Teatro
L'opera di Sciarrino ambientata in Laguna coinvolge studenti di regia e costumi
Aspern arriva a Venezia
Sonorità
rarefatte, silenzi e un clima di mistero permeano il singspiel
di Giuseppe
Pennisi
La Fondazione La Fenice è il teatro
d'opera italiano con maggiore produttività e l'unico che alterna titoli di
repertorio con musica contemporanea. Nell'intimo Teatro Malibran è in scena
fino al 10 ottobre Aspern, singspiel in due atti di Salvatore Sciarrino su
libretto dello stesso compositore e del regista Giorgio Marini, tratto dal
racconto The Aspern papers (Il carteggio Aspern) di Henry James.
Un giovane studioso americano ha saputo che una vecchia signora sua
conterranea, abitante in laguna quasi in povertà, è in possesso di un carteggio
di inestimabile valore letterario, presumibilmente lettere d'amore ricevute 70
anni prima da Jeffrey Aspern (grande e noto poeta), di cui era all'epoca l'amante.
Tutto il racconto narra le peripezie della ricerca, le complicazioni
sentimentali che ne nascono, la squallida tragedia della donna quasi centenaria
e povera. Il finale è aperto o meglio ambiguo come in un thriller di Hitchcock,
con più misteri al termine del lavoro che all'inizio.
Il singspiel alla maniera
settecentesca alterna numeri in musica, e cantati, con parti parlate.
Naturalmente, l'ouverture, le arie, i parlati, i brani solo strumentali si
stemperano gli uni negli altri e, ovviamente, non sono più quelli di una volta,
in quanto intrisi di scrittura musicale novecentesca. La musica è tesa a fare
risultare l'ineffabile, il mistero.
Le sonorità sono rarefatte, interrotte da lunghi silenzi per creare il
clima che pervade il piccolo mondo decadente in una Venezia macera. Di effetto
il suono spettrale del timpano e le ossessioni ritmiche. La partitura di
Sciarrino è calligrafica e minimalista, densa però di rimandi e ammiccamenti a
Mozart, Verdi e a melodie veneziane di gondolieri del Settecento. Rappresentato
al Maggio Fiorentino dal 1978, Aspern è passato da numerosi teatri stranieri,
ma solo ora approda in quella Venezia dove ha luogo la vicenda.
Il lavoro richiede un piccolo
organico orchestrale (diretto da Mario Angius), un soprano di coloratura in
grado di svettare (Zuzana Marková) e di evocare frammenti di arie molto note al
pubblico (soprattutto da Le Nozze di Figaro), un attore (Francesco Gerardi in
più ruoli) e, per le parti minori studenti dell'Iuav (Istituto universitario
d'architettura di Venezia). Anche regia, scene, costumi e luci sono ideati
dagli studenti del Laboratorio di teatro musicale, sotto la guida dei tutor
Monique Arnaud per la regia, Margherita Palli per le scene, Gabriele Mayer e
Claudio Coloretti per i costumi. Anche se non particolarmente innovative, sono
funzionali allo spettacolo e rappresentano comunque un modo intelligente per
formare i giovani e avviarli alla professione.
Misurata ed essenziale la gestualità
sulla scena, così da evitare ogni connotazione realistica che sarebbe fuori
luogo in una rappresentazione sottilmente allusiva e permeata di simbolismo.
Ottocenteschi i costumi, generalmente di colore scuro, a parte il vistoso
vestito rosso indossato da Zuzana Marková, quando appare sulla scena. Piuttosto
tradizionale l'interpretazione degli attori. L'approdo di Aspern a Venezia
potrebbe essere l'inizio di un nuovo viaggio in teatri italiani, specialmente
in quelli che cercano teatro in musica a costi contenuti e tali da attirare
pubblico delle nuove generazioni. Obiettivi che molte fondazioni si pongono a
ragione di ristrettezze finanziarie che, realisticamente, sembrano destinate a
durare a lungo. (riproduzione riservata)
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