mercoledì 2 ottobre 2013

«Particolarità» americana che non può accadere in Italia in Avvenire 2 ottobre



«Particolarità» americana che non può accadere in Italia


DI GIUSEPPE PENNISI Per valutare se sia possibile, in via di diritto e di fatto, una “sospensione” in massa dei dipendenti pubblici italiani analo­ga a quella in corso negli Stati Uni­ti, occorre, in primo luogo, fare ri­ferimento alle profonde differenze nel processo di formazione del bi­lancio in un sistema parlamentare (come quello di quasi tutti gli Stati europei) e un sistema presidenzia­le (in particolare quello america­no).

In un sistema parlamentare, il prin­cipale atto di politica pubblica del governo (quale che ne sia il colore) è la presentazione al Parlamento di un documento sulle spese e sulle entrare negli esercizi finanziari futuri (in I­talia il documento – o­ra costituito dal Bilan­cio dello Stato con i suoi 7.000 capitoli e dalla Legge di stabilità con le misure per por­tare i saldi tra entrate e uscite in linea con gli obiettivi di politica economica); il Parlamento ha il compito di va­gliare, emendare, approvare o re­spingere entro tempi e un percor­so procedurale ben definiti. In Ita­lia, viene presentato formalmente un progetto di bilancio (e di politi­ca economica) triennale, ma quel­lo che conta davvero è il primo e­sercizio finanziario. Nel processo di approvazione, esprimono la lo­ro valutazione anche le autorità dell’Unione Europea.

In una democrazia parlamentare, il governo è espressione delle As­semblee legislative e di solito ne ri­specchia gli obiettivi. Una “sospensione” dei dipendenti potreb­be verificarsi unicamente nel caso di una crisi di liquidità a cui le istituzioni finanziarie (Banca centra­le in primo luogo) non volessero, o non potessero, porre anche un pur temporaneo riparo.

Negli Stati Uniti, invece, il Bilancio, e le pertinenti misure di politica e­conomica, si formano in Congres­so (Parlamento), specialmente nel­la Commissione Ways and Means (Mezzi e Misure, simile a Finanze e Tesoro in molte Assemblee legisla­tive europee). Viene approvato e in­viato al Presidente che ha facoltà di respingerlo, ma deve farlo pro­prio se in seconda lettura viene ap­provato da due terzi del Congresso. È sempre il Congresso ad autoriz­zare il “tetto” massimo di debito pubblico. Non è la prima volta che l’esecutivo americano si trova nel­la situazione di non poter spende­re perché per farlo dovrebbe sfora­re il “tetto” o perché a impedirlo ci sono differenze profonde di politi­ca economica con la Casa Bianca. Ciò avviene solo e sempre se ci so­no divergenze politiche molto profonde tra Congresso e Casa Bianca – due istituzioni che hanno legittimazioni elettorali molto dif­ferenti e si controllano a vicenda.

È successo 17 anni fa e anche altre volte nel passato. “Sospendere” 800.000 dipendenti, non erogare pensioni e non pagare i fornitori ha in passato condotto a un “compro­messo” nel giro di pochi giorni, por­tando a un ravvicinamento tra dif­ferenti visioni politiche.

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le differenze



Il loro sistema presidenziale «blinda» tempi e modi per il budget Nel nostro c’è invece più «flessibilità»

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