Alitalia, missione impossibile (o quasi)
16 - 10 -
2013Giuseppe Pennisi
Nessuno vuole essere un profeta
di sciagure. Occorre, però, ricordare che secondo Omero, Virgilio ed in
tempi più recenti, Berlioz, Cassandra aveva ragione. È iniziato il conto alla rovescia degli ultimi trenta giorni per un
estremo (e tutti si augurano definitivo) salvataggio di Alitalia o per
la sua liquidazione. Oppure per un suo drastico ridimensionamento
sino a diventare compagnia regionale (come un tempo era Air Inter in Francia)
del sistema Air-France-Klm; compagnia regionale destinata
essenzialmente al bacino mediterraneo (con una fortissima riduzione di rotte,
scali e personali).
È una “missione-che-sembra-impossibile“.
A mio avviso, non è stato errato tentarla: in caso contrario, in base alla
Legge Marzano l’erario avrebbe dovuto subito accantonare 500 milioni di euro in
garanzia e mettere a bilancio ammortizzatori sociali per 14mila persone tra
dipendenti della compagnia e dell’indotto. Compromettendo la definizione della
legge di stabilità.
Perché la missione abbia qualche
possibilità di successo, occorrono però altre misure. L’azionista totalitario
di Poste Italiane SpA, il Ministro dell’Economia e delle Finanze (MEF),
deve stabilire, con proprio decreto, che i quattro principali responsabili
dell’operazione a Poste Italiane siano responsabili con i loro patrimoni
personali dei 75 milioni di euro ove venissero versati per ricapitalizzare
Alitalia.
Il professore Roberto Perotti
della Bocconi ne ha tracciato un attento e dettagliato profilo (che nessuno ha
smentito): sono abituati a viaggiare nei “corridoi del potere” di partiti e
sindacati ma non hanno alcuna esperienza di trasporto aereo. Mettano la loro
capacità davvero alla prova con le risorse proprie non quelle del MEF, e quindi
degli italiani. Una misura del genere smonterebbe subito le accuse che
l’intervento di Poste sia un aiuto di Stato dato che quattro “trasportisti
di ventura” ci hanno messo faccia e portafoglio. E, quindi, sono pronti ad
investire anche prima che sia stato stilato un piano industriale, seguendo una
procedura che esattamente l’opposto di quanto fa un prudente padre di famiglia.
Se ciò avviene, i nuovi “patrons” di
Alitalia (con la “p” minuscola, come si usa dire in Francia) potranno davvero
negoziare da pari a pari con i francesi e gli olandesi e mettercela tutta per
evitare che il dimagrimento di Alitalia sia eccessivo e che gli aumenti di
produttività vengano articolati su un arco temporale realistico.
Il direttore generale di Poste
Italiane SpA ha fatto tutta la sua carriera alla CISL – i maldicenti
preferiscono dire “grazie alla CISL” -; dovrebbe essere quindi lieto di mettere
a disposizione parte di quanto risparmiato sul suo stipendio (si dice di
600mila euro l’anno) per evitare una disoccupazione di massa nel comparto a cui
ha dato tanto nella propria vita sindacale – e da cui tanto ha ricevuto.
Ragionamenti analoghi possono essere fatti per gli altri, e per lo stesso Massimo
Sarmi, ottimo corridore di fondo da sinistra a destra e da
destra a sinistra, ma soprattutto sempre grande servitore dei più alti
interessi della Nazione.
Suvvia! Alexandre de Juniac,
il Patron (con la “P” maiuscola) di AirFrance-Klm non si troverebbe a negoziare
con un Toto (chiamandolo Totò a causa dell’accento francese) o con un Colannino
père, “capitano coraggioso” e “patriota”, ma ammaccato da tante sventure e
ferite degli ultimi tre lustri, oppure ancora con un Colanninno fils (“le
petit”, preferiscono dire i francesi) inascoltato responsabile economico del PD
e neanche con dirigenti di banche che restano nell’intrapresa nella speranza
(sempre ultima Dea a cui rivolgersi) di non rimetterci altre penne.
Avrebbe di fronte chi rischia in
proprio, come D’Artagnan, Athos, Portos e Aramis – i quattro moschettieri di
Dumas Per i francesi ciò conta. Ed evita di fare la fine di Cyrano de
Bergerac.
Nessun commento:
Posta un commento