Scena
I Masnadieri a Parma ravviva
l'anno verdiano
di Giuseppe
Pennisi
Per il bicentenario della nascita di
Verdi, Parma festeggia in modo austero. Il Festival 2013 include numerosi
concerti ma due delle tre opere, Simon Boccanegra e Falstaff, sono riprese di
titoli visti di recente al Regio. È invece una nuova produzione I Masnadieri,
in scena fino al 27 ottobre.
Sarebbe dovuta arrivare la messa in scena di Gabriele Lavia, presentata al
San Carlo e a La Fenice. Pur se meno trucida della versione di Lavia, al Regio
la lettura del regista Leo Muscato mette a nudo il disfacimento interiore dei
protagonisti, sempre in bilico nel farsi percepire allo stesso tempo vittime e
carnefici. Le scene di Federica Parolini e i costumi di Silvia Aymonino situano
la vicenda in una cupa Germania e Boemia del Settecento come previsto nella
tragedia di Schiller, da cui Andrea Maffei trasse il libretto. È una cruenta
vicenda di lotte tra fratelli per l'amore (o solo il possesso) della stessa
donna e per l'eredità paterna. Nonostante I Masnadieri sia una delle rare opere
verdiane in cui c'è un certo afflato religioso, nel drammone non manca neanche
il femminicidio. Il giovane Francesco Ivan Ciampa tiene bene insieme orchestra
e cast di questo lavoro rigorosamente a numeri musicali chiusi (come nel
melodramma donizettiano) di un Verdi trentacinquenne. Buono il cast, dove
primeggiano Roberto Aronica, Arthur Rucinski e soprattutto Aurelia Florian, un
giovane soprano drammatico di coloratura romeno alle prese con un ruolo
impervio scritto su misura per Jenny Lind, che lo interpretò nel 1847 a Londra
(dove l'opera debuttò). È una promessa che val la pena tenere d'occhio.
(riproduzione riservata)
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