martedì 12 febbraio 2013

Cari Mingardi e Tremonti, vizi e virtù del mercato mi annoiano in Formiche del 12 febbraio



Cari Mingardi e Tremonti, vizi e virtù del mercato mi annoiano
12 - 02 - 2013Giuseppe Pennisi Cari Mingardi e Tremonti, vizi e virtù del mercato mi annoiano
Il direttore del pensatoio liberista Istituto Bruno Leoni (IBL), Alberto Mingardi, ha riassunto il succo del suo pensiero (spesso già proposto in quotidiani e periodici di cui è brillante collaboratore) in un saggio recente: L’intelligenza del denaro. Perché il mercato ha ragione anche quando ha torto” Marsilio Editori 2013 pp. 336 euro 21,00.
Il libro è stata recensito su Formiche.net del 5 febbraio. Questo intervento non vuole essere una contro-recensione, ma ha l’obiettivo di stimolare un dibattito in una fase in cui si sta concludendo una campagna elettorale e presto un governo dovrà predisporre un programma di politica economica.
Vorrei precisare che a differenza di Mingardi (che è uno studioso di  filosofia e di scienza della politica) sono un semplice economista che ha passato gran parte della vita a tentare di insegnare i rudimenti della “triste scienza” a generazioni di studenti.
Voglio aggiungere che le diatribe tra i vizi e le virtù del mercato – quale quelle cui dedica molto tempo e sforzo il fine tributarista Giulio Tremonti – mi annoiano: quando ero giovane, iniziava in Italia l’esperienza dei governi di centro-sinistra e tali dibattiti hanno inondato letteratura di ogni ordine e grado (dall’accademia più raffinata al “Radiocorriere”), creando, a chi ha vissuto quegli anni, una vera e propria insofferenza nei confronti dell’argomento. Tuttavia, il saggio di Mingardi è scritto in una prosa brillante, si legge bene ed è pieno di esempi di vita corrente oltre che basato su una buona, pur se essenziale, bibliografia.
Ciò che al lavoro di Mingardi manca – e quel che è più grave – al dibattito elettorale, gettando una luce piena di presagi inquietante non tanto sul lontano programma di governo, è una discussione sulla fragilità del libero mercato, una fragilità rivelatasi tanto più severa da quando si è via via passati da mercati chiusi nazionali, a mercati regionali (come quello europeo) a mercati internazionali (come quello del mondo ‘globalizzato’).
In effetti, perché il mercato svolga il suo ruolo di fornitore spedito ed efficace di informazioni su cui plasmare domanda ed offerta ci vogliono condizioni di parità dai partner, soprattutto sotto il profilo dell’informazione, raramente riscontrabili in mercati “nazionali” e ancora più raramente in quelli “regionali” e “internazionali”. Spesso i protezionismi e gli eccessi di regole sono tentativi per “rafforzare” il mercato renderlo meno fragile: sovente in questo come in altri campi le vie dell’Inferno sono pavimentate di buone intenzioni.
Tutto ciò – è ver o- si apprende nelle prime lezioni di qualsiasi corso di economia politica. Non è certo questa la sede per parlarne a proposito del saggio di Mingardi. In queste settimane, però, Formiche.net può prendere spunto dal libro per aprire un dibattito su come rafforzare il mercato, o curarne la fragilità, in alcuni comparti specifici.
Il primo che mi viene in mente è quello dell’informazione, sotto due profili: a) l’informazione essenziale per un adeguato funzionamento del mercato in generale e b) l’industria dell’informazione (in gravi difficoltà perché non riesce a metabolizzare il profondo cambiamento tecnologica e la perdita del monopolio della tecnologia di cui Europa e Usa han goduto per due secoli).
In Italia solo in poche università di insegna quella teoria economica dell’informazione che consentirebbe alla politica economica di mettere in atto incentivi “a basso potenziale” (nel lessico della professione) quali l’istruzione per migliorare la situazione generale del Paese, coniugandoli, di tanto in tanto, con “incentivi ad alto potenziale”  e “atti irreversibili” (quali l’euro), per migliorare il funzionamento del mercato in generale. I programmi elettorali brillano per il loro assordante silenzio. Cosa si può suggerire?
L’industria dell’informazione pare dibattersi in mezzo al guado una palude piena di risucchi. Cosa fare per agevolarne la transizione verso nuovo sponde (dato che è difficile concepire di tornare sulle vecchie)?
Cominciamo da queste due provocazioni che emergono dalla lettura del libro per mettere a confronto idee e progetti.

2 commenti:

Michel Del Buono ha detto...

Condivido pienamente la noia di Pennisi verso l'argomento generico delle virtu' e vizi del mercato. E sovvente una discussione tra politici che non capiscono cosa significa "mercato". Il mercato, quando funziona (informazione, verita' delle ipotesi necessarie al suo funzionamento) ha pochi difetti. I difetti si manifestano quando non ci sono le basi per far funzionare un mercato competitivo, cosa piu' frequente di quanto si pensasse... e per questo "insight" hanno dato un Nobel a Stglitz...

Michel Del Buono ha detto...

I mercati inperfetti, incompleti, inesistenti... rendono un sistema Walrasiano insolubile.. cioe' non esite soluzione.. al problema economico, quindi.. non si accreditano le virtu' del mercato...