Il 7 agosto si riunisce a Francoforte l’organo di governo della Banca centrale europea (Bce). E’ l’ultima sessione prima di ferie estive che si annunciano brevi ed agitate. Non soltanto la congiuntura economica è difficile in numerosi Paesi europei (l’Italia è tra quelli dove è più complicata, come documentato su L’Occidentale del 4 agosto) ma non si arresta l’aumento dei prezzi, specialmente dell’energia e dei generi alimentari e da oltre-atlantico giungono indicazioni secondo cui si sta avvicinando una seconda ondata di crisi finanziaria: dal “subprime” (mutuatari non esigibili) si sta passando ai “prime” (mutuatari esigibili sino a pochi mesi fa ma ora travolti dalla crisi economica ed in numerosi casi dalla perdita del posto di lavoro).
In questo quadro, il Fondo monetario ha effettuato una mossa quando mai inusuale: ha lanciato un monito generale alla Bce (perché non aumenti ulteriormente i tassi, quello di riferimento – pronti contro termine – è stato portato al 4,25% l’anno nella sessione del Consiglio Direttivo del 3 luglio) ed uno specifico all’Italia (perché tenga la barra dritta del programma triennale in via di approvazione da parte del Parlamento).
Come spiegare il pronunciamento del Fondo? A Washington si è davvero preoccupati che alla riunione Bce del 7 agosto abbiamo la buona i “falchi” e ritocchino all’insù il tasso di riferimento ancora di un quarto di punto percentuale. Da un lato, l’indice armonizzato dell’andamento dei prezzi al consumo è aumentato ad un tasso del 4,1% nell’ultimo anno – il doppio del saggio-obiettivo oltre il quale la Bce dovrebbe intervenire per riportarlo sotto al “tetto” (2% l’anno). Da un altro, nell’area dell’euro,i salari hanno ripreso a crescere ad un ritmo che il Fondo ritiene preoccupante: il 3,5% in Italia, il 4% in Spagna. In Germania nel settore dell’aviazione civile si preme per un aumento del 9,8%. Al tempo stesso, però, la produzione e l’export rallentano. Indicativo l’indicatore che riassume le previsioni dei manager incaricati d’acquisti nei maggiori comparti dell’industria e del commercio: come mostra il grafico, sta calando a picco nei principali Paesi dell’area dell’euro ed ha livelli che non toccava dal 2001. Secondo il Fondo, l’Europa è sull’argine di una recessione. Ed un aumento dei tassi potrebbe scatenarla.
All’origine del fenomeno c’è una cautela eccessiva da parte dei consumatori? Ciò si è verificato, di recente, già nel 2002; i timori ed i tremori del protrarsi della crisi finanziaria internazionale potrebbero acuirla. Sono soprattutto le imprese ad essere prudenti. Ed ancora di più le banche: lo dice a tutto tondo un documento di lavoro interno proprio del Fondo IMF Working Paper No. 08/93, completato la settimana scorsa ma consultabile su Internet. E sarebbero proprio le banche ad essere le prime colpite da un aumento dei tassi Bce.
E l’Italia? Sta ancora scontando i disastri alla finanza pubblica della passata legislatura. A Washington (e non solo) si teme una corsa alla diligenza quando la finanziaria arriverà in Parlamento. Quindi – si precisa alla 19sima strada della capitale Usa, dove il Fmi ha sede- l’avvertimento deve essere letto come un sostegno al Governo in generale ed al Ministro dell’Economia e delle Finanze in particolare.
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