Bologna, un «Macbeth» in stile
giapponese
P
er la seconda volta in dieci anni, il Teatro Comunale di Bologna ambienta Macbeth di Giuseppe Verdi non nelle nebbie scozzesi (come nello spettacolo Svoboda-Brockhaus visto a Jesi e Genova) ma nel Medioevo giapponese: nel 2005 Micha von Hoecke utilizzò il Teatro come schema di riferimento; ora (in una coproduzione con il Municipal di San Paolo, a Bologna sino al 12 febbraio e poi all’estero), Bob Wilson trasporta le sue geometrie astratte e ritmiche nel Teatro Kabuki. Ci sono assonanze con il film Il trono di sangue di Kurosawa (tratto dalla stessa tragedia shakespeariana che appassionò Verdi) ma il dramma è tutto interiore: la rinuncia a un vero rapporto coniugale e ad avere figli per ottenere il potere.
Quindi, anche la battaglia finale nella foresta è sobria e stilizzata. Ancora più interessante della regia di Wilson è l’impostazione musicale voluta dal maestro concertatore Roberto Abbado e dal direttore artistico Nicola Sani: fare ascoltare (eliminando i 'ballabili' che Verdi fu, controvoglia, costretto a scrivere per soddisfare le prassi francesi) la versione che il compositore considerava «definitiva» – ossia quella del 1865 per adattare a Parigi un’opera concepita e messa in scena 12 anni prima per il Teatro alla Pergola di Firenze. Non un’interpolazione tra le tre versioni (1847 per Firenze, 1865 per Parigi, e 1874 per la Scala) come spesso viene offerto, ad esempio da Riccardo Muti.
Verdi aveva ragione a preferirla alle altre per il recitar cantando (poi ripreso in alcuni momenti di Falstaff ) e per le profonde sonorità orchestrali. Ne risulta una partitura incentrata su due anime tormentate che, assetate di potere, ricercano invano, nell’ultimo atto, il perdono.Vengono deenfatizzati quelli che nella seconda metà dell’800 vennero visti come orpelli risorgimentali (il coro degli scozzesi in esilio Patria oppressa) ed accentuata la solitudine di Macbeth e della sua Lady. Il terzo aspetto significativo è la presenza di Jennifer Larmore nel ruolo della protagonista (nella foto). Il mezzosoprano di Atlanta a 55 anni raggiunge tonalità gravi molto profonde ma sfoggia la coloratura che possiamo ascoltare in un’incisione del 1952 di Maria Callas diretta da Victor De Sabata. Macbeth e Banco sono Dario Solari e Riccardo Zanellato. Roberto De Biasio è Macduff.
Giuseppe Pennisi
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Bob Wilson trasporta l’opera di Verdi nel medioevo del Sol Levante. Convince la cantante americana Jennifer Larmore
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