Con la conversione in legge del decreto-legge del giugno scorso, il Parlamento ha definitivamente approvato il programma di finanza pubblica 2008-2011, nei cui binari dovranno stare le finanziarie dei prossimi anni. Dovranno, dunque, essere necessariamente finanziarie snelle poiché l’alveo è definito e c’è poco margine di manovra per la consueta contrattazione tra interessi specifici. Oggi il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, illustra al Consiglio dei Ministri la bozza di quella che verrà presentata al Parlamento in settembre.
Il decreto legge è stato ampiamente commentato sulla stampa ( e su L’Occidentale ) in tutti i suoi aspetti di merito. Sarebbe, dunque, pleonastico tornare su questi temi. Ci sono stati anche molti commenti sul metodo. La maggioranza ha difeso la strada scelta sottolineando l’urgenza di dare segnali positivi al mercato internazionale (in una fase particolarmente complicata) ed evidenziando la necessità di riparare al più presto danni (alla finanza pubblica) effettuati durante la XV legislatura. L’opposizione ha, invece, posto l’accento su come il percorso violi quelle che sono da decenni considerate prerogative del Parlamento.
A mio avviso, “il discorso sul metodo” è stato impostato su una corsia sbagliata. Le ragioni del nuovo “metodo” che si sta faticosamente affermando in Italia sono essenzialmente economiche: in un’economia internazionale fortemente integrata, ed in cui occorre prendere decisioni spedite, non si possono più applicare metodi, tecniche e procedure legislative concepite per economie relativamente chiuse e prima che la rivoluzione della tecnologia dell’informazione e della comunicazione abbattesse le distanze di spazio e di tempo. L’”ancien régime”, se persiste, porta ad una “révolution” sempre associata a danni per tutti.
Alcuni anni fa sollevava questo punto un’interessante raccolta di saggi, curata da Ernst Helmstdädter dell’Università della Wesphalia del Nord- un lavoro ovviamente di nicchia, la cui stessa traduzione in inglese è stata probabilmente letta da pochi specialisti. Di maggior rilievo il fatto che l’8 dicembre 2007 a Stoccolma, nelle lectiones magistralae in occasione del conferimento del Nobel per l’Economia, Eric Maskin, Loenid Hurwitz e Roger Myerson abbiamo affrontato il tema del “disegno dei meccanismi” per fare politica economica ponendo proprio al centro l’argomento di definire politiche effettivamente realizzabili. Sono tre saggi teorici, riprodotti nel numero speciale di maggio dell’American Economic Review. Possono essere utili a comprendere il sottostrato analitico del percorso riformistico necessariamente in atto. A livello professional-divulgativo è il tema di fondo del documento “Going for Growth 2008” pubblicato pochi mesi fa dall’Ocse e del seminario Ocse-Fmi del marzo scorso su “Structural Reform in Europe”.
Infatti, il metodo del decreto legge e delle finanziarie snelle ha un significato unicamente se viene inserito in un contesto più vasto e come primo passo verso altre riforme: a) ha ancora un senso avere tre distinti documenti di politica economica (il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, la Relazione Previsionale e Programmatica, la Relazione Generale sull’Economia del Paese)? ; b) hanno un significato i dibattiti sulla non emendabilità della finanziaria e della legge di bilancio? ; c) dato che il Ministero dell’Economia e delle Finanze-Ragioneria Generale dello Stato si è dotato di una struttura di analisi quantitative, non è giunto il momento di rendere la Pubblica Amministrazione italiana (come lo sono già quelle degli altri maggiori Paesi) autonoma dalle stime del “consensus” e da quelle del modello econometrico della Banca d’Italia? d) è o non è il caso di varare un programma analogo a quello della razionalizzazione delle scelte di bilancio attuato con un buon esito in Francia negli Anni 80 e 90?
Su questi argomenti si dovrebbe dibattere nei prossimi mesi. Più che su polemiche di parte. Si farebbe un servizio alla Nazione. Per questa ragione, invito collaboratori e lettori de L’Occidentale ad intervenire con idee e proposte.
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