TASSE/ 5 consigli (e 200 miliardi) per non sbagliare la manovra
Pubblicazione: lunedì 14 ottobre 2013
Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni (Infophoto)
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NEWS Economia e Finanza
Domani, martedì 15 ottobre, il
Consiglio dei ministri dovrà esaminare e approvare il disegno di legge “di
stabilità” - in breve, il provvedimento un tempo chiamato “disegno di legge
finanziaria”, che, in base alle norme allora vigenti sul bilancio dello Stato,
si varava il 30 settembre di ogni anno. La data del 15 ottobre è parte delle
nuove procedure definite a livello europeo in modo che le norme principali di
economia e finanza di tutti gli Stati dell’Unione europea procedano
simultaneamente. Al pari della legge finanziaria di un tempo, la legge di
stabilità indica le misure di politica di bilancio (in gergo giornalistico, “la
manovra”) da adottarsi per raggiungere gli obiettivi. Le procedure del semestre
europeo fanno sì che le manovre vengano esaminate in parallelo dai Parlamenti
degli Stati dell’Unione. A partire da quella definita a metà ottobre 2013
(ossia domani) per l’esercizio finanziario 2014, la Commissione europea esprime
una valutazione sui documenti dei singoli Stati e il Consiglio dei ministri
economici e finanziari dell’Ue (l’Ecofin) esamina tali valutazioni. La finalità
è di giungere a manovre, ove non convergenti, compatibili le une con le altre.
Su quali possano essere i contenuti
del provvedimento molte informazioni sono trapelate nei giorni scorsi. E altre
ne usciranno nelle prossime ore man mano che si avvicina il Cdm. Non è questa
la sede per commentare singolarmente indiscrezioni che, come spesso accade,
possono essere smentite dal documento che uscirà dal Cdm per essere trasmetto
alla Commissione europea e al Parlamento. Alla vigilia della riunione che lo
definirà, occorre sottolineare alcuni aspetti salienti.
In primo luogo, da anni l’esecutivo
non è stato in una posizione così forte, appena reduce da un voto di fiducia
che gli ha dato una vasta maggioranza parlamentare e, soprattutto, sorretto da
partiti molto frammentati al loro interno; per il momento, i principali partiti
sembrano avere nel supporto al Governo la loro maggior ragion d’essere. È anche
un Governo che si è meritato la stima del resto dell’Ue. Quindi, è nella
posizione di avere coraggio e di mostrare i muscoli (chiedendo, se del caso,
deroghe).
In secondo luogo, quali che siano le
singole misure, la legge di stabilità deve avere come obiettivo principale la
crescita. Senza di essa ci si avviterà in un circolo vizioso sempre più grave.
Molti provvedimenti diretti alla crescita (primo tra tutti la riduzione del
cuneo fiscal-contributivo e la riduzione della pressione tributaria e
contributiva in senso lato) sono stati indicati. Naturalmente è essenziale che
essi abbiamo un’adeguata copertura finanziaria.
In terzo luogo, mentre ci si
arrabatta su questo o su quel capitolo di spesa e di entrate, pochi sollevano
il nodo dei “residui passivi” e delle “contabilità speciali” che hanno ripreso
a pullulare nei vari dicasteri (solo il Ministero dei beni e delle attività
culturali credo ne abbia più di 200). Il primo comma del disegno di legge di
stabilità dovrebbe almeno dimezzare, ove non azzerare, tutti i residui basati
su impegni contabili non adeguatamente collegati a obblighi contrattuali e
chiudere una volta per tutte le sempre misteriose “contabilità speciali”. Pare
che residui e contabilità speciali ammontino a circa 200 miliardi di euro; ne
basterebbe azzerare un quarto per disporre di 50 miliardi di euro per lo
sviluppo (riduzione del cuneo, investimenti pubblici ben valutati e ben
selezionati).
In quarto luogo, occorre mettere
mano a un programma di dismissioni per ridurre il peso del debito pubblico. La
fondazione Astrid ha presentato una vasta gamma di proposte. Gran parte di
queste sono state messe a confronto in un seminario Cnel i cui atti sono nel
sito web dell’organo. A esse si sono aggiunte in questi ultimi giorni buone
idee come quella della riconversione delle caserme non utilizzate in alloggi
(da cedere in proprietà) a giovani nuclei famigliari.
Occorre, soprattutto, una legge
snella senza una miriade di commi particolaristici per accontentare questo o
quell’interesse particolaristico (anche se spesso legittimo). È il nostro
biglietto da visita a Bruxelles e non può essere né un vestito di Arlecchino
pieno di toppe multicolori, né un albero di Natale dai cui rami pendono le decorazioni
più varie.
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