Dopo il curioso “Equivoco Stravagante” (un’operina giovanile a carattere farsesco, con un libretto ed una partitura molto deboli in parte riscattati da un’astuta regia), il Rof ha preso il volo con un nuovo allestimento dell’edizione “napoletana”di “Maometto Secondo”. Fu un fiasco clamoroso al San Carlo nel 1820; modificando libretto e musica, Rossini lo rielaborò per Venezia (nel 1822) e per Parigi (nel 1826). Solo questa terza edizione ebbe una buona circolazione nell’Ottocento sino a quando nel 1985 a Pesaro ed nel 1986 a Parigi, è stata ripresa la versione “napoletana” del dramma in musica; ora questa versione è da molti considerata come il capolavoro assoluto del compositore.
Il lavoro ignora gran parte delle “convenzioni” operistiche dell’inizio dell’Ottocento ed approda quasi ad una struttura wagneriana (per durata, per sinfonismo orchestrale ed per utilizzazione di temi conduttori). E’ ripreso poco frequentemente a ragione delle terrificanti difficoltà vocali che richiede ai quattro protagonisti. L’intreccio riguarda la difesa, da parte dei veneziani, di Negroponte assediata dalle truppe di Maometto Secondo (innamorato della figlia del generale veneto che aveva incontrato anni prima, girando per l’Europa sotto mentite spoglie). Ha un significato più profondo: tratto da una tragedia di Voltaire, “Maometto ossia il Fanatismo”, mette in scena la scontro tra due mondi tra cui, quali che siano i sentimenti dei singoli individui, c’è un muro invalicabile.
Michael Hampe non ha ceduto alla facile tentazione di ambientare la vicenda ai giorni nostri – in Medio Oriente o nei Balcani. Utilizzando scene dipinte ispirate a vedutisti del Settecento e dell’Ottocento ed i sontuosi costumi di Chiara Donato, segue minuziosamente le indicazioni del libretto e cura la recitazione con grande attenzione. L’oro, il rosso, ed il nero dominano il visivo con uno stacco netto per il bianco dei costumi della protagonista (Anna Arisso, figlia del generale veneziano incaricato di rispondere all’assedio dei mussulmani). Hampe è agevolato da quattro cantanti – attori di grande livello nei ruoli principali: la giovanissima Marina Rebeka (una lettone appena ventenne che tiene la scena per circa tre ore con arie, duetti e terzetti difficilissimi- le si può rimproverare un’imperfetta dizione italiana), Daniela Barcellona nella parte “en travesti” del giovane comandante veneziano innamorato di Anna Arisso (ha une delle arie più difficile dell’intero repertorio rossiniano), Francesco Meli (nel ruolo del generale veneziano alla difesa di Negroponte) e Michele Pertusi (un Maometto diviso tra fanatismo bellico ed amore).
Discussa da alcuni la direzione musicale di Gustav Kuhn in quanto distante dalle maggiori edizioni discografiche di riferimento (affidate a Claudio Scimone) che prediligono una lettura cameristica. A mio avviso, serrando i tempi con una certa concitazione ma al tempo stesso lasciando spazio agli “a solo” di oboe e clarinetti, la concertazione di Kuhn è perfettamente in linea con la regia di Hampe. Il successo dello spettacolo (a Pesaro sino al 23 agosto) è suggellato dal fatto che un impresario giapponese lo porterà nei maggiori teatri giapponesi in autunno. Successivamente, entrerà in repertorio a Brema il cui teatro lo co-produce . Si rivedrà probabilmente in Italia nella stagione 2009-2010.
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