro evento unico di rilevanza internazionale, la nascita della
Riccardo Muti Italian Opera Academy promossa dalla RM Music.
Con questa iniziativa il
maestro Muti realizzerà per la prima volta un corso per direttori
d’orchestra, rispondendo non solo alle tante richieste ed agli auspici che da
tempo e da tutto il mondo lo sollecitavano a dedicarsi all’insegnamento della
direzione d’orchestra, ma portando a compimento un percorso di formazione dei
giovani musicisti, iniziato nel 2004 con la costituzione dell’Orchestra
Giovanile Luigi Cherubini, che oggi arriva ad includere tutte le
componenti alla base della realizzazione di un’opera, dall’orchestra ai
cantanti, dai maestri collaboratori al direttore d’orchestra.
Il frutto di questo
primo corso di formazione sarà presentato dallo stesso Riccardo Muti nel
concerto finale che i giovani direttori, selezionati da tutto il mondo per
prendere parte al corso, saranno chiamati a dirigere guidando l’Orchestra
Cherubini e i cantanti scelti dai laboratori di Ravenna Festival in un
programma interamente incentrato su Falstaff, materia ed argomento
della prima Accademia
DANTE A RAVENNA
Giuseppe Pennisi
L’edizione
2015 di Ravenna Festival sarà dedicata a Dante Alighieri, nei 750 anni dalla
nascita. Questa ricorrenza, già di per sé estremamente significativa, segnerà
di fatto l’incipit di un percorso, della durata di sette anni, con una
scansione biennale, che si concluderà nel 2021, VII Centenario della morte del
poeta avvenuta a Ravenna, che ne custodisce gelosamente le spoglie mortali e ne
coltiva amorevolmente l’immortale memoria. Tappe di questo percorso saranno
altrettanti lavori e progetti commissionati dal festival ad artisti che operano
nei diversi linguaggi della creazione contemporanea, assecondando la natura
multidisciplinare della manifestazione. Obiettivo principale è quello di
mettere in evidenza l’attualità vivificante dei capolavori danteschi, in
primis la Commedia, inesauribile ‘opera mondo’ in cui è forse
depositato anche il segreto della nostra modernità. Se spesso infatti ci si
limita a consegnare Dante alle pagine degli specialisti e degli studiosi che a
volte ne possono neutralizzare la valenza e la potente volontà rigeneratrice,
l’approccio che vogliamo adottare vede piuttosto Dante come poeta del futuro
e che nello stesso tempo diventa davvero “uno di noi”, che molto si avvicina al
Dante “everyman” ipotizzato da Ezra Pound.
È in questa prospettiva dunque
che il festival propone fin dal primo anno nuove creazioni e progetti artistici
innovativi che proiettino e declinino la Commedia nella contemporaneità,
come nel caso della Video-Opera L’amor che move il sole e l’altre stelle,
commissionata dal Ravenna Festival al compositore Adriano Guarnieri che si
cimenta con il Paradiso, o della Vita Nuova, una creazione
musicale che Nicola Piovani sta scrivendo sempre espressamente per il nostro
festival. Ed è proprio su questi due importanti episodi che prende l’avvio una
collaborazione ‘virtuosa’ che vede due tra i più importanti festival italiani –
Ravenna Festival ed il Festival dei Due Mondi di Spoleto – mettere in cantiere
importanti coproduzioni e collaborazioni, come la residenza condivisa tra la
città romagnola e quella umbra dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
La Video-Opera
L’amor che move il sole e l’altre stelle, attingendo alla terza cantica
della Commedia, riconfigura quasi un nuovo poema della luce (e
del suono vorticosamente proiettato a 360° gradi nello spazio d’ascolto)
potentemente immaginifico grazie all’uso strutturale del live electronics
di Tempo Reale e dell’immagine digitale affiancata alle tecniche più
sofisticate del light designing di Vincent Longuemare. Tecniche ed
équipe collaudate nei precedenti due ‘episodi’ di quella che si configura come
un’ideale trilogia – ovvero Pietra di Diaspro e Tenebræ – con la
visionaria regia di Cristina Mazzavillani Muti, assecondata dall’estro
inventivo dello scenografo Ezio Antonelli e dai video di Davide Broccoli.
L’opera, diretta da Pietro Borgonovo alla testa del Mdi Ensemble (giovane formazione
che nasce da una costola della “Cherubini”), nasce anche con la preziosa
collaborazione con il Teatro della Pergola di Firenze e verrà introdotta dalla
lettura di versi danteschi da parte di un grande attore come Gabriele Lavia.
Sempre nella dimensione del mixed media si muove la composizione Divina.com
di Daniele Lombardi, per orchestra e live electronics, giocato sulla
vocalità estrema di David Moss e che ripercorre sonoramente l’itinerario
tracciato dalle lapidi dantesche disseminate a Firenze. Un modo assolutamente
originale per ripercorrere alcune delle tappe fondamentali della vita del poeta
nella città da lui tanto amata-odiata, seguendone le tracce visibili di luoghi
e personaggi che appaiono nella concretezza di quelle lapidi incise e che
creano un anacronistico legame, un qui e ora di un mondo che da tanti
secoli non c’è più. Divina.com verrà eseguita dall’Orchestra Cherubini
diretta da Tonino Battista.
Multimediale,
ma soprattutto vertiginosamente global (in sintonia con il concetto di opera
mondo a cui si accennava), è le voyage intrapreso dall’artista
francese Ghislaine Avan, di cui il festival proporrà in prima assoluta l’esito
di un appassionato percorso pluriennale alla ricerca di Dante – presenza ubiqua
e spesso insospettabile – nei luoghi più vari e talvolta più sperduti e
improbabili della Terra, con il suo Le visage de la Comédie,
spettacolo-performance mixed media ma anche film vero e proprio, che
raccoglie centinaia di testimonianze (la Commedia letta dall’umanità),
raccolte in tutti gli angoli del globo, capaci di dare un volto, anzi una
miriade di volti all’universalità della poesia dantesca. Le musiche
“acusmatiche” sono di Alexandre Yterce.
Con Vita
Nuova il premio Oscar Nicola Piovani aderisce anch’egli perfettamente al
tema del festival ispirandosi alle molteplici declinazioni che l’Amore
assume in Dante, partendo inevitabilmente dall’amore per Beatrice (soggetto della
Vita Nuova). Daranno voce al lavoro – coprodotto con il Festival di
Spoleto e con il Festival “Armonie d’Arte” del Parco Scolacium (Borgia - CZ) -
l’attore Elio Germano (reduce dalla mirabile prova data ne Il giovane
favoloso, sempre per rimanere nell’ambito dei grandi poeti) e la soprano
Rosa Feola.
“La musica al tempo di Dante” costituirà
un’intera sezione del programma di Ravenna Festival con un intenso percorso
musicale che vedrà protagonisti ensemble specializzati nel repertorio medievale
accanto ai quali, dato l’indissolubile legame fra musica e testo poetico nel
XIII e XIV secolo, figureranno celebri attori e declamatori di versi. Oltre
all’ampia ricognizione nell’ambito della musica composta ed eseguita dai contemporanei
di Dante, troverà spazio il tema della musica all’interno degli stessi
capolavori danteschi.
Boccaccio
dice di Dante che “…sommamente si dilettò in suoni e in canti nella sua
giovinezza e a ciascuno che a que’ tempi era ottimo cantore o sonatore fu amico
e ebbe sua usanza…”, ma è dai riferimenti stessi contenuti nella Divina
Commedia che si evince quanto intenso dovesse essere il rapporto vissuto da
Dante con la musica e i musicisti del suo tempo. Il celebre incontro con
Casella nel secondo canto del Purgatorio, dove sarà il poeta a chiedere
all’amico musico di intonare un canto, “Amor che ne la mente mi ragiona”, su
versi dello stesso Dante, ci fa intendere quanto egli tenesse in considerazione
la musica, tanto che anche in quella dimensione ultraterrena, manteneva intatto
il suo potere di attrarre e consolare le anime.
Un
singolare progetto di ricerca è alla base del programma “La Musica della
Commedia” che l’Ensemble San Felice, diretto da Federico Bardazzi, presenterà
nella dantesca Basilica di San Francesco. Un’attenta analisi di tutte le parti
del testo della Commedia che presentano, o sottintendono, un qualche
riferimento alla musica, in collegamento coi codici fiorentini o redatti nelle
città dove Dante soggiornò – di epoca precedente la morte del poeta – ha
guidato Federico Bardazzi, affiancato da Suor Julia Bolton Holloway, docente di
Studi Medievali presso le Università di Berkeley e Boulde, ad individuare un
repertorio che spazia dal gregoriano di area fiorentina all’Ars Nova veneta,
dalla Lauda alle Cantigas di Santa Maria di Alfonso X (legato a Brunetto Latini
da relazioni politiche). L’excursus musicale, dall’Inferno al Paradiso,
viene accompagnato dalla lettura di testi e citazioni dantesche.
All’interno
della produzione delle Rime, che Dante continuerà a comporre durante
tutta la vita, le cosiddette Rime Petrose, databili tra il 1296 e il
1304, utilizzano uno stile volutamente crudo e poco armonioso che prelude a
quello della prima Cantica della Commedia. Questi versi e queste musiche del
disincanto e della malinconia – che adottano nuovi codici espressivi e
necessitano di tecnica ed esecutori capaci di arditi virtuosismi –
costituiranno il focus di “Più dura che petra”, che Ravenna Festival ha
commissionato all’ensemble di musica medievale LaReverdie con David Riondino
voce recitante.
“Ravenna
canta il suo Dante” invece vedrà protagoniste, sul palcoscenico del suo storico
teatro che, non a caso, la città ha voluto intitolare proprio al poeta
esiliato, due voci ravennati che alla lettura dei versi danteschi, in italiano
e non solo, hanno dedicato tanta attenzione e passione, Ivano Marescotti e
Franco Costantini. Alla loro recitazione si alterneranno le musiche e le danze
interpretate da La Rossignol, ensemble specializzato nella musica e nelle danze
medievali e rinascimentali.
Incroceranno
a vario titolo il tema dantesco del festival altri appuntamenti espressamente
pensati per la manifestazione ravennate, in grado di offrire pagine uniche di
rara bellezza che difficilmente si ha il privilegio di ascoltare. A Giovanni
Battista Lulli, illustre concittadino di Dante vissuto anch’egli lontano dalla
sua Firenze, sia pur in epoca assai successiva, verrà dedicato un concerto che
proporrà due sue composizioni, il Dies Irae e il Te Deum, in
prima esecuzione nella loro versione integrale con incluse alcune pagine
inedite. Conosciuto prevalentemente col nome naturalizzato francese di
Jean-Baptiste Lully per aver trascorso gran parte della sua vita in Francia –
dove giunse ragazzo e dove svolse la sua attività di musicista prevalentemente
alla corte del Re Sole – è anche noto per il tragico quanto bizzarro incidente
che gli provocò la morte per cancrena dopo essersi percosso violentemente un
piede col pesante bastone col quale batteva il tempo in una prova proprio del
suo Te Deum. “Lully, un fiorentino a Versailles” sarà diretto da Elena
Sartori alla guida dei suoi Melodi Cantores a Sant’Apollinare Nuovo.
Il
viaggio di un essere vivente agli inferi, viaggio da cui parte il percorso
ascetico di Dante, ha visto protagonisti nella mitologia classica – cui Dante è
strettamente legato tanto da aver scelto Virgilio come guida – figure come
Orfeo e Ulisse alle quali la musica del Sei/Settecento ha dedicato pagine
memorabili.
Non manca
lo spazio dedicato alla musica sinfonica che vedrà innanzitutto il ritorno di
Zubin Mehta assieme all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, con un
avvincente programma classico-romantico con musiche di Beethoven, Wagner e Cˇajkovskij, seguita dall’orchestra dei Münchner
Philharmoniker, diretta da Semyon Bichkov, in un programma che, oltre alla
Terza Sinfonia di Brahms, vedrà l’esecuzione di due capolavori del primo
Novecento francese come il Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra
(con uno straordinario solista come Jean-Yves Thibaudet) di Ravel e La mer di
Claude Debussy. Un’ulteriore possibilità di immergerci nel mondo dantesco ci
viene invece offerta dalla Budapest MAV Symphony Orchestra che assieme
all’Angelica Girls’ Choir, anch’esso proveniente dalla capitale ungherese,
eseguirà, diretta da Vittorio Bresciani, la grandiosa Dante-Symphonie di
Franz Liszt (una coproduzione con il Budapesti Tavaszi Fesztivál - Festival di
Primavera di Budapest), introdotta dalle letture dantesche per la voce di
Chiara Muti e accompagnata dalle potenti immagini di Gustave Dorè.
Riccardo
Muti, sempre sul podio della prediletta Orchestra Cherubini, sarà protagonista dell’ormai tradizionale concerto sulle “Vie
dell’Amicizia”, la cui meta non ci è qui ancora dato rivelare.
Uno
spazio del festival intende proporre figure ‘eroiche’ (come Bartók e Boulez,
appunto) di quella grande avventura che è stata ed è ancora quella che viene
denominata “musica moderna” (o “New Music”). L’intento è anche quello di
avvicinare un pubblico giovane a personaggi particolarmente visionari che hanno
rivoluzionato non solo la musica, ma la stessa cultura per come oggi la
concepiamo, il nostro immaginario sonoro, influenzando (per molti
insospettabilmente) anche l’evoluzione della musica rock ed elettronica dei
nostri giorni.
Il
primo episodio è rappresentato dall’integrale dell’opera per uno e due
pianoforti di Pierre Boulez, proposta da colui che ne è oggi il massimo interprete,
ovvero Pierre-Laurent Aimard assieme a Tamara Stefanovich, celebrando nel
contempo i 90 anni del più importante compositore francese vivente.
Ad
uno dei grandi del Novecento, Béla Bartók, è dedicato – nei 70 anni dalla
nascita – un articolato progetto che comprenderà l’integrale dei quartetti per
archi – vera summa compositiva del compositore ungherese – proposti in forma
quasi di ‘maratona’ da due giovani ma assai valenti quartetti della sua stessa
terra, l’Accord e il Kelemen (quest’ultimo si è infatti aggiudicato l’ultimo
Premio Paolo Borciani) ed altri capolavori come il Divertimento per archi
e le Danze popolari rumene proposti dalla Budapest Strings Orchestra.
Un
programma più classicamente rassicurante sarà invece quello offerto dal Pacific
Quartet Vienna, formazione anch’essa giovane e talentuosa che scaturisce dalla
prestigiosa ECMA (European Chamber Music Academy).
Il
Ravenna Festival ha sempre rivolto attenzione al mondo del musical,
forma popolare di teatro musicale i cui esiti sono spesso confrontabili per
qualità artistica con l’opera lirica, e così, dopo West Side Story, Cats,
Evita, Mamma Mia, presenta il capolavoro di Richard O’Brien Rocky
Horror Show, che dal 1973 (anno del suo debutto) continua ad essere tra i
musical più rappresentati nel mondo e con una inesauribile schiera di fan che
si riperpetua di generazione in generazione, contagiata dal suo libertario
spirito trasgressivo che il tempo non pare scalfire.
Dal
West End londinese prende le mosse anche quello che è considerato il più
importante ed innovativo coreografo inglese, ovvero Matthew Bourne, con il
quale il nostro festival ha instaurato un felice rapporto di collaborazione, a
partire da Swan Lake. Bourne propone in prima italiana il suo The Car
Man, liberamente ispirato sia al capolavoro di Bizet che – assecondando la
dimensione cinefila del coreografo-regista – a Il postino suona sempre due
volte, film cult, in entrambe le sue versioni (1946 e 1981), del romanzo
noir di James M. Cain.
Il
ricco programma del festival comprende anche una miscellanea di altri
appuntamenti di varia natura ed in vari ambienti naturali e non, ma tutti di
grande suggestione.
Ricerca
tecnologica, dialogo serrato tra i linguaggi dell’arte, attenzione al rapporto
con l’ambiente architettonico ed il territorio stanno alla base dell’approccio
di un inventore-performer (la parola ‘musicista’ è infatti riduttiva) come
Pietro Pirelli – compositore di musica elettronica che fa parte del Centro di
musica informatica AGON di Milano – che per lo spazio assolutamente unico di
Trepponti a Comacchio ha concepito una complessa installazione ‘site specific’
sonoro-luminosa interattiva, basata sui due elementi di luce ed acqua
(nell’Anno Internazionale della Luce). Nel titolo “Arpa di luce. Mirabil uso”
si rievocano i versi dedicati a Comacchio di un altro grande poeta italiano
come Torquato Tasso.
Ambientazione
molto particolare, anche per l’opera musicale Il Canto nell’Antro:
Concerto per Anguane, grotte e specchi d’acqua, ideata dalle musiciste Simona
Gatto e Marta Celli, che compongono il Duo Alarc’h e che concluderà il trekking
nel Parco della Vena del Gesso Romagnola. Leggende della tradizione alpina
narrano che le Anguane, eteree creature dai lunghi capelli, abitassero in grotte
presso torrenti e fiumi; e che in quei luoghi, grazie al loro melodioso canto,
attirassero gli uomini, come omeriche sirene, per ridurli in schiavitù. Donne
bellissime e selvatiche, un po’ ninfe e un po’ bisce d’acqua, amavano la danza
e il canto notturno, erano dotate di facoltà profetiche ma, all’apparire dei
cacciatori, fuggivano via trasformandosi in cigno. E sono le Alarc’h,
duo il cui nome è proprio “cigno” in lingua bretone, a proporre questo viaggio
musicale attraverso gli archetipi del femminile, dove l’acqua, madre e
matrigna, si unisce alla grotta in un “regressus ad uterum”, simbolica discesa
agli inferi, per giungere infine ad una nuova nascita. Lo spettacolo, creazione
originale per il Ravenna Festival, vedrà le musiciste accompagnate da Fabio
Mina ai flauti e dall’Ensemble d’archi della Scuola di musica “Giuseppe Sarti”
di Faenza in uno scenario naturale d’eccezione: la cava della Marana.
Nell’evocazione
di una turrita Italia medioevale, che la tematica dantesca inevitabilmente
sollecita, non risulta affatto estranea L’opera equestre che Giovanni
Lindo Ferretti propone, per l’ampia corte/aia antistante il settecentesco
Palazzo San Giacomo a Russi, con la sua Libera Compagnia di Uomini, Cavalli e
Montagne, intitolata Saga. Il Canto dei Canti. Si tratta, nelle parole
di Ferretti, di una “Partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e
bordone” che vede ‘in scena’ oltre allo stesso Giovanni Lindo Ferretti
(personaggio chiave e oltremodo carismatico della musica alternativa italiana a
partire dai primi anni ’80), un musicista (‘Signore delle musiche’) un
maniscalco (‘Signore dei cavalli’) e – soprattutto – venti cavalli e alcuni
cavalieri.
L’acqua
ritorna come sfondo, questa volta meno favoloso ma molto spesso tragico,
de Il Volo. La ballata dei picchettini, di Luigi Dadina, Laura Gambi e
Tahar Lamri, una co-produzione Ravenna Festival-Teatro delle Albe. Il Volo è
un nuovo, potente lavoro di teatro in musica dove si alterna parola detta e
parola rappata e si narrano storie di lavoro all’interno delle navi
all’attracco nel porto di Ravenna. Storie tragiche (come quella della Mecnavi
nel 1987 in cui persero la vita 13 persone) i cui protagonisti appartengono ad
una umanità variegata e multietnica a cui Il Volo intende dare una voce
e un volto.
La XXVI edizione di Ravenna
Festival si concluderà con un evento straordinario per diverse quanto singolari
esclusive, che avrà come protagonista Riccardo Muti nel suo unico appuntamento
italiano del 2015 con l’opera, il Falstaff di Giuseppe Verdi. Il grande
capolavoro che chiude l’intera parabola creativa del maestro di Busseto, sarà
proposto nel fortunato allestimento ideato da Cristina Mazzavillani Muti
nell’ambito delle produzioni realizzate da Ravenna Festival per il bicentenario
verdiano - ora inserito nelle manifestazioni di Expo 2015 - che ambienta
l’opera nei luoghi verdiani La produzione di Falstaff coinciderà con un
altro evento unico di rilevanza internazionale, la nascita della Riccardo Muti
Italian Opera Academy promossa dalla RM Music.
Con questa iniziativa il
maestro Muti realizzerà per la prima volta un corso per direttori d’orchestra,
rispondendo non solo alle tante richieste ed agli auspici che da tempo e da
tutto il mondo lo sollecitavano a dedicarsi all’insegnamento della direzione
d’orchestra, ma portando a compimento un percorso di formazione dei giovani
musicisti, iniziato nel 2004 con la costituzione dell’Orchestra Giovanile Luigi
Cherubini, che oggi arriva ad includere tutte le componenti alla base della
realizzazione di un’opera, dall’orchestra ai cantanti, dai maestri
collaboratori al direttore d’orchestra.
Il frutto di questo primo
corso di formazione sarà presentato dallo stesso Riccardo Muti nel concerto
finale che i giovani direttori, selezionati da tutto il mondo per prendere
parte al corso, saranno chiamati a dirigere guidando l’Orchestra Cherubini e i
cantanti scelti dai laboratori di Ravenna Festival in un programma interamente incentrato
su Falstaff, materia ed argomento della prima Accademia.
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