Europa, dalla Finlandia con furore: riscrivere Maastricht, please
14 - 10 -
2013Giuseppe Pennisi
“Prima o poi, il Trattato di
Maastricht va riscritto da capo a fondo”. Lo ha detto, rispondendo ad una
domanda, il primo ministro finlandese, Jyrki Katainen, al termine di un
incontro ad inviti organizzato dall’Istituto Affari Internazionali sul tema How
to Build a Fair and Thriving Europe (Come costruire un’Europa equa ed
in sviluppo).
Passeggiata romana
Katainen ha trascorso in visita ufficiale
nella capitale italiana il suo quarantaduesimo compleanno, godendosi una
magnifica ottobrata, tra un incontro ufficiale ed un altro, ma anche formulando
proposte pratiche su come risolvere i nodi in cui si sta avviluppando l’Unione
europea.
Il popolare grande coalizionista
Katainen è alla guida di una “grande
coalizione” in cui destra e sinistra stanno cercando di attuare le politiche
necessarie a ristrutturare l’economia del Paese e a renderla più competitiva;
ciò ha comportato una drastica riforma tributaria per ridurre il peso del fisco
sulle imprese e programmi di formazione/riconversione accelerata per i giovani,
soprattutto di coloro che hanno perso il lavoro in seguito alla crisi della
maggiore azienda del Paese.
Chi è
Katainen è stato Ministro delle
Finanze ed è presidente del Partito Popolare Europeo. A suo avviso, soltanto
imboccando una strada “pragmatica”, senza riferimenti ideologici a federalismo
od ad accordi meramente intergovernativi, l’Europa potrà uscire più forte dalla
crisi che la attanaglia.
Maastricht adieu
Formiche.net ha sottolineato il 20 settembre l’esigenza di riscrivere il Trattato di
Maastricht, magari tramite un protocollo interpretativo che si
limiti ad aggiornare il documento e non richieda formali ratifiche. Ciò è tanto
più necessario a ragione delle perplessità su alcuni cardini dell’unione
bancaria espresse dai consiglieri economici del Consiglio dei Ministri UE (documento
allegato)
Riscrittura morbida ma perfida
In effetti si sta riscrivendo il
Trattato di Maastricht pezzi e bocconi. E senza una chiara idea, per utilizzare
il linguaggio colloquiale, su dove si andrà a parare. Il negoziato, peraltro
altamente giuridico, riguarda come dare un’interpretazione estiva ad alcuni
articoli del Trattato di Maastricht (in particolare il 114) per potere affidare
compiti alla Bce in materia di resolution di crisi bancarie (ossia riassetto di
istituti) senza dovere emendare formalmente il Trattato, poiché – come è noto –
la Germania (non solo il Governo ancora in carica ma anche
verosimilmente la prossima legislatura) è contraria a un nuovo negoziato che
comporti ratifiche da parte dei parlamenti dell’eurozona (ed in alcuni casi
anche di referendum).
I passi della riscrittura
In effetti, l’opera di riscrittura
del Trattato è iniziata con il Protocollo Interpretativo del 2005, quando
l’inchiostro era ancora caldo sul testo ufficiale del documento, per
permetterne una lettura più lasca dato che gli “azionisti di maggioranza”
(Germania e Francia) travalicavano i parametri di stabilità, specialmente il
vincolo in base a cui l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni non
deve superare il 3% del Pil.
La crisi iniziata nel 2007 ha
portato, da un lato, al Fiscal Compact per rendere i freni più serrati (e più
cogenti) e, dall’altro, alla creazione, in varie forme, del Fondo Salva Stati
che è in chiara contraddizione con il Trattato e con la teoria mundelliana
dell’’area valutaria ottimale’ che dovrebbe essere alla base di qualsiasi
unione monetaria.
L’aggiornamento del Trattato
potrebbe essere elemento centrale del semestre luglio-dicembre 2014 quando
l’Italia presiede il Consiglio dei Ministri UE.
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