LA VALCHIRIA/ Come si ascolta il capolavoro di Wagner?
mercoledì 20 febbraio 2013
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Il 21 febbraio approda a Palermo “La Valchiria ” di Richard Wagner, ‘prima giornata’ del ciclo ‘L’Anello del Nibelungo’ che, unico in Italia, il Teatro Massimo produce interamente (e da solo) nell’anno del bicentenario dalla nascita del compositore. Il ciclo è iniziato. con “L’Oro del Reno” il 22 gennaio. La regia è affidata a Graham Vick che già due volte ha messo in scena ‘L’Anello”: Questa terza edizione differisce profondamente dalla precedenti. Si ispira al teatro greco; a palcoscenico vuoto quaranta mini creano gli ambienti e hanno la funzione del coro. Anche questa volta le scene e i costumi sono di Richard Hudson, i movimenti mimici di Ron Howell e le luci di Giuseppe Di Iorio. Sul podio dell’Orchestra del Massimo il finlandese Pietari Inkinen. Fra interpreti vocali, ritroviamo Franz Hawlata come Wotan, Anna Maria Chiuri come Fricka e poi Lise Lindstrom nel ruolo della valchiria Brünnhilde e John Treleaven come Siegmund; Alexey Tanovitski è Hunding e Ausrine Stundyte è Sieglinde. Le otto valchirie sono: Brigitte Wohlfahrth (Gerhilde), Julia Borchet (Ortlinde), Nydia Palacios (Waltraute), Annette Jahns (Schwertleite), Nadine Weissbach (Helmwige), Kremena Dilcheva (Siegrune), Eva Vogel (Grimgerde), Manuela Bress (Roßweiße). Il “Ring”, interamente prodotto dal Teatro Massimo, ritornerà poi in scena in autunno con le ultime due opere, “Sigfrido” (19-30 ottobre) e “Crepuscolo degli Dei” (23 novembre-4 dicembre).Delle quattro opere che compongono “L’Anello del Nibelungo”, “ La Valchiria ”è quella più frequentemente rappresentata al di fuori dal resto del ciclo. Ci sono varie spiegazioni. In primo luogo, è relativamente compatta: tre atti, ciascuno di un’ora e venti minuti. Inoltre, mentre ne ‘L’Oro del Reno’ si era nel mondo degli Dei germanici e degli elementi primordiali: acqua, fuoco, giganti, nani, madre-terra, in ’La Valchiria’ siamo prevalentemente nel mondo degli uomini e delle donne e viene i raccontata una storia d’amore come nella tradizione operistica più antica. Anzi, si narrano molteplici storie d’amore sovrapposte : lo stupro di Sieglinde da parte di Hunding; la passione totalizzante di Siegmund e Sieglinde (che non sanno di essere fratello e sorella, commendo anche incesto oltre ne adulterio); l’ormai decotto rapporto coniugale tra Wotan e Fricka; l’amore paterno di Wotan per Siegmund, Sieglinde e soprattutto per Brunnhilde; l’amore filiale di Brunnhilde per Wotan; il rapporto tra Brunhilde, le sue sorelle e i suoi fratellastri. L’intreccio amoroso è frammisto a una complessa vicenda di potere: anche il potere è da sempre ingrediente essenziale della tradizione del teatro in musica. In terzo luogo, le vicende avvengono in scena (comprendendo sia slanci appassionati che duelli e battaglie) e non tramite racconti come nelle altre opere della tetralogia wagneriana. Infine, “ La Valchiria ” è ancorata per molti aspetti alla convenzione dell’opera romantica nella scrittura sia orchestrale sia vocale, con arie, duetti e concertati. Mancano soltanto i cori.
Tuttavia la scrittura comporta equilibri delicatissimi. Il sinfonismo è protagonista: l’orchestra ha un grande organico con flauti, oboi e clarinetti a quattro, fagotti a tre, otto corni di cui quattro alternati con le tube, quattro tromboni, basso tuba, sei arpe, timpani, percussioni e ben sessanta due archi. Questa massa strumentale permette la più ampia delle prospettive sonore, ma anche la più intimista, quasi cameristica. E’ una scrittura; solo dopo avere interrotto (per 12 anni) la composizione di ‘Sigfrido’, Wagner approderà, soprattutto con ‘Tristano ed Isotta’ alla musica cromatica, ponendo le basi a quello che sarà uno dei filoni più importanti del Novecento e le premesse alla stessa dodecafonia.
Sotto il profilo vocale, il declamato di varia tensione si accompagna a clamorose espressioni liriche (quali la scena di passione tra Siegmund e Sieglende al primo atto e lo struggente dialogo tra Brunnhilde e Wotan nel finale dell’opera). Siamo già nel musikdrama teorizzato da Wagner ma ci sono ancora forte collegamenti con alcuni aspetti dell’opera italiana (ad esempio, Spontini) e del romanticismo tedesco (ad esempio, Weber).
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