martedì 26 agosto 2008

UNA SCOMMESSA SULLE PENSIONI CHE PUO’ AIUTARE L’ECONOMIA, Il Tempo del 21 agosto

Approvato il programma triennale di finanza pubblica, alla ripresa settembrina, Governo e parti sociali troveranno sulla loro scrivania un “dossier” diventato ancora una volta molto caldo: le pensioni. Da un lato, dinamiche di lungo periodo (specialmente l’invecchiamento) inducono ad un aggiornamento del sistema contributivo ed ad una revisione (al ribasso) dei “coefficienti di trasformazione” (i parametri in base ai quali il montante dei contributi versati viene “trasformato” in trattamenti previdenziali annuali): su questo punto concorda anche gran parte dell’opposizione (come dimostra il lavoro Arel “Flessibilità e sicurezza” appena pubblicato a cura di Salvatore Pirrone) . Da un altro, l’età mediana degli elettori (ossia quella attorno alla quale si addensa il numero più alto di votanti) è 46 anni e sta aumentando (raggiungerà i 55 anni nel 2040); è un’età in cui già si cominciano a contare gli anni della pensione ed il peso dell’assegno mensile. Da un altro ancora, l’incidenza della previdenza pubblica sul pil sta viaggiando verso il 15% del pil – ci superano, tra i Paesi Ocse solamente Grecia e Francia).In aggiunta, la stagnazione economica e la ripresa dell’inflazione stanno falcidiando i trattamenti dei pensionati nelle fasce più basse di reddito; in Germania è nato un partito dei pensionati, le cui fila si stanno ingrossando rapidamente, anche se il peso effettivo potrà essere valutato solamente alle elezioni in programma in autunno. Infine, le modifiche di calcolo per l’indicizzazione introdotte dal Governo Amato nel 1993 hanno fatto sì che le pensioni delle fasce più basse siano al di sotto della sussistenza; una proposta è stata delineata dal Ministro Sacconi a questo riguardo.
Gary Burtless del Centro di Analisi sulle Pensioni della Brookings Institution nota (nel CCR Working Paper 2008-6) che in tutti i Paesi industriali , mentre nel mezzo secolo successivo al termine della seconda guerra mondiale è diminuita gradualmente la partecipazione al mercato del lavoro (ed all’occupazione) degli ultra-60nni, adesso ha ripreso ad aumentare. Nei 21 Paesi analizzati, nel primo lustro del XXI secolo, il tasso di partecipazione di coloro tra i 60 ed i 64 anni ha recuperato un quarto di quanto perso nei 50 anni precedenti.
Ciò fornisce un’indicazione preziosa: incoraggiare le politiche per l’invecchiamento attivo, parte integrante sia del “Libro Verde” del 25 luglio del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali sia dello studio Arel citato in precedenza. E’ un terreno, dunque, sul quale si può trovare una larga intesa tra maggioranza e le componenti effettivamente riformiste dell’opposizione.
Il dilemma delle pensioni, dunque, può diventare un’opportunità di grande rilievo. Che può estendersi ad altri campi e settori e diventare la leva per un’efficace strategie di riassetto dell’economia e della società italiana.

Nessun commento: