OPERA/ A Roma splende "L'oro del Reno"
martedì 26 febbraio 2013
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OPERA/ A Roma splende "L'oro del Reno"
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Mentre la produzione de ‘L’Anello del Nibelungo’ a Palermo – si è
sino ad ora visto il ‘Prologo’ e ‘La Prima Giornata’, ossia le due prime opere
della tetralogia – suscita alcune perplessità sotto il profilo sia
drammaturgico sia musicale, ‘L’Oro del Reno’ in scena a Roma per tre sere (sino
al 27 febbraio) nella stagione concertistica dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, è da raccomandare senza esitazione per varie ragioni.
In primo luogo, la produzione (anche se in forma di concerto) è un
anticipo di quanto si vedrà al Festival di Bayreuth questa estate per celebrare
il bicentario della nascita di Wagner. Concerta il giovane siberiano Kirill
Petrenko, che nel 2010 entusiasmò il pubblico romano con la sua concertazione
di Stravinski e Šostakovi . A soli 27 anni Petrenko è balzato agli onori della
cronaca musicale per aver eseguito l’intera Tetralogia in quattro
serate consecutive con quattro differenti orchestre (una vera esibizione di
virtuosismo). Interpreti di rango sono impegnati in questa produzione
dell’Accademia come Wolfgang Koch (Wotan) Martin Tzonev (Donner) Endrik
Wottrich (Froh) Peter Galliard (Loge) Andreas Scheibner (Alberich) Kurt
Azesberger (Mime) Roman Astakhov (Fasolt) Dirk Aleschus (Fafner) Ulrike Helzel
(Fricka) Nina Bernsteiner (Freia) Andrea Bönig (Erda) Talia Or (Woglinde)
Dagmar Peckova (Wellgunde) Hermine Haselböck (Flosshilde). A Bayreuth,
l’allestimento scenico (sui cui contenuti vige il top secret) verrà
firmato da Frank Castorf, uno dei più apprezzati registi della Germania
federale. In questa settimane, i wagneriani italiani che hanno avuto un
riscontro negativo dalla biglietteria del Festival (la lista d’attesa per i
normali canali commerciali è di circa sette anni), si rivolgono o ad agenzie
specializzate (come ‘Sipario’ ed ‘Euridice’) per l’acquisto di un biglietto o
alle due associazioni in memoria del compositore che operano rispettivamente a
Milano ed a Venezia nella speranza che qualcuno rinunci al proprio posto. La
produzione romana del ‘Prologo’ della ‘tetralogia’ indica che ne vale la pena.
Se l’allestimento scenico non tradisce gli intenti dell’autori (ma Castorf non
ha mai presentato regie stravaganti o troppo trasgressive), quello del
bicentenario dalla nascita di Wagner segnerà un punto fermo nell’esecuzione del
lavoro.
Così come l’edizione del 1976 (centenario della prima rappresentazione della tetralogia nella piccola città della Baviera settentrionale), ancora ammirabile in DvD, rappresentò una svolta , imitata da molti registi e direttori d’orchestra per un trentennio, ma mai eguagliata.
Così come l’edizione del 1976 (centenario della prima rappresentazione della tetralogia nella piccola città della Baviera settentrionale), ancora ammirabile in DvD, rappresentò una svolta , imitata da molti registi e direttori d’orchestra per un trentennio, ma mai eguagliata.
In secondo luogo, l’esecuzione in forma di concerto, da un lato,
evita i numerosi trabocchetti di un’opera di due ore e mezzo in cui si spazia
dalle acque più profonde del Reno, alla Reggia degli Dei germanici, alle
viscere infernali della terra e, da un altro, permette di apprezzare a pieno il
valore ancor oggi innovativo della partitura. La formazione dell’orchestra è
come voluto da Wagner non ridotta, come ne ‘L’Anello Palermitano’. I tempi sono
quelli prescritti dal compositore non dilatati come nell’edizione in corso alla
Scala. Sin dalle 16 battute iniziali, si avverte che Kirill Petrenko (prescelto
per dirigere ‘L’Anello’ a Bayreuth per i prossimi quattro anni ed in procinto
di diventare, a 41 anni, Generalmusikdirektor della Staatsoper di Monaco di
Baviera – uno degli incarichi di maggior prestigio nel mondo della musica) dà
una lettura di grande spessore alla partiture. Altrove, in una testata tecnica,
ho scritto che eguaglia quella di Georg Solti per equilibrio tra vastità
spaziale e ricamo quasi cameristico dei momenti più lirici. L’orchestra
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha fornito una prova superlativa.
Circa vent’anni fa, la avevo ascoltata ne ‘L’Oro del Reno’ diretto da Giuseppe
Sinopoli- un’interpretazione filosofica molto differente da quella solare e
trascendente di Petrenko.
In terzo luogo, in questi ultimi anni ‘L’Anello ‘ è stato
presentato in versioni da ‘Guerre Stellari’ (Firenze-Valencia) , da ‘lotta di
classe’ (Scala-Berlino) , pura fiaba (Metropolitan). Al pari dell’edizione
presentata nel 2006-2010 a Aix en Provence e Salisburgo, con la regia di di
Stéphane Braunschweig e Sir Simon Rattle alla guida dei Berliner Philarmoniker
nella buca d’orchestra, questo ‘Oro del Reno’ ha una visione trascendente. Ci
ricorda che Wagner (nonostante i suoi peccatucci di soldi e di donne) era un
fervente luterano con venature buddiste negli ultimi anni, da giovane aveva
scritto e composto una cantata scenica sull’Ultima Cena e scritto un libretto
per un’opera su ‘Gesù di Nazareth’ mai messa in musica.
Ottimo il cast di questo splendente ‘Oro del Reno’.
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